Ieri, siamo entrati in un negozio alimentari, abbiamo chiesto se fanno dei panini. Ne abbiamo acquistati tre con il salame (cinque fette tagliate con l’affettatrice per ogni panino). Mi hanno chiesto 18 euro, sei euro a panino. Se 23 anni fa mi avessero detto che per tre panini del genere avrei pagato fra vent’anni il corrispondente di quasi 36 mila lire, la prima domanda che avrei posto sarebbe stata questa: come potrà reggere l’economia italiana se si pagheranno salari medi corrispondenti a 10 milioni di lire il mese? Peccavo d’ingenuità.
La valuta è stata svincolata dalla deliberazione collettiva a favore di una Banca centrale europea indipendente dai governi eletti: i tecnocrati di Francoforte non sono responsabili se non in termini di tassi di inflazione e aggregati economici, che sono più docili dei vecchi popoli sovrani.
L’euro è parte integrante della storia della sinistra convertita al culto monetario (i social- liberali, come amano definirsi), che cercava di convincere che con la moneta unica europea si potesse garantire la prosperità, la pace e la giustizia sociale, quindi sostituire le ormai odiate “ideologie” e la proposta politica con l’automatismo economico. Anche il grande capitale fu molto contento di questa creazione di un grande vuoto di sovranità, dell’assenza di un potere pubblico che potesse opporsi ai poteri privati.
La costruzione europea diventa fine a sé stessa, i partiti che si proclamano di sinistra corrono davanti ai liberali, e anche le marginali forze più radicali in definitive si sono adeguate. Nel Trattato di Maastricht, che prevedeva la creazione dell’euro e della Banca centrale europea, e nei successivi s’insisterà ossessivamente per neutralizzare qualunque discrezionalità sovrana.
In Italia non fu indetto alcun referendum, e pochissimi alzarono paglia. Il potere sa quanto sia davvero pericoloso sottoporre le persone a cose di cui comunque non capiscono nulla: la politica monetaria, la politica di bilancio, eccetera. Meglio tenerle lontane dalle questioni che riguardano le conseguenze: come il calcolo dei punti di crescita, dell’inflazione, della percentuale di svalutazione dei salari, dei guadagni delle nostre esportazioni, eccetera. E sarà dura recuperare il diritto di discutere senza filtri e con rigore analitico di tutto ciò di cui ci è proibito discutere.
Il 1° gennaio 2002 l’euro entrò in circolazione in 11 paesi europei. L’iconografia delle banconote rivela il vuoto di una comunità monetaria senza identità politica: archi, portefinestre e ponti. Simboli astratti, disincarnati, senza sapore, senza storia o empatia. L’Unione europea, con la feticizzazione della sua moneta, si è dichiarata autosufficiente come potere di per sé. Iniziò così un periodo di letargo critico sulla questione della moneta unica e una lunga litania di “ce lo chiede l’Europa”.
La Germania ottenne uno stretto controllo dell’inflazione e una valuta forte per le sue esportazioni di fascia alta. Oggi, inflazione e crisi finanziaria stanno mandando tutto all’aria, con i tassi debitori italiani, greci, spagnoli, irlandesi e portoghesi che stanno aumentando vertiginosamente.
L’inflazione, con la svalutazione della moneta, significa taglio dei salari e della spesa pubblica. Ed eccoci ai miei tre panini con salame a 36 mila lire espressi in euro.
La storia monetaria del secolo XXI, specie per quanto riguarda l’Italia, potrebbe essere l’argomento di decine di libri. I tuoi panini ne dovrebbero essere l’apologo finale, seguito dalla lapidaria conclusione: come prenderselo in quel posto e essere felici.
RispondiEliminaL’euro ci ha portato al centro di una vicenda monetaria senza precedenti. Fino ad allora si era vista l’inflazione spinta dall’offerta, quella tirata dalla domanda, e poi quella indotta dalla spirale prezzi-salari. Nei primi anni del secolo si è vista invece l’inflazione indotta dall’insipienza aritmetica. Milioni di persone hanno incoscientemente puntato, come fosse un obiettivo piacevole, alla realizzazione dell’eguaglianza Euro = millelire, che era così tranquillizzante e facilitava i conti. E coloro che vi avevano interesse hanno operato alacremente perché questo obiettivo fosse raggiunto. Qui, sono stati potentemente coadiuvati da una istituzione di malaffare, chiamata ISTAT, sui cui metodi non mi soffermo, pur conoscendoli.
Non sono molto d’accordo su quello che hai scritto sulla Germania: nessuno desidera una moneta forte per facilitare le proprie esportazioni: semmai il contrario. Ma lo hanno ottenuto indirettamente, perché la maggior parte degli altri paesi europei ha sofferto della sopravvenuta incapacità di svalutare.
Poi c’è la storia dell’ultimo quindicennio, privo di inflazione fino all’anno scorso, con i banchieri centrali (non solo la svampita francese: anche il nostro bel tomo) che si affannavano a cercare di provocarla, senza ottenere altro che gonfiare la bolla speculativa dei mercati azionari.
La morale è che l’inflazione se ne fotte dei Draghi e delle Lagarde. Invece, se il prezzo dell’energia sale, allora è un altro discorso, come del resto nel 1973.
Forse non avere spiegkato bene, ja. Moneta forte comune che avvantaggia esportazioni di punta dedeske, ja.
EliminaNoi avere kapito, dedesken uber alles immer, italienisch co***onen, come sempre, almeno i panini erano buoni?
RispondiEliminaSalato
EliminaLA GUARDIA DI FINANZA SCOPRE 2 MILA
RispondiEliminaSCHIAVI NEI CANTIERI NAVALI DI VENEZIA.
SILENZIO OMERTOSO DEI SINDACATI
2 mila lavoratori(in maggioranza
stranieri)sfruttati nei cantieri navali di Venezia,
buste paga false, salari da fame, sfruttamento,
violazioni delle norme antinfortunistiche.
Indagati dirigenti, imprese e agenzie interinali
https://www.ildesk.it/attualita/venezia-blitz-gdf-individuati-2-mila-lavoratori-irregolari-e-sfruttati-nei-cantieri-navali/
RispondiEliminaSembra che su, nel profondo nord, non scherzino in quanto a sfruttamento del lavoro, e in specie quello della carne immigrata.