Non ho analisi sofisticate e battute divertenti da condividere sull’esito del voto. Se vi piace questo tipo d’esercizio non c’è che l’imbarazzo della scelta nella schiuma dei social, per esempio nel blog di un neologo che definisce “assenteisti del seggio” quelli che, dopo decenni per cui si doveva essere sempre disponibili a dare il voto a qualcuno, hanno deciso di non farsi prendere per il culo per l’ennesima volta (*).
C’è anche chi considera gli astenuti dal voto come degli “alienati”, oppure sono ricondotti a un problema di scarsa cultura, di apatia e di marginalità socio-politica (i votanti invece sono tutte persone acculturate e ben integrate), tutto sommato una componente sociale non meritevole di vera attenzione, con ciò nascondendo che il fenomeno, nel suo incrementarsi, ha indubbie connotazioni politiche, ossia è compiuto da cittadini consapevoli che, con questo atto intenzionale, esprimono la loro opinione.
Solo in tre regioni s’è raggiunto appena il 70 per cento dei votanti. A Napoli gli astenuti sono aumentati di 15 punti percentuali rispetto al 2018, nella virtuosa Milano l’aumento degli “assenteisti del seggio” è stato di circa 5 punti, circa 10 punti a Torino, 7 punti esatti a Genova (qui i votanti sono in perfetta media nazionale). In Puglia, dove una coalizione Pd-5S avrebbe vinto in tutti i collegi uninominali, gli astenuti sono in ogni provincia oltre il 40 per cento. In Sardegna gli astenuti sono mediamente quasi il 50%, mentre in Sicilia la media è di circa il 40%.
Invece di chiedersi semplicemente perché gli elettori votanti abbiano scelto un partito invece che un altro, forse è tempo di chiedersi seriamente e senza ipocrisie, senza facili e inutili sarcasmi, perché in soli 16 anni gli astenuti sono aumentati di 20 punti percentuali, perché quasi 20 milioni di cittadini o non si recano alle urne o votano scheda bianca (queste ultime nel 2018 sono stati oltre un milione nel territorio nazionale) oppure la annullano intenzionalmente.
(*) Breve digressione esemplificativa. La lega ha promesso per decenni, stando al governo complessivamente per dei lustri, l’autonomia regionale. A fronte della promessa non mantenuta, non deve sorprendere che l’elettore leghista si astenga dal voto oppure lo dia a un’altra lista. Potrà sembrare paradossale che egli preferisca dare il suo voto a un partito centralista, tuttavia bisogna considerare che l’elettore leghista, specie se veneto, non darà mai il suo voto a un partito anche molto vagamente di sinistra, qualunque cosa egli intenda alludere con questo termine (posso garantire che nutre idiosincrasia anche per il rosa pallido). Inoltre, a quello stesso elettore è particolarmente inviso che il reddito di cittadinanza sia appannaggio prevalentemente dei “terroni”. Ecco perché l’ex elettore leghista non si presenta al seggio oppure opta per i fascisti 4.0, che quel reddito di cittadinanza hanno promesso di abolire. La realtà storico-sociale è più complessa della logica lineare.
https://www.officinadeisaperi.it/eventi/una-donna-sola-al-comando-da-schegge-taglienti/
RispondiEliminaNiente, neanche l'astensione + voti nulli al 40% li smuove. Per quelli è sempre tutto bene madama la marchesa.
RispondiEliminaPietro
apparentemente, mancano milioni di voti all'appello
EliminaSe si considera il numero dei votanti, le percentuali che danno un' idea corretta e realistica della rappresentatività dei partiti rispetto all'intero corpo elettorale sono, poco meno o poco più, queste:
RispondiElimina-Fratelli d'Italia 16%
-Lega 5,6%
-Forza Italia 5,10%
-PD 12,5%
-Verdi e sinistra 2,30%
-Cinque stelle 9,50%
-Terzo polo 4,90%.
Per quanto riguarda la composizione sociale di chi si è rifiutato di recarsi al seggio, tenendo presente le passate elezioni, il nucleo degli astensionisti si trova ormai stabilmente nelle grandi città, nei quartieri più poveri e tra i salariati.
Votano ancora pensionati, piccola borghesia (quella che rimane e che non si è proletarizzata), dipendenti statali e ceti abbienti.
Insomma, chi in genere ha il culo parato. Faccio notare che moltissimi tra quelli che adesso parlano di "resistenza"al nuovo governo che si andrà a formare, sono gli stessi che in 2 anni di manicomio pandemico e tessera verde, inquadravano immediatamente come fascisti tutti coloro i quali provavano ad avanzare riserve e obiezioni sul modo delirante di gestire la situazione e d'imporre chiusure e provvedimenti ridicoli e dannosi. Cervelli all'ammasso.
Naturalmente, in materia di comportamenti elettorali, la tentazione di criticare chi si comporta in modo diverso da noi è quasi irresistibile. Suppongo però che si debba resistere, salvo casi estremi (per esempio, qualcuno che vota Di Maio). Io resisto.
RispondiEliminaCertamente, esiste la futilità, che non è commendevole. Per esempio, calcolare le percentuali dei partiti facendo cento il totale degli aventi diritto al voto,