«L'Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali».
Nel caso libico non si tratta nemmeno di una controversia internazionale (fattispecie che non ci autorizza a bombardare), ma di una guerra civile interna. L’avvallo ai bombardamenti aerei viene da Napolitano: ''L'ulteriore impegno dell'Italia in Libia costituisce il naturale sviluppo della scelta compiuta dall'Italia a marzo, secondo la linea fissata nel Consiglio supremo di difesa da me presieduto e quindi confortata da ampio consenso in Parlamento''. Si è dimenticato di dirci se questa “linea fissata” da lui medesimo è nel pieno rispetto dell’art. 11 della Costituzione.
Abbiamo la scusa che sono stati gli Usa a chiedercelo. Un paese che pratica l’aggressione armata, il rapimento e la tortura sistematici: detenuti trasportati nel campo di prigionia di Guantanamo “in gabbie, imprigionati per anni senza alcuna formale incriminazioni, sulla base di prove quanto mai labili o estratte con maltrattamenti quando non con torture vere e proprie”. Secondo il Guardian “che ha scandagliato i documenti dopo averli ricevuti dal New York Times, Mohammed Sadiq, un contadino afghano all'epoca di 89 anni malato di demenza senile, e un ragazzino di 14 imprigionato dopo esser stato rapito e costretto ad arruolarsi in una banda talebana”.
Nessun commento:
Posta un commento