Un giocatore di scacchi provetto (non necessariamente un 1a nazionale), in tali situazioni non insiste e abbandona la partita. Che è anche un modo di rendere onore all’avversario (capisco che non è cosa di questi tempi).
I “fenomeni” dell’inflazione, dice il titolo di questo post, sono quelli che a capo delle banche centrali vogliono sottomettere l’inflazione agendo semplicemente dal lato della massa monetaria, ossia sul versante della circolazione.
Le crisi che si manifestano dal lato della circolazione, in realtà trovano origine nella sfera della produzione.
Al fine di non imbattersi nel problema dell’origine del valore e nelle conseguenze pericolose per l’ordine sociale esistente che ciò comporta, gli economisti considerano la circolazione come la base dell’economia capitalista. Con ciò evitano qualsiasi analisi del processo di produzione, limitandosi a quello dei fenomeni di mercato e di prezzo.
Questa caratteristica è comune a tutte le scuole economiche moderne, da quella marginalista, a quella keynesiana e a tutte le altre.
La tendenza a considerare solo il valore di scambio, riduce l’economia borghese all’analisi delle relazioni tra prezzi, così come sono date sul mercato. Procedendo dai prezzi, invece che dai valori, non si è in grado di andare di là di una superficiale apparenza dei fenomeni.
Inoltre, queste teorie, nella misura in cui considerano la crisi solo dal punto di vista della circolazione, mirano a dimostrare che la contraddizione fondamentale del modo di produzione capitalistico non consiste nello sfruttamento della forza-lavoro, bensì, nel più amorevole dei casi, in “un’ingiusta ripartizione della ricchezza prodotta”. Sarebbe pertanto sufficiente una più equa distribuzione dei redditi e quindi una serie di riforme per eliminare tale “discrasia”.
Si tratta invece della dimensione raggiunta dagli investimenti e della quota sempre più residuale di lavoro vivo impiegata in rapporto a essi, con tutte le implicazioni economiche e sociali e finanche demografiche che ciò comporta in modo decisivo e assoluto. Mai come nella fase attuale la questione si è presenta in modo così netto come problema storico del capitalismo.
L’aumento dell’inflazione, si suole ripetere, non è determinato tanto dal lato della domanda, bensì dal lato dell’offerta. Questa è per l’appunto la plastica dimostrazione che è in atto una lotta da parte sia dei singoli capitali e sia dei grandi potentati economici, per aggiudicarsi, agendo sui prezzi e dunque sull’offerta, quanto più plusvalore e quote di mercato possibili a spese degli altri agenti della produzione (salariati compresi). Di contorno poi possono innescarsi altri fenomeni, meramente speculativi o dettati da situazioni contingenti, come la guerra in atto che indubbiamente aggrava la situazione (ricordiamoci che l’inflazione precorre, come inizio, tale avvenimento).
Trovate tutto ciò molto semplice e anzi semplicistico? Fate pure, ma è ciò che sta succedendo esattamente a livello macroeconomico. Fino a quando la lotta di cui s’è detto non avrà determinato vincitori e vinti (un processo non breve, i morti si contano alla fine) e dunque un ritrovato e pur sempre precario equilibrio nella spartizione del bottino, il rialzo dei tassi d’interesse può avere solo il merito di aggravare la recessione. Quando poi, come negli anni Ottanta, l’equilibrio sarà grossomodo raggiunto, diranno che è stato merito della politica monetaria in auge in quel momento aver risolto la crisi e l’inflazione. L’analisi degli economisti borghesi è di tipo convenzionale e meramente econometrica.
E' strano leggere questo post durante una pausa dai Grundrisse(nello specifico secondo tomo edizione p greco pag.820)dove Marx riprende a parlare della teria del valore denaro.
RispondiEliminaSono pagine anguste, come del resto lo e' tutto, nei Grundrisse, eppure risulta chiaro proprio grazie all'analisi angusta come, anche il valore del denaro e quindi la sua radice, derivi dal lavoro . Non dall'oro, dai metalli, dalle relazioni che si instaurano tra la circolazione delle merci e quello dei metalli, tutto cio' e' visibile certo, ma viene dopo,
prima c'e' il lavoro.
Si ma cosa c'entra con questo post?
Semplicemente è un'altra delle cose occulte, che gli economisti borghesi risolvono con superficialita' ignorando le cause effettive, come nell'esempio sopra riportato riguardante l'inflazione.
Bravo, lei ha colto l'essenziale
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