lunedì 19 settembre 2022

Per soddisfare la stupidità?

 

Nonostante le sanzioni occidentali, la Russia deve ancora affondare. La cosa è data per imminente da mesi. Perché l’economia russa non è crollata? Il primo punto da considerare è il fattore tempo: un’economia di quelle dimensioni non cade nel corso di una notte o di qualche mese.

Secondo: poiché il prezzo del gas è salito alle stelle e le esportazioni russe sono diminuite poco in quantità fino all’altro ieri, i ricavi dei prodotti energetici hanno superato il tetto negli ultimi mesi. Tuttavia, questi rappresentano quasi la metà delle entrate statali russe. Inoltre, dei 158 miliardi di euro guadagnati dal Paese di Turgenev e Gonarov tra il 24 febbraio e il 24 agosto, 85 miliardi – vale a dire più della metà – provengono dalla sola Ue, molto più avanti della Cina (35 miliardi di euro), che beneficia di un prezzo di favore.

Terzo: ovviamente l’economia russa ne risente, anche molto. Pertanto, mentre il paese produceva tre auto dalle sue fabbriche pochi mesi fa, oggi ne produce solo una. Per non parlare dell’approvvigionamento di certe merci, medicinali compresi. Poi l’esclusione di molte delle sue banche dal sistema bancario globale Swift che penalizza qualsiasi azienda abituata a esportare. È un Paese che non potrà evitare a sua volta una recessione.

E per questo, addio Vladimir? Doveva morire di cancro, oggi di polonio, domani cadendo da una torre del Cremlino, secondo il ça ira non del Carducci ma dei soliti imbecilli. E la guerra con gli USA/NATO in Ucraina? La guerra segue interessi economici e imperativi di egemonia, è il famoso “mezzo” più stupido del mondo ma funziona sempre.

L’estrazione del gas americano è finalmente remunerativa, si vende a prezzi altissimi e non teme ribassi, quello russo non arriva più, il dollaro si rafforza, l’inflazione europea non favorisce le nostre esportazioni. È evidente chi ci guadagna dopo aver istigato la guerra e ora vincendo la partita economica e geopolitica, e anche le monarchie medievali del Golfo si fregano le mani, così ogni sorta di speculatore, dal boscaiolo con il suo legname al fabbricante di armi.

L’Europa si è consapevolmente inflitta una recessione e non ha ancora ben compreso, almeno a livello di propaganda, che cosa succederà non solo nei prossimi mesi ma negli anni a venire, la dura realtà della crisi economica e lo sconquasso sociale. Chiusura di fabbriche e rallentamento della produzione, aumento della disoccupazione e delle sue conseguenze, ossia povertà e tragedie umane, il continuo declino del potere d’acquisto, tagli dei consumi e razionamento energetico, rischiano di scuotere seriamente il sistema.

Anche oceani d’irrequieta liquidità, montagne di debiti irrisolti, tassi bancari e spese previdenziali in aumento, così pure per altri oneri sociali, minor gettito fiscale, insomma una crisi combinata di fattori che se non si riuscirà a tenere a freno può sfuggire di mano e diventare simile se non peggio di molte altre del passato. E intanto la forbice reddituale continuerà a divaricarsi ancora, senza contare che bisognerà provvedere anche per chi è in uscita dal parlamento. Dopo il 25 settembre avremo un quadro più chiaro, anzi più fosco.

Vogliono continuare a mandare armi e dunque far durare la guerra, e ciò anche a soddisfazione della stupidità di chi non vede l’ora di cantar vittoria. Facciano pure, ma mi sembra molto azzardato contare sul fatto che il conflitto possa aver termine per abbandono della Russia, prostrata dalle sanzioni e dai costi della guerra. Non solo l’élite russa, ma i russi in generale sanno che in caso di resa il loro paese andrebbe in pezzi per sempre. E anche la Cina, checché se ne dica a sproposito, non ha interesse che ciò accada.

Non resta che la trattativa, ma per arrivarci molte cose dovranno cambiare. Anche a Kiev. 

4 commenti:

  1. Non resta che la trattativa, dici. E sarà certamente così, se entriamo in quelle faccende belliche. Però, dal mio punto di vista, un altra via di uscita ci sarebbe: dare alla guerra fra questi due paesi che scrivono in cirillico lo stesso interesse che diamo a quella yemenita, a quella di Armenia, a quella dell'Afghanistan, a quella siriana, a quella dell'Iraq, e così via, risalendo nel tempo (ma neanche tanto): Sudan, Kurdistan, Ruanda, Congo, Birmania, Sri Lanka, Uiguri, eccetera eccetera eccetera. Anche lì servono o servivano trattative? Mi sa di sì, ma ce ne siamo sempre allegramente sbattuti. Qualcuno si sente colpevole? Non certo Ursula.

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    1. devi tener conto dell'influenza esercitata dalle caregivers ucraìne

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  2. Sarà una guerra di lunga durata, e verrà considerata l'inizio ufficiale della 3' guerra mondiale.

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