domenica 3 aprile 2011

Il monopolio della parrhesìa



Sulla situazione libica e di Fukushima Daiichi ho scritto abbastanza, forse troppo e al solito con certo anticipo, ma chi si loda si sbroda e almeno di domenica bisogna stare attenti a non sporcarsi il vestitino. Allora passo ad altro, a un libro scritto bene e di alta divulgazione firmato dalla professoressa ed esperta bizantinista Silvia Ronchey. Il titolo non lascia dubbi sul fatto che si tratti di una biografia: Ipazia, edito da Rizzoli ormai da qualche mese ma che solo ora mi è capitato tra le mani.

Racconta la vicenda della nota intellettuale alessandrina, uccisa per mano dei parabolari del vescovo Cirillo, da un punto di vista “specialistico” seppure, come dicevo, con il pregio di un’ottima scrittura e chiarezza. L’Autrice, da par suo, si basa su fonti primarie e coeve ai fatti narrati, e sormonta il cliché dello scontro eminentemente tra cattolicesimo e paganesimo per dar spazio a un piano storico assai più complesso e che dà conto dell’aspra rivalità tra forze nuove ed élite tradizionali, di una lotta che si combatte nelle forme classiche della disputa religiosa ma funzionale anzitutto al primato politico e sociale, del prestigio. Insomma un’interpretazione non événementielle, quale invece è per esempio quella messa in scena dalla recente cinematografia.

Leggendolo mi ha colpito di trovare sì alcune citazioni che riguardano Peter Brown, lo storico inglese del Tardo Antico che dei rapporti tra sacro e profano è specialista di fama mondiale, ma non quella di un suo lavoro in particolare, tradotto anche in italiano: Potere e cristianesimo nella tarda antichità, pubblicato da Laterza nel 1995 ma uscito in inglese nel 1992. In quest’opera lo storico inglese tratta proprio in profondità e con originalità dei rapporti e dei contrasti tra il nuovo potere ecclesiastico e le élite pagane, quindi anche della vicenda di Ipazia. In sostanza è lo stesso punto di vista fatto proprio dalla Ronchey. Ed è anche quello di Gemma Beretta, pur con molto riguardo all’aspetto “femminista”, in un altro libro, pubblicato nel 1993, e dal titolo Ipazia d’Alessandria, il quale rappresenta la più dettagliata biografia edita in Italia, almeno fino a tempi recenti, cioè prima della ipaziomania.

Leggendo l’opera della Ronchey non mi pare di aver scorto salienti novità e originalità rispetto al lavoro del Brown; sui motivi per i quali ella non cita quest'opera dello studioso inglese rivolta ai rapporti tra potere e cristianesimo nell'età di Ipazia, ognuno, se crede, si faccia la propria opinione.

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