mercoledì 13 aprile 2011

Sarebbe stupido



Riporto integralmente tutta la parte finale di un breve articolo apparso su Il Sole 24ore dal titolo: «Viaggio a Fukushima, la "città dei fiori" che combatte con l'eredità di Chernobyl».

I due uffici turistici sono aperti e invitano ad apprezzare la "città dei fiori" e dell'"hanami" (i party primaverili sotto i fiori di ciliegio). I manifestini celebrano Fukushima anche come una città della frutta, in particolare per pesche, uva e fragole. Una delle impiegate ammette che di turisti se ne vedono proprio pochini.

Poi insiste a dire che lei e la gente del luogo non ha problemi a mangiare prodotti agricoli della zona. Al mercato delle verdure, però, ormai la maggioranza degli articoli esposti proviene dal profondo sud: Kyushu, Okinawa e persino Filippine. Resistono i cetrioli e i funghi made in Fukushima, mentre tra gli scaffali è tornato il latte "Fuku-chan" che sull'etichetta ha scritto il numero 3.6. Sarebbe stupido ironizzare (saranno bequerel o microsievert?) ma certi pensieri si affacciano. Anche per aver creato questi riflessi condizionati, il governatore della provincia, ieri, ha rifiutato di incontrare il direttore generale della Tepco, Shimizu. Su questa città peserà per molti anni, forse per sempre, lo stigma di un nome accostato a quello di Chernobyl. Per di più, un nome facile da ricordare per una assonanza. Quella con Hiroshima.

Già il titolo la dice lunga: Fukushima combatte con l’eredità di Chernobyl, un po’ come Norimberga combatte contro la cattiva fama per via del nazismo, o Napoli per via della camorra o dei rifiuti urbani e Firenze per i lavavetri. La “città dei fiori” sarebbe quindi preoccupata per le sorti del suo buon nome e del flusso turistico, non del fatto che si trova a breve distanza dalla omonima centrale nucleare e sottovento ad essa. Tanto è vero che i suoi prodi cittadini “non hanno problemi a mangiare prodotti agricoli della zona”, dalla qual cosa si comprende che le autorità locali e nazionali  hanno in grande considerazione la salute pubblica. E ci sono anche dei turisti, un "po' pochini", ma speriamo vada meglio con la buona stagione. “Sarebbe stupido ironizzare” su questi fatti, scrive l’articolista. Già, sarebbe almeno stupido prenderli sottogamba, non considerarli nella loro drammatica gravità, mostrare preoccupazione soprattutto per lo “stigma del nome” e non per il resto. E sarebbe altrettanto stupido aspettarci che certi “pensieri” non solo si “affaccino” ma che predominino, vista la situazione e il contesto. Insomma, non possiamo attenderci un atteggiamento dal giornale della Confindustria diverso da questa cartolina illustrata da Fukushima.

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