giovedì 2 marzo 2023

Il voto di Alice

 

L’enorme spesa per le abitazioni non riguarda solo i vivi. Nei cimiteri non c’è più posto per i morti, e a prezzi esorbitanti. È anche per questo motivo che sono in molti a scegliere di farsi cremare, cioè evaporare nelle proprie defunte carni e il resto, per “una imprecisata ragione”, viene “triturato da una macina”, privando i futuri antropologi del materiale di studio. Con circa 700 euro la partita è chiusa. È giusto e doveroso lasciar spazio ai sopravenienti per costruire supermercati e villette a schiera.

Una volta passato il cancello d’ingresso, i cimiteri sono luoghi in cui s’incontra una popolazione varia e vivace: passeggiatori che vengono come fossero vicini di casa, parenti di un residente locale, turisti e appassionati come me (le mie prime foto cimiteriali con una Voigtländer risalgono a quando avevo non più di 11 anni), perfino chi fa jogging lungo i viali. La vita dei cimiteri è un terreno fertile per la poesia.

Se si è del luogo, non si può non salutare un’amica o un parente anche a nome di tutti gli altri amici e parenti. Magari si tratta di uno che è morto in piena vecchiaia, oppure come quella mia zia che non ho conosciuto morta negli anni Trenta nella vana attesa degli antibiotici. Mi chino su una lapide di marmo annerito per leggere l’epitaffio tra i fiori di plastica. Poi mi sposto verso altri cadaveri sigillati. Morire? Preferisco crepare!

Gente che passa, e gatti tigrati, neri, uno grigio e uno bianco. È un bel mattino di cielo plumbeo che minaccia pioggia, un venticello gelido che sferza, così mi viene l’idea di sedermi su una panchina ai margini delle tombe, di gustarmi quel teatro all’aperto dove è rappresentata al meglio la definizione dell’esistenza.

C’è una donna assorta nel suo compito. La conosco: non molto alta, delicata nei gesti. Sembra a suo agio girovagare intorno a una tomba di marmo ocra dove sua madre riposa da dodici anni. E per dodici anni, ogni settimana, torna. Con il passare del tempo ha finito per prendersi cura di alcuni defunti sconosciuti lì nei pressi, consolando tombe trascurate troppo a lungo. La vedo attingere acqua da una vecchia fontana, spazzare il corridoio come si farebbe in una casa. Il suo secchio è pieno di foglie morte raccolte dalle lastre di pietra. Lei è la fata di quelle tombe, da lontano è una bambina che appare.

A due passi, a ridosso del muro di cinta, una piccola tomba, tra le poche “storiche” rimaste in questo cimitero. Tra vasi di coccio scheggiati, c’è un’Alice morta nel 1906 all’età di 3 anni e mezzo, adagiata in un letto di arabeschi arrugginiti da più di un secolo di cambiamenti climatici annunciati e smentiti. S’è persa due guerre mondiali e quasi una terza, il fascismo e la democrazia cristiana, per la quale forse avrebbe votato e rivotato. Anche nell’eventualità che Alice avesse superato le due guerre e votato per qualunque partito non sarebbe cambiato nulla lo stesso.

4 commenti:

  1. sirio59.mm@gmail.com2 marzo 2023 alle ore 10:21

    Mi hai fatto ricordare un camposanto fiabesco, a San Simon di Vallada, sovrastante la chiesetta affrescata da Paris Bordone, che infinite volte nel corso di molti anni mi piaceva visitare, al cui ingresso han posto una grande lapide con inciso l'epitaffio del poeta bellunese Valerio Da Pos che si chiude così: "...Morì pieno di debiti e fallito;
    fu matto finché visse; ora è guarito." Forse la parte meno ipocrita dell'essere ostinatamente pensante non fa che evocare, anziché eludere, l'idea della morte.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. è sempre un'emozione risentirti e un piacere saperti presente. la prossima estate, forse già in primavera, salendo a san martino poi faccio un salto a San Simon. conto di documentare. ciao

      Elimina
    2. sirio59.mm@gmail.com2 marzo 2023 alle ore 14:52

      Ti ringrazio, il piacere è anche mio. Prima di visitare il luogo ricorda di informarti presso la Pro loco competente in quali giorni potrai trovare la chiesetta aperta dato che, per ragioni di salvaguardia, non è sempre agibile. Ciao.

      Elimina