Siamo con voi, comprando e pagando regolarmente il gas russo che passa come nulla fosse attraverso l’Ucraina.
Mandiamo armi, usatele bene. Per il momento Cofferati ha altri impegni urgenti. In attesa che a Mosca spunti un Marco Giunio Bruto e la Merkel torni dalle vacanze.
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È ancora troppo presto per dire quali saranno gli effetti di questa guerra, soprattutto sul fronte economico. Infatti, le guerre si combattono da sempre su due fronti, quello economico non è meno importante di quello propriamente bellico. Più una società è sviluppata, più le nazioni e le economie sono interconnesse, e maggiore è il ruolo dell’economia anche e soprattutto nei conflitti bellici. Il che è ovvio, direbbe la casalinga pavese.
La contesa guidata dagli Stati Uniti contro la Russia (e la Cina) segna una nuova tappa nelle relazioni geopolitiche, ponendo in primo piano la minaccia di una guerra mondiale. L’arma della finanza sta inasprendo tutte le contraddizioni che sono alla base dell’economia capitalista, del sistema valore e di quello monetario.
Il divieto di transazioni in valuta estera da parte della banca centrale russa, impedisce di utilizzare gran parte delle sue riserve in valuta estera, stimate in circa 630 miliardi di dollari, per sostenere il rublo e il sistema finanziario del paese.
Sebbene la banca centrale possieda nominalmente le sue riserve, queste sono detenute in larga misura come registrazioni digitali nei conti di altre banche. Questi conti sono stati ora congelati, di fatto espropriati.
Se i saldi in valuta diventano “voci di computer senza valore”, ci sarà un ritorno all’oro ma anche altri tipi di conseguenze, a catena.
Succede come con i nostri soldi, affidati ai conti correnti, acquisti di azioni, obbligazioni, eccetera. È tutto digitalizzato, se è bloccato l’accesso ai valori depositati e gestiti tramite il sistema bancario e i circuiti finanziari, è come se tali valori non esistessero. Di fatto, materialmente, essi non esistono se non, appunto, come trascrizioni contabili.
Questa digitalizzazione delle riserve statali separa la proprietà dal controllo delle riserve in valuta estera. La Russia le possiede, ma gli emittenti occidentali e i detentori informatizzati di questi asset ne controllano l’accesso. Da fonte di forza economica in tempo di pace, le riserve valutarie si sono trasformate nella fonte di un crollo durante la guerra.
Con la differenza che la Russia (o la Cina) non giocano un ruolo insignificante nel sistema finanziario e degli scambi mondiali come un qualsiasi altro Paese. La Russia, con un PIL di circa 1,7 trilioni di dollari, è la dodicesima economia del mondo e un membro del G20 (la sua importanza non si misura solo in termini di PIL). Si tratta di attori economici di peso non trascurabile, cui sono legati altri attori economici, per esempio le banche occidentali, a loro volta ... eccetera.
Finora, il sistema finanziario mondiale non è stato influenzato negativamente, a parte una non lieve flessione registrata dalle Borse europee: il presidente della Fed statunitense Jerome Powell ha affermato la scorsa settimana che i mercati “funzionano bene”. Ma è ancora presto per dire quale impatto avrà tutto ciò nel medio e lungo periodo.
Le banche, per esempio, potrebbero essere riluttanti a prestarsi tra loro e diffondere la paura, generando shock inaspettati e bloccando il flusso di denaro, come con il crollo della banca d’investimenti statunitense Lehman nel 2008 o il crollo dell’hedge fund statunitense Long-Term Capital Management da 3 miliardi di dollari nel settembre 1998. Ma anche scossoni finanziari più gravi, perché dobbiamo ricordare, tra l’altro, quante transazioni sono effettuate in ogni momento allo scoperto, ecc..
Senza dubbio la Cina esaminerà attentamente le implicazioni e gli effetti delle sanzioni alla Russia perché in una guerra, o anche in un conflitto su Taiwan o qualche altra questione, le potenze statunitensi e occidentali potrebbero congelare i suoi 3,3 trilioni di dollari di riserve estere. Altri paesi, come l’India, potrebbero temere di essere ancora più vulnerabili alle pressioni occidentali.
Nel XIX secolo e nella prima parte del XX, il sistema finanziario mondiale operava secondo il gold standard. Questo sistema crollò con lo scoppio della prima guerra mondiale e i tentativi di ripristinarlo negli anni 1920 fallirono, portando alla rottura delle relazioni commerciali e finanziarie internazionali negli anni 1930. Questa frattura fu uno dei motivi comunemente meno conosciuti che portarono alla seconda guerra mondiale.
