giovedì 10 marzo 2022

Sul partenariato strategico USA-Ucraina

 

Nel post precedente, scrivevo della latitanza del pensiero critico. Dall’enunciato passo ora a un esempio concreto.

In questi ultimi mesi abbiamo sentito spesso “autorevoli” giornalisti e prestigiosi commentatori dichiarare solennemente che l’Ucraina non avrebbe mai fatto parte della Nato. Pertanto, il presidente russo, quando parlava di “linea rossa” da non oltrepassare, vaneggiava. Che Putin sia fuori dalla realtà, lo conferma Repubblica, citando l’intelligence americana, che come sappiamo è un’autorevole fonte d’informazione per i giornali del gruppo GEDI (e non solo).


Non mi pare che gli stessi “autorevoli” giornalisti e camaleontici commentatori televisivi abbiano in queste settimane citato la Carta USA-Ucraina sul partenariato strategico, firmata dal Segretario di Stato americano, Antony J. Blinken, e dal ministro degli Esteri ucraino, Dmytro Kuleba, a Washington DC, il 10 novembre 2021.

È sufficiente leggere la Carta USA-Ucraina sul partenariato strategico per comprendere che l’Ucraina di fatto fa parte della Nato, fatte salve le apparenze e l’art. 5, che altrimenti avrebbe implicato un intervento diretto delle forze Usa-Nato nella guerra in corso. Del resto gli statunitensi e gli europei non mi sembrano pronti a morire per la democrazia e tantomeno per l’Ucraina.

Per il momento niente panico, non si tratta di morire, solo di subire le ripercussioni economiche delle sanzioni contro un Paese che pesa non solo nei suoi missili, ma anche nel gas, petrolio, nichel, alluminio, nelle terre rare. Gli antropologi lo chiamano “effetto boomerang”, e dunque in vista di rincari e razionamenti molti potrebbero ritrovare motivi d’orgoglio e di coraggio per cambiare idea.

La Carta approva la strategia militare di Kiev del marzo 2021 che proclamava esplicitamente l’obiettivo militare di “riprendere” la Crimea e il Donbass controllato dai separatisti, violando esplicitamente gli accordi di Minsk del 2015 che costituivano il quadro ufficiale per la risoluzione del conflitto nell’Ucraina orientale.

Si può anche non essere d’accordo con la Russia, con quel delinquente di Putin e il suo codazzo di criminali, ma quegli accordi di Minsk erano stati liberamente sottoscritti tra le parti.

La Carta USA-Ucraina va dunque letta in tal senso, cioè come disdetta formale e sostanziale degli accordi del 2015, sottoscrivendo invece un partenariato strategico dove gli Stati Uniti dichiarano che non avrebbero mai riconosciuto “il tentativo di annessione della Crimea da parte della Russia” e che “intendono sostenere lo sforzo dell’Ucraina per contrastare l’aggressione armata”, anche con sanzioni e altre misure pertinenti fino al ripristino della piena integrità territoriale dell’Ucraina.

Washington ha anche esplicitamente approvato “gli sforzi dell’Ucraina per massimizzare il suo status di partner Nato per le opportunità rafforzate per promuovere l’interoperabilità”, ovvero la sua integrazione nelle strutture di comando militare della Nato.

Nero su bianco.

La non appartenenza dell’Ucraina alla Nato è ed era, a tutti gli effetti, una finzione. Allo stesso tempo, le potenze della Nato hanno sfruttato il fatto che l’Ucraina, non essendone ufficialmente membro, offre l’opportunità di alimentare un conflitto con la Russia che non si sarebbe trasformato immediatamente in una guerra mondiale. È questo il motivo, che ebbe a stupire molti ingenui, delle insistite dichiarazioni di Biden sul non intervento diretto della Nato in caso d’invasione russa.

Spetterà agli storici scoprire quali promesse l’oligarchia ucraina ha ricevuto da Washington in cambio della sua promessa di trasformare il paese in un trampolino di lancio per la guerra con la Russia. Tuttavia una cosa è chiara: il Cremlino e lo stato maggiore russo non potevano non leggere questo documento come l’annuncio di una guerra imminente.

Tanto più che la Nato ha organizzato grandi esercitazioni militari ai confini della Russia, comprese le imponenti esercitazioni Defender 2021 a maggio e l’operazione Sea Breeze nel Mar Nero a giugno e luglio. Infine, nelle settimane precedenti la guerra, pur avvertendo costantemente di un’imminente invasione russa, l’amministrazione Biden non fece alcuno sforzo diplomatico per evitarla e tutto per provocarla.

Le provocazioni Usa/Nato, che hanno portato all’invasione dell’Ucraina da parte della Russia, hanno creato una situazione politicamente e strategicamente da incubo, che può degenerare in una guerra su vasta scala, poiché anche nel caso di un cessate il fuoco, la tregua si rivelerà nient’altro che un intermezzo in attesa della prossima violenta eruzione.

I miei cinque lettori saranno stufi di sentirmi ripetere da oltre 10 anni che la maggior minaccia per la pace mondiale è costituita dagli Stati nazionali, in particolare in questa fase storica non dalla Russia e dalla Cina bensì dagli Stati Uniti d’America, che non intendono cedere un cm del proprio dominio sul pianeta e si adoperano in ogni modo per stoppare ogni emergente concorrenza.

Dal loro punto di vista si può comprendere, ma avvallare e sostenere tale politica è tutt’altra cosa.

4 commenti:

  1. E l'Europa che da un lato seguiva la politica di Merkel per una progressiva integrazione della Russia nell'economia UE (vedi Nord Stram 2) e dall'altro non si opponeva all'espansione della NATO ad est con gli USA che dicevano chiaramente che non avrebbero mai permesso un'interdipendenza delle diue economie. Siamo governati da geni nel momento più critico!

    Pietro

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    1. invito a leggere i miei 25 lettori un post del 26 luglio 2010 che racconta, fatti alla mano, cose che a leggerle oggi sembrano davvero appartenere a un altro mondo. Ma tant'è.

      http://diciottobrumaio.blogspot.com/2010/07/le-cose-che-contano.html

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  2. A nome di tutti i suoi lettori, saremo almeno venticinque, la ringrazio per questo utile articolo.
    La superbia atlantista viene evidentemente dalla convinzione di poter vincere una guerra convenzionale per superiorità militare e nella capacità di spostare l'aggressione in altre dimensioni (soft-power, guerra cibernetica e controllo del commercio e della finanza internazionali). Con la mano pesante sulle sanzioni che adesso escludono quasi la sesta parte del mondo (avrebbe detto Dziga Vertov) e che si sommano alla guerra commerciale con la RPC gli atlantisti stanno quasi chiudendosi, e noi con loro, in un assedio di sé medesimi; la fame di risorse è provata dal fatto che la perdita dell'8% di petrolio russo per il proprio fabbisogno (le forze armate americane sono il primo consumatore mondiale di carburanti fossili) ha spinto gli Usa a corteggiare il sanzionato Venezuela di Maduro e probabilmente a mercanteggiare col sanzionato Iran, visto che i Sauditi hanno risposto picche all'aumento di estrazione petrolifera.
    La mia preoccupazione è che al Pentagono non prendano sul serio la minaccia del M.A.D. (Mutual Assured Distruction) e s'illudano dell'efficacia di una guerra solo formalmente per procura. La Storia, come ho già scritto, è fatta di eventi inattesi, non già di imprevisti.
    (Peppe)

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    1. ah, 25. allora tra loro oltre al Manzoni c'è anche Putin e Biden.
      grazie Peppe

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