lunedì 20 marzo 2023

Per il momento è solo un broncio

 

Ciò che non deve stupire è il fallimento di una banca. Un po’ dovrebbe sorprendere, anche in questi tempi pazzi, il fallimento di una grossa banca svizzera. Ma anche in tal caso la sorpresa è solo degli ingenui. Si sapeva da anni in quali cattive acque e in quali azzardi navigasse Credit Swiss.

Personalmente mi piacerebbe conoscere il nome degli italiani, sicuramente ve ne sono, che hanno sottoscritto le obbligazioni subordinate che ora sono state azzerate. In totale si tratta di 17 miliardi di dollari. Vero è che chi ha sottoscritto le AT1, con plusvalenze di circa il 7,5%, qualche domanda se la deve essere fatta al momento della firma.

Sebbene Credit Swiss fosse stata indebolita dalle perdite per decine di miliardi di dollari risultanti dal crollo di Archegos Capital e della società finanziaria Greensill, nonché dalla bassa redditività in alcune delle sue attività di investimento, il fattore scatenante delle sue attuali difficoltà è dovuto al rifiuto di Saudi National Bank, uno dei suoi sostenitori con il 10% delle sue azioni, di sottoscrivere altro capitale. Una furbata che si ritorce ora contro gli stessi azionisti sauditi che si ritrovano con un patrimonio dimezzato.

In un’azione di emergenza volta a cercare di evitare un tracollo del sistema finanziario europeo e mondiale, il governo svizzero, la Banca nazionale svizzera e l’autorità finanziaria del paese, la FINMA, hanno organizzato l’acquisizione della banca fallita a UBS (Unione Banche Svizzere, il vecchio acronimo), uno dei più grandi gruppi finanziari mondiali e anche dei più chiacchierati. UBS rileverà Credit Suisse per un costo di 3,25 miliardi di dollari.

In base all’accordo, perfezionato in una serie di riunioni durante il fine settimana, il governo svizzero fornirà più di 9 miliardi di dollari a UBS per coprire alcune delle perdite che potrebbe subire di conseguenza, e la banca centrale metterà a disposizione di UBS 100 miliardi di dollari per facilitarlo.

L’annuncio è arrivato dopo una serie di misure adottate la scorsa settimana, tra cui una fornitura di liquidità di 54 miliardi di dollari da parte della banca centrale per Credit Suisse, successivamente estesa a circa 100 miliardi. Misura che non è riuscita a fermare il flusso di denaro in uscita dalla banca (si dice almeno 10 miliardi al giorno la scorsa settimana).

Il Credit Suisse è da decenni una banca di importanza mondiale, operante in Europa, Asia e Stati Uniti. Alla fine del 2022 aveva un bilancio di circa 500 miliardi di dollari e 50.000 dipendenti in tutto il mondo, migliaia dei quali (forse 10.000) saranno licenziati a causa dell’acquisizione di USB.

Tuttavia ciò che deve destare attenzione è quanto accade e potrebbe accadere di là dell’Atlantico. La scorsa settimana, 11 grandi banche, guidate da JPMorgan Chase e dal suo CEO Jamie Dimon, con la collaborazione del segretario al Tesoro degli Stati Uniti, Janet Yellen, hanno deciso di depositare 30 miliardi di dollari a favore First Republic che ha, come già SVB, problemi a soddisfare i prelievi dei depositanti.

Si tratta di banche regionali americane, le quali svolgono un ruolo chiave sul mercato del credito statunitense. Infatti, come scrive il Financial Times citando un report di Goldman Sachs, le banche con meno di 250 miliardi di dollari di attività rappresentano circa il 50% dei prestiti commerciali e industriali statunitensi, il 60% dei prestiti immobiliari residenziali, l’80% dei prestiti immobiliari commerciali e il 45% dei prestiti al consumo. Questo dovrebbe essere un buon motivo perché questa settimana la Fed non alzi i tassi di interesse.

Che l’intero sistema non crolli, dipenderà, come sempre, dalla fiducia dei depositanti. I media svolgono un ruolo fondamentale per quanto riguarda questa fiducia, forse più ancora delle banche centrali, ma per loro natura i media sono portati all’eccezionalità, in tal caso a fomentare il panico. Siccome non sono liberi di scrivere quello che vogliono, tutto dipenderà dagli ordini che arriveranno dai “piani alti”.

Intanto i mercati asiatici e poi quelli europei stamane non si sono svegliati di buon umore. Per il momento è solo un broncio. Vedremo.

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