Tra le cose più vomitevoli che si sono potute ascoltare in questi giorni a riguardo di Elisabetta II, si sentiva dire che fosse “una di noi” e “la nonna di tutti”. Cazzo, avercela una nonna con il suo patrimonio. Un solo esempio: la tenuta del Ducato di Lancaster, con un patrimonio netto di 651 milioni di sterline nell’anno finanziario 2021-22 e 24 milioni di utili netti. Include 70 miglia quadrate di terreno agricolo, 10 castelli, un aeroporto privato e proprietà immobiliari di prim’ordine a Londra.
Elisabetta era a capo di una famiglia di miliardari e ha vissuto una vita di ricchezza favolosa e privilegi immeritati. Ha concluso il suo regno al castello di Balmoral, sua residenza privata da 140 milioni di sterline, e poco importava alla “nonna” che oltre 14 milioni di suoi “sudditi”, inclusi 4 milioni di bambini, vivano in povertà.
Tutto ciò che lei, la sua famiglia e i suoi parenti possiedono è dovuto a secoli di rapine e saccheggi da parte dei suoi antenati. Inoltre, la maggior parte di questa sbalorditiva ricchezza è protetta dalla tassazione (quella sulle successioni è al 40%, quella italiana al 4%). La fonte più cospicua di entrate della famiglia reale inglese fa capo al fondo Crown Estate.
Storicamente, le proprietà della Crown Estate erano amministrate dal monarca regnante per aiutare a finanziare l’attività di governo del paese. Nel 1760, Giorgio III cedette all’erario il controllo delle entrate della Tenuta, sollevandolo dall’onere del pagamento delle spese del servizio civile, della difesa, del debito pubblico e dei propri debiti personali. In cambio, ha ricevuto una sovvenzione annuale nota come Lista Civile.
Dall’aprile 2012, ai sensi del Sovereign Grant Act 2011, la Civil List è stata abolita e al monarca è stata fornita una fonte stabile di entrate indicizzata a una percentuale del reddito netto annuale della Crown Estate, attualmente fissata al 25%.
Il Crown estate, un portafoglio finanziario di proprietà della Corona britannica, anche se questo non dà il diritto al monarca, per esempio, di poterlo vendere. Le proprietà e attività economiche afferenti al Crown estate sono semplicemente gigantesche, direi mostruose (*).
Solo un cenno: nel vasto portafoglio di proprietà è inclusa gran parte del centro di Londra, comprese due intere strade principali, Regents Street e St James Street, e Kensington Palace Gardens. Circa 116.145 ettari di terreni agricoli e foreste. Enormi ricchezze minerarie: sabbia, ghiaia, calcare, granito, laterizio, ardesia e pietre dimensionali da 34 località.
La Crown Estate possiede tutti i fondali marini del Regno Unito fino al limite di 12 miglia nautiche (22 km), bene che è diventato sempre più redditizio dal boom petrolifero del Mare del Nord e, più recentemente, dalle aste di lotti per parchi eolici offshore. 750 siti di piscicoltura e accordi con operatori di cavi e condutture per il gas e anidride carbonica fino a 200 miglia nautiche dalla costa. Eccetera.
Oltre al Sovereign grant, il monarca ha altre due principali fonti di entrate, per coprire per lo più le proprie spese private.
Il cosiddetto Privy purse (“Borsello privato”), che è finanziato con le proprietà del Ducato di Lancaster, il cui possesso è in mano al monarca. Gli asset del Privy purse sono divisi in quattro categorie e riguardando principalmente proprietà finanziarie, agricole, commerciali e residenziali, che secondo i dati presenti sul sito ufficiale del Ducato, a marzo 2019 avevano un valore complessivo di 549 milioni di sterline (oltre 643 milioni di euro), generando utili netti per 21,7 milioni di sterline (circa 25 milioni di euro di allora).