Un nuovo sistema di finanza internazionale fu stabilito nel 1944 alla conferenza di Bretton Woods (purtroppo non dando retta a Keynes, che per una volta l’aveva detta giusta): il dollaro statunitense avrebbe funzionato come valuta globale, a condizione che le riserve in dollari potessero essere convertite in oro al prezzo di 35 dollari l’oncia.
Il sistema di Bretton Woods terminò nell’agosto 1971 a causa del crescente disavanzo della bilancia commerciale e della bilancia dei pagamenti americana. Insomma, il dollaro deprezzava e c’era il rischio che in troppi bussassero al portone di Forte Knox.
Da allora, l’economia mondiale va avanti interamente sulla base del dollaro USA come valuta fiat, una valuta fiduciaria che non ha alcun sostegno nell’oro o in qualsiasi altra merce. Si tratta di una sterminata quantità di bit elettronici, di un sistema non molto dissimile dalla contabilità delle cosiddette monete digitali e per certi tratti uno schema Ponzi incentrato sul dollaro.
Il denaro, ormai solo segno del valore, all’interno dell’economia capitalista non è solo un mezzo per finanziare il commercio e le transazioni finanziarie, è anche una riserva di valore. Con il dollaro che opera come valuta fiat, questa funzione è sostenuta attraverso una sorta di finzione, o circolarità. Il dollaro è molto ricercato perché è considerato una riserva di valore (anche se intrinsecamente non vale nulla e il sottostante e fatto in gran parte di debiti) e perché è necessario come mezzo di pagamento per il commercio internazionale e le transazioni finanziarie (il renminbi copre una quota insignificante).
Tale artificio finanziario opera da 50 anni, ma le sue basi potrebbero essere messe in discussione, la fiducia erosa. Perciò un consiglio finanziario: non vendete ora la catenina d’oro che avete ricevuto al battesimo o la fedina che portate al dito. Domani potrebbero valere molto di più.
Due notazioni. Primo: l'accordo di Bretton Woods ha consentito la ripresa postbellica, sulla quale stiamo ancora vivendo di rendita. Dico "consentito" e non "causato", perché non credo che la ricchezza si costruisca per via di politica monetaria. Il meglio che le banche centrali possono fare è non ostruire la strada all'economia reale. In questo senso, il sistema di Bretton Woods era molto ben congegnato, salvo che non poteva durare all'infinito.
RispondiEliminaLa seconda notazione riguarda il ruolo dell'oro. Le sanzioni alla Russia sono ispirate alla più grande ipocrisia, visto che lasciano un varco alle esportazioni di gas e petrolio. Tuttavia, sebbene le relative transazioni possano essere regolate in dollari, subito dopo questi dollari sono sterilizzati, nel senso che la Russia non li può usare per i regolamenti internazionali. Nel caso in cui questa incredibile fesseria si protragga, è chiaro che la Russia interromperà i flussi reali, oppure ne chiederà il pagamento in oro. E' quindi probabile che le catenine aumentino effettivamente di valore. Il problema con le catenine è che occorre valutare con esattezza quale sarà il giorno che precede l'armistizio, perché dal momento dell'armistizio la quotazione delle catenine sarà in caduta libera.
è vero che sono sterilizzati, come del resto scrivo anche nel post, poi bisogna vedere agli effetti pratici: pecunia non olet. chiaro che se mi paghi in carta che per me non ha significato reale immediato, chiudo i rubinetti. bisognerebbe conoscere i retroscena, ma dubito avremmo notizie in tal senso. siamo solo all'inizio di una crisi che si fa sistemica ogni giorno di più. la cosa più demenziale è sostenere, da un lato e dall'altro, questa guerra. mandando armi, per esempio.
EliminaRiguardo all'efficacia delle sanzioni, e al deficit di furbizia degli europei versus russi, ma anche cinesi e americani, vedere qui
Eliminahttps://www.nicolaporro.it/parla-limprenditore-russo-vi-dico-la-verita-sulle-sanzioni/
"L’Europa diventerà più povera, la Russia subirà la botta, però la guerra senz’altro la vincerà. Mentre se l’Europa ne uscirà indebitata, andrà a tutto favore dell’America". Mi pare che lo vado ripetendo da settimane che abbiamo a che fare con degli imbecilli. Prendi Repubblica, di solito fa vomitare, ora è diventato un giornale satirico, a sua insaputa.
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