lunedì 20 settembre 2010

Cattivi bidelli



Questa sera ho assistito a una vera e propria azione di brigantaggio mediatico che si è avvalsa di un miserabile intellettuale che pretendendo di collocarsi in tutt’altra area politica persegue invero il medesimo obiettivo dei padroni e dei loro servi. Questo spudorato senza vergogna ha detto testualmente che “la ricchezza non viene più creata nelle fabbriche”, che “il plusvalore ha una origine nella società diffusa”, che trae origine anche dalla “borsa”.
L’ex “cattivo-maestro” di un marxismo riveduto e corretto, non è nuovo a simili tesi, anzi le ripropone ormai da più di un trentennio. Sostiene, in sostanza, che vivremmo attualmente in un’epoca storica di capitalismo avanzato laddove la legge del valore si sarebbe ormai estinta e il capitale perpetuerebbe il suo potere grazie al puro dominio del suo comando, cioè d’imperio.
Non voglio tediare con citazioni da Marx, mi limito ad osservare lo scopo oggettivo a cui si presta tale résumé delle teorie  negriane: rafforzare certi modelli ideologici e liquidare le ragioni stesse della lotta di classe.
A latere, il manager Fiat Sergio Marchionne, rispondendo ad una domanda circa la sproporzione tra il suo stipendio e i salari operai, ha detto livoroso: «Provate voi a fare la vita che faccio io». E se provasse lui a vivere per qualche mese da salariato?

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