mercoledì 7 settembre 2022

Come un treno impazzito


Torneranno in auge le lavandaie? Non è domanda tanto peregrina. Una cosa è certa, dobbiamo sforzarci e cambiare abitudini, riscaldare meno d’inverno e sudare di più d’estate. Tutte cose che i cosiddetti ceti meno abbienti (cioè quelli che non si possono permettere la gamma Dyson) fanno da sempre, anche senza la musichetta dei vari comunicatori che ci sussurrano alle orecchie la “fine dell’abbondanza” e l’avvento della parsimonia. Non possiamo dire che questa gente non faccia un gran lavoro, al punto che se questo genere di prostituzione fosse un reato, nessun carcere sarebbe abbastanza grande per tenerceli tutti.

Dopo la corsa alla crescita, ci sarà dunque la fuga verso la sobrietà. In altre circostanze si sarebbe potuta accogliere favorevolmente questa salutare consapevolezza, che convalida politicamente ciò che gli esperti dell’Intergovernmental Panel on Climate Change (IPCC) vanno affermando da decenni. Il che non impedisce di riflettere sul fatto che questa improvvisa conversione alla moderazione energetica non ha nulla a che vedere con gli sconvolgimenti del clima e tutto con la guerra che Stati Uniti hanno dichiarato alla Russia e si combatte in Ucraina.

Se Vladimir Putin si fosse accontentato di rimanere un ordinato fornitore di combustibili fossili per tutta l’Europa, sarebbe andato tutto bene? Se Vladimir fosse stato una persona del tutto rispettabile per le potenze dell’occidente, un buontempone alla Gorbaciov, un ubriacone alla Eltsin, e avesse continuato a mantenere chiusi entrambi gli occhi sull’allargamento della NATO a Est anche per quanto riguarda l’Ucraina, ciò sarebbe bastato affinché il nostro modello economico basato sui consumi eccessivi d’energia restasse ancora in auge e continuasse a essere celebrato come il migliore al mondo?

No, agli Stati Uniti non bastava l’estensione raggiunta dalla NATO a Est, già vedevano il Nord Stream 1 come fumo negli occhi e il Nord Stream 2 l’hanno boicottato in tutti i modi. Basterebbe questa minima riflessione per stabilire a chi sta in capo, ex ante, la responsabilità di ciò che sta accadendo con l’energia, con le centrali a carbone rimesse in servizio, il che non è il modo migliore per combattere l’accelerazione del riscaldamento globale (fenomeno che con ogni evidenza non sta certo in cima alla lista delle priorità nelle capitali occidentali).

Il che non è molto intelligente, perché con un minimo di spirito d’osservazione vedremmo che le conseguenze dei cambiamenti climatici inducono deficienze energetiche molto più durature, se non definitive, di quelle causate da un conflitto. Perché l’acqua, che sempre in più luoghi del pianeta manca o scarseggia, non serve solo per dissetarsi o per innaffiare il green dei campi da golf.

In Cina, ad esempio, dove c’è poca preoccupazione per il gas russo, una quota importante dell’elettricità dipende dalle dighe, e la siccità ha causato il rallentamento o la chiusura di diverse centrali idroelettriche in cinque province. Nello Sichuan, 16.000 fabbriche hanno interrotto per settimane la produzione. Tra queste, anche quelle che lavorano per Toyota e Tesla.

Non ci avevamo pensato, per produrre e far correre le auto elettriche ci vuole elettricità. Certo, c’è ancora il nucleare (rischi e scorie a parte), che è raffreddato ad acqua. Insomma, guerre, carenze e disastri di ogni genere diventeranno molto presto la nostra quotidianità se non ci liberiamo da un modello economico e politico assurdo e micidiale, che corre come un treno impazzito.

E come ci si libera? Non certo dall’oggi al domani, o con il voto, che è una presa in giro. Però non basta non votare, anche se è un primo passo necessario non dare legittimità a questo sistema. 

2 commenti:

  1. https://www.qualenergia.it/articoli/gas-italia-abbassano-poco-consumi-import-cresce-soli-1_7-mld-mc/

    RispondiElimina