sabato 3 settembre 2022

Sarà compreso meglio nei prossimi mesi


Il tasso d’inflazione nella zona euro ha raggiunto il 9,1% ad agosto, ma è prevedibile che presto raggiungerà la doppia cifra. Anche l’inflazione “core” (senza energia, alimentari e tabacchi) nella zona euro ha superato il 4% (4,3). Un valore doppio rispetto all’obiettivo della Bce, e ciò la obbligherà ad alzare i tassi d’interesse quando si riunirà la prossima settimana (un aumento di 75 punti base sembra il minimo, ma sarà solo l’inizio).

Le cose non vanno meglio nel Regno Unito, dove l’inflazione si attesta al 12% e salirà ancora di molto entro la fine dell’anno. Come già dicevo il mese scorso, mi aspetto sul piano sociale succedano cose molto interessanti da quelle parti, e me ne dà motivo la tanta voglia della leadership inglese di provocare guerra da qualche parte.

L’inasprimento della politica monetaria non farà che accelerare le tendenze recessive senza abbassare i prezzi. Ciò avviene in linea con l’agenda concordata dai banchieri centrali nel loro incontro a Jackson Hole di pochi giorni fa.

In Estonia l’inflazione ha raggiunto il 25 per cento, con nove paesi che registrano livelli a due cifre, tra cui Lituania e Lettonia dove supera il 20 per cento. In Polonia, in un anno l’inflazione è passata dal 5,22 a quasi il 17%. Bisogna tener conto di questi dati e della situazione sociale interna quando sale la febbre bellica da quelle parti.

L’Europa sta andando dritta verso la recessione (non basterà alla Germania importare a certi prezzi il gas liquido dagli Usa: quante sciocchezze leggo in giro). L’unica domanda è: quanto sarà grave? Paradossalmente un indicatore dello stato dell’economia globale è il calo, per ora contenuto, dei prezzi del petrolio.

L’industria italiana (e tutto ciò che le gira intorno) entrerà in “caduta libera”, prevedono gli analisti di JP Morgan Chase. A una recessione che può assumere forme brutali, si accompagnerà inevitabilmente una crisi finanziaria a causa dell’alto livello di debito pubblico. Tutto ciò nel quadro di prezzi di cibo, gas, combustibili, elettricità e carburanti già alti ma che stanno per esplodere a livelli inimmaginabili solo a gennaio scorso.

Ciò non sembra preoccupare seriamente i cosiddetti leader italiani, i quali si stanno disputando i seggi elettorali a colpi di puerilità infantili e demenzialità mediatiche. Votare non paga, ma non votare non basta. Questo sarà compreso meglio nei prossimi mesi, così come diventa più comune e diffusa la convinzione che la guerra per procura contro la Russia in Ucraina risponda a ben altri motivi che quelli adotti dalla propaganda. 

4 commenti:

  1. Tutto secondo I programmi di Washington dunque. Ricordiamoci il "fuck the Europe" della signora di cui ora non mi sovviene il nome.
    Ma gli States, per quanto questa guerra per procura faccia il loro sporco gioco, e per come la loro situazione sociale è messa, non dovrebbero implodere?

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  2. https://bit.ly/3TCaHsN

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  3. E va bene, Olympe, non ne facciamo, come al solito, una tragedia. Vuol dire che la prossima bottiglia di Chateau d'Yquem invece di 500 euro la pagherò 545,50.
    Il primo bicchiere sarà comunque sempre per te :)

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