Qual è lo scopo della nostra specie? Questa è la domanda che si è posto Henry Kissinger.
Non certamente uno scopo teleologico (scusate la parolaccia), salvo quello della propria continuità, della vita in sé. Negli altri animali questo scopo è istintivo, meramente biologico, mentre negli esseri umani a questo istinto naturale si aggiunge la coscienza, prodotto della nostra storia. Per ciò che riguarda la nostra esistenza cosciente il tema degli scopi rientra nelle manifestazioni della vita reale, nel modo di vivere, nelle forme in cui produciamo e organizziamo la nostra vita. La nostra vita umana nasce dal lavoro e con il lavoro (*).
Giustamente Marx osservava che l’essere umano non è qualcosa di astratto che sia immanente all’individuo singolo. Nella sua realtà è l’insieme dei rapporti sociali. Pertanto la questione posta da Kissinger non è filosofica, ma sociale e politica.
Kissinger, nella sua intervista al Wall Street Journal, a riguardo dell’impiego della cosiddetta intelligenza artificiale usa toni quasi apocalittici. Il problema dell’impiego delle macchine, siano essere semplici o molto sofisticate, data da secoli per quanto attiene il loro uso capitalistico; l’impiego delle macchine per accrescere il dominio degli Stati nazione è ancora più antico.
Pertanto, il problema dell’impiego delle macchine, comprese quelle basate sulla cosiddetta AI, riguarda anche in tal caso i rapporti sociali tra le classi e i rapporti geopolitici tra gli Stati. Solo costruendo collettivamente nuovi rapporti sociali, con il superamento del capitalismo e degli Stati-nazione, anche questo problema potrà essere affrontato in una dimensione sociale e politica diversa dall’attuale. Solo così il potere (anche quello esplicato per mezzo delle macchine) potrà essere finalizzato ed animato dalla definizione consapevole degli scopi, rideterminando tutte le pratiche sociali.
Si tratta di un’alternativa epocale, non di robetta, di riforme e di aggiustamenti dell’esistente. Del resto il salto dalla preistoria delle società classiste a un socius davvero evoluto non può accontentarsi di una semplice metamorfosi delle forme politiche del dominio dell’uomo sull’uomo. Il fascino radicale di questa utopia concreta sta proprio nella sua sfrontata immodestia.
Diversamente, i pericoli adombrati da Kissinger, posti come possibilità, diventeranno realtà.
(*) Il lavoro per produrre informazione extragenetica, cioè strumenti di conoscenza indispensabili per finalizzare la propria attività trasformatrice del mondo circostante. Lavoro per trasmettere, comunicare sensazioni, conoscenze, comandi. Lavoro per sottomettere e controllare il proprio come l’altrui comportamento. Il lavoro è un’attività per eccellenza umana, attività per produrre strumenti di ogni tipo (anche il linguaggio è uno strumento, quello extragenetico è specificatamente umano, di assoluta eccellenza).
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