Tutti i giornali sostengono che la signora Sakineh Mohammadi-Ashtiani è stata condannata a morte per il reato di adulterio. Scrive Repubblica: allarme per la donna condannata a morte per adulterio in Iran. E il Corriere: Roma si mobilita per salvare la vita a Sakineh, la donna iraniana di 43 anni condannata alla lapidazione per un supposto adulterio.
Però la donna iraniana non risulta ufficialmente condannata a morte per il reato di adulterio. Infatti la condanna – secondo la magistratura – è invece per complicità nell’omicidio del di lei marito, mentre quella di adulterio ha comportato una condanna a 99 frustrate (cento parevano eccessive agli aguzzini). Mi chiedo: perché non dire chiaramente le cose come stanno, perché non informare con correttezza?
Sia chiaro, la mobilitazione è doverosa, trattandosi oltretutto di una sentenza che, se eseguita, comporta una procedura omicida tra le più barbare. Per non dire che, anche solo sotto il profilo giuridico, c’è poco da fidarsi della magistratura di un paese teocratico quale l’Iran. Ma è legittimo il sospetto di strumentalizzazione da parte di alcuni per almeno due motivi: 1) vista la parzialità con cui i media presentano il caso; 2) considerato che i paesi del mondo dove si praticano tale condanne per simili reati sono molto numerosi.
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