sabato 24 settembre 2022

Bisogna dare atto a Mario Draghi

 

L’Italia denota una fragilità demografica strutturale che pare non interessare seriamente e concretamente nessun partito. Ogni anno è battuto un nuovo record negativo di natalità con 385.000 nascite previste nel 2022, contro le 399.000 dello scorso anno. Dal 2015 si perdono ogni anno tra 100.000 e 175.000 abitanti. Il 45% delle donne tra i 18 ei 49 anni non ha figli. Se questa tendenza continua, la popolazione crollerà entro la fine del secolo a circa 30/40 milioni di abitanti.

Un terzo di questa popolazione ha già più di 65 anni, laddove sono i nostri ultimi scampoli di vita a costare di più alle casse pubbliche, anche se in genere non sono gli anni più felici.

A rendere la situazione demografica ancora più drammatica sono i dati dell’emigrazione, di cui nessuno si occupa perché la cosa non porta voti. Tuttavia dal 2008 oltre due milioni di giovani, molto spesso laureati, sono andati a lavorare e vivere all’estero. Non possiamo dare loro torto, sotto ogni punto di vista.

Se non si farà nulla, e niente depone a favore di un’inversione di marcia, non solo per esempio gli anestesisti e altri specialisti diventeranno una rarità (lo sono già!), con tutte le conseguenze del caso, ma anche il Pil crollerà e il nostro stato sociale e il nostro sistema pensionistico saranno insostenibili (lo sono già per via del debito pubblico, la forte evasione fiscale e contributiva). Forse confidiamo troppo sui giovani russi che arriveranno da noi per non essere arruolati in patria.

Diventeremo un Paese povero, nel senso che anche per cause demografiche ciò che resta dell’attuale marmaglia dorata che affolla i seggi elettorali e i musei tenderà a impoverirsi progressivamente e il nostro mercato interno si restringerà sempre più. Tutto ciò al netto di quanto si sta prefigurando per altre ragioni, tipo la guerra e l’effetto delle sanzioni al contrario, e la famosa transizione ecologica (qualcosa mi dice che dovremmo scegliere tra ecologia ed economia, alla faccia dell’equazione di Kaya).

Bisogna dare atto a Mario Draghi di aver almeno citato, nel suo discorso d’insediamento, la questione del “crollo della natalità tra i problemi più grave del Paese e un’emergenza assoluta”. Enunciare i problemi non costa nulla, e nemmeno i buoni propositi di affrontarli. Né lui, né altri suoi predecessori, hanno fatto nulla di concreto per affrontare la questione.

Per il momento vi è un assegno mensile, che va dai 50 ai 175 euro per figlio a seconda del reddito familiare, dai sette mesi di gravidanza fino al compimento dei 21 anni. Si deve comunque tener presente che l’importo massimo è corrisposto con un ISEE inferiore a 15mila euro, e in tal caso le “detrazioni e assegni familiari per i figli di età inferiore ai 21 anni non saranno più presenti sui cedolini di stipendio dei lavoratori dipendenti e di pensione dal mese di marzo 2022”. Famiglie di veri Paperoni.

È quasi una presa in giro per i genitori che lavorano pagati poco più di mille euro il mese, e comunque troppo poco e troppo tardi per invertire una tendenza di fondo.

C’è chi è convinto (non sono solo discorsi di maschi che sanno convincere le donne che un figlio è la cosa migliore che gli possa capitare), che tale situazione è la diretta conseguenza dell’accesso delle giovani donne all’istruzione e alla contraccezione, i cui effetti si rafforzano a vicenda: più libri una ragazza legge, meno desidera avere figli, perché preferisce rileggere Kant piuttosto che cambiare i pannolini.

Invece di pagare salari decorosi, garantire tutele e carriere lavorative meno sbrindellate, assegni familiari adeguati, asili con rette che non dissanguino, si prospetta come soluzione il ricorso all’immigrazione massiccia. Anche in tal caso servirebbero, dicono, in media almeno 370.000 nuovi ingressi l’anno, il che è ovviamente insostenibile dal punto di vista politico e anche sociale.

Tutte cose che quei disgraziati che a turno si danno il cambio sui palchi e nei salotti elettorali sanno bene (o dovrebbero), ma trovano più facile ed elettoralmente pagante concionare di patria e famiglia cristiana, di blocchi all’immigrazione, o di diritti LGBTQ, LGBTQI, LGBTQIA, LGBTQIA+, LGBTQQIA+ e altre amenità.

7 commenti:

  1. https://www.neodemos.info/2022/06/24/deserti-italiani/

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  2. Con un assegno mensile tra i 50 ed i 175 euro per figlio, non ci paghi nemmeno l'asilo, senza contare le altre varie ed eventuali. La questione è ben nota da tempo e Tridico (presidente INPS) lo rimarca con preoccupazione. Parole al vento, perché come dici la questione non porta voti, ma soprattutto non sanno come fare per invertire la rotta.
    Ed è un fatto, esportiamo laureati e manodopera specializzata ed importiamo immigrati che non sono in grado di sostenere la nazione e nemmeno se stessi... la bilancia pende troppo dal lato sbagliato

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  3. I partiti che usano come bandiera 'la famiglia' da sempre si preoccupano solo di aborto (togliere la possibilità di scelta alle donne) e di coppie di fatto (togliere la possibilità alle stesse di accedere a diritti).
    Non ricordo di aver mai letto proposte serie e articolate per la creazione di servizi pubblici accessibili (nido, asili) e di riduzione dei costi a carico della famiglia per i primi anni (IVA su prodotti per l'infanzia), per una scuola dell'obbligo effettivamente gratuita (libri, materiale scolastico, trasporti, supporto allo studio), assorbimento degli stessi costi per la scuola superiore e magari, almeno in parte, per l'Università.

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    1. Non perché manchino di fantasia, sono scelte precise, ideologiche, che rispecchiano posizioni di classe

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    2. Certo, dal loro punto di vista è anche logico. Quello che trovo desolante è che elettori che appartengono all'altra classe credano a questi appelli puramente ideologici e vuoti di contenuto reale. 'Sono una madre' raccoglie voti di lavoratori cristiani con figli, sinceramente convinti del valore della famiglia tradizionale senza avere una famiglia tradizionale e soprattutto senza uno straccio di proposta per abbassare l'IVA sui pannolini per bambini (22%, controllato on line) o sul latte (10%).

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    3. Berlusconi dovrebbe averci insegnato almeno questo: chi controlla i media, controlla il voto. Salvo l’una l’ultima settimana, sia Repubblica e sia Letta non hanno fatto opposizione a Meloni. Il fallimento dell’accordo tra Pd e cinque stelle non credo sia tutta farina del sacco di Letta. Sanno benissimo che il sistema in crisi, per salvare capra e cavoli, cioè il bottino, va bene anche Meloni. Del resto la Ursula ha parlato chiaro: se escono dal seminato, ci sono altri strumenti.

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    4. L'appunto di Ursula dovrebbe rassicurarmi. Invece mi preoccupa ancora di più. E conferma che ormai la democrazia è pura finzione.

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