Poi ci sono i guadagni privati che il monarca realizza ogni anno da altri investimenti e dalle sue proprietà private, come la residenza di Sandringham e il Balmoral Castle. Su queste entrate non sono disponibili dati. Da aggiungere che il principe di Galles (ora Andrea) è titolare di un altro fondo, quello di proprietà del Ducato di Cornovaglia. Qualche dato: 52.600 ettari di terra, comprese le isole Scilly, gran parte di Dartmoor e 260 fattorie, 92 milioni di sterline di investimenti finanziari. Secondo i dati del sito ufficiale, il Ducato di Cornovaglia ha proprietà per un valore di circa 763 milioni di sterline, che generano profitti intorno ai 20 milioni di sterline (circa 23 milioni di euro).
In buona sostanza, il monarca britannico e di conseguenza una parte della famiglia reale, ha tre fonti di entrate: il Sovereign grant, il Privy purse e i guadagni privati, per un valore che si avvicina ai 100 milioni di euro. Insomma non hanno problemi di “quarta settimana”, per quanto una cospicua parte delle loro entrate sia destinata a spese di mantenimento delle loro innumerevoli residenze e relativo personale di servizio.
Oltre a quanto descritto e a molto altro, la Royal Collection, parte di essa di proprietà del monarca, riguarda oltre un milione di oggetti, tra cui 7.000 dipinti, 500.000 stampe e 30.000 disegni per la maggior parte di grandi maestri, ciò che rappresenta la più grande collezione d’arte privata del mondo. La sola collezione filatelica reale, per dire, ha un valore di 100 milioni di sterline mentre i gioielli della corona, la Royal Collection, ha un valore stimato di 10 miliardi di sterline.
Una curiosità per gli appassionati di queste cose: nel 2019, in base al rapporto finanziario ufficiale del Principe del Galles, a papà Carlo il finanziamento delle attività di Harry e del fratello William (mogli e figli compresi) è costato oltre 5 milioni di sterline (oltre 5,8 milioni di euro). Se la passano niente male.
(*) Il bilancio finanziario della famiglia reale, nel 2019, ha potuto contare su risorse complessive per un valore di 82,2 milioni di sterline (oltre 96 milioni di euro), una cifra pari al 25 per cento degli utili netti prodotti nei due anni precedenti dal Crown estate (328,8 milioni di sterline). L’eccedenza della Crown Estate per l’anno finanziario 2019-20 è stata pari a 345,0 milioni, producendo così un Core Sovereign Grant di 51,8 milioni di sterline per il 2021-22.
La spesa ufficiale soddisfatta dalla Sovereign Grant totale nel 2021-22 è stata di 102,4 milioni di sterline (2020-21: 87,5 milioni) con un aumento di 14,9 milioni (17%) rispetto all’anno precedente. La spesa per il mantenimento delle proprietà di 63,9 milioni (2020-21: 49,5 milioni) includeva 47,8 milioni di spese per il mantenimento di Buckingham Palace (2020-21: 31,6 milioni di sterline).
Nel 2019, le spese ufficiali provenienti dal Sovereign grant avevano avuto un valore complessivo pari a 67 milioni di sterline (quasi 78,5 milioni di euro). Tra queste, 23,2 milioni spesi per pagare gli stipendi, 37,8 milioni per costi di manutenzione dei vari palazzi reali (tra cui St. James’ Palace e Windsor Castle) e 4,6 milioni per i viaggi.
I soldi non spesi non ritornano al governo, ma vengono accantonati in un fondo di riserva (Sovereign grant reserve) che al 31 marzo 2019 ammontava a 44,4 milioni di sterline (circa 52 milioni di euro). Tuttavia nel 2021-22 c’è stato un disavanzo di 16,1milioni di sterline.
La Sovereign Grant per il 2022-‘23 è invariata a 86,3 milioni di sterline (Core 51,8 milioni e 34,5 milioni per spese di “Reservicing of Buckingham Palace”).
Post di una goduria impagabile.
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