Il diciotto brumaio del cognato di Mubarak s’è protratto fin troppo e con ogni evidenza per colpa recidiva della “sinistra”. L’analisi che ne fa oggi Alberto Asor Rosa, almeno da questo punto di vista, non fa una grinza: «La domanda che innanzi tutto ponevo nel mio precedente articolo era: è vero o non è vero che esiste in Italia una situazione di rischio mortale per la democrazia ad opera del progetto politico e, se si vuole, anche della megalomania (ma questa è l'associazione che sempre si verifica in casi del genere) dell'attuale Presidente del Consiglio? Questo è il punto, questo è il punto, questo è il punto».
Egli insiste però nel chiedere risposte, urgenti, alla classe politica. Risposte che questa classe politica, che questo sistema, non può dare non solo per incapacità. Questi ex "comunisti" sono due volte rinnegati: una prima volta quando dichiarano di non essere mai stati comunisti ma di aver aderito al PCI per "scelta etica"; una seconda volta quando, venuta meno evidentemente la "scelta etica", si sono piegati ai grandi interesi della borghesia nazionale e internazionale permettendo il saccheggio del patrimonio pubblico, la riduzione drastica dei diritti del lavoro, la riduzione dei salari, i tagli e ritagli sociali, la guerra, eccetera eccetera.
A.R. non prende atto di tale condizione politica, anche se l'avverte in qualche modo, e anzi rilancia: «Ci si può accontentare del residuo, sempre più disperato gioco delle parti all'interno delle Camere? È possibile invece prevedere una consultazione preventiva e non necessariamente pre-elettorale di tutte le forze di opposizione - tutte le forze di opposizione - per una denuncia clamorosa di quanto sta accadendo?».
Le forze che dicono di opporsi a Berlusconi hanno dimostrato a dismisura, per ultimo nella lettera di Veltroni al Corriere, che non vi è alcuna decisa volontà di contrastare efficacemente Berlusconi. E questa volontà dovrebbe dimostrarsi anzitutto nella coesione (che non c’è) e proponendo un’alternativa credibile e non la solita minestrina riscaldata dei “ritocchini” qua e là, delle aggiustatine e delle “riforme” senza appetito e attente a non ledere, soprattutto, gli interessi di questo o quello. Se solo il dieci per cento di chi si astiene dal voto fosse convinto da idee serie di cambiamento, pur in senso riformista, la maggioranza al centro-sinistra non mancherebbe in caso di elezioni. Ma come fai a votare per i democristiani obbedienti al Vaticano, per i Rutelli e Binetti che fino all’altro giorno sedevano nel Pd, per i Veltroni o i D’Alema ossequenti alla Fiat e alla Nato? Ma vogliamo scherzare?
E allora ci teniamo Berlusconi fin che morte non ci separi? Tanto peggio e tanto meglio? Non è vero che ce ne possiamo fregare delle contraddizioni interne alla borghesia quando queste hanno così grande peso nella politica e per le nostre condizioni di vita. Così come è da suicidi affermare che non c’importa dell’attuale sistema istituzionale rispetto al tentativo autoritario berlusconiano, ormai protratto e in parte realizzato, di mandare a monte le cosiddette “regole democratiche”. Tutto questo sarebbe ragionevole se avessimo, ripeto, una prospettiva riformista almeno più seria. Non si chiede la luna, ma mancando anche questa labile prospettiva, la mia risposta, per quel che vale, l’ho già data alla fine di questo post.
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