domenica 5 settembre 2010

Padroni


Anche per questa domenica l’Eugenio nazionale ci offre le sue perle di saggezza. Scrive sulle contraddizioni in seno alla claque capitalistica: “La recessione e la crisi economica a w sono dunque scongiurate: parola di Bernanke e di Trichet”, anche se, osserva Scalfari, “appena quindici giorni fa sia Bernanke sia Trichet in pubbliche dichiarazioni avevano affermato esattamente il contrario”.
E allora che si fa? “Va da sé che il canone della competitività risiede soprattutto nella fine della lotta di classe e nell'accordo tra capitale e lavoro da realizzarsi azienda per azienda, contratto per contratto”. Esattamente le stesse cose che dice Confindustria da cent'anni in qua. Già, perché la lotta di classe l’hanno inventata gli operai e i salariati. Industriali e padroni sono invece persone ragionevoli e moderate. Non sfruttano nessuno e sono sempre pronti a riconoscere i diritti di chi lavora.
Scalfari chiede contratti “azienda per azienda”, cioè la cassazione dei contratti di lavoro collettivo. In tal modo i padroni, azienda per azienda, potranno dettare le loro condizioni, più e meglio di quanto già non avvenga [*]. Del resto, l’ha già detto più volte il nostro filosofo, bisogna adeguarsi ai “paesi virtuosi”.
Ho scritto domenica scorsa che Scalfari è uno dei sicofanti più pericolosi in circolazione, una voce “autorevole” del padronato, uno ritenuto di “sinistra” dai tanti imbecilli in circolazione. Aggiungo che quando se ne andrà nel paradiso dei padroni sarà sempre troppo tardi.


[*] «A luglio, lavorando sulla manovra con Angeletti, Sacconi, Marcegaglia e Bonanni, usavamo la formula “contratti alla tedesca”. Convinti allora, almeno io, che questo era il modello competitivo giusto. (…) Come ci racconta da un anno il governatore tedesco Axel Weber, lo straordinario successo della competitività tedesca si spiega così: la ricerca del miglior rapporto possibile tra capitale-lavoro, impresa per impresa» – Giulio Tremonti, 4 settembre 2010
 

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