La politica estera degli Stati Uniti negli ultimi decenni ha messo in moto processi militari, economici, politici e sociali che non può controllare, per quanto l’attuale caso bellico ucraino, come altri in precedenza, sia stato cercato. E ciò dovrebbe dare la misura della pericolosità della sua strategia.
Il sistema occidentale è in stallo, e si vede bene da molte cose. Si pensi solo che il 6 gennaio 2021 il presidente americano in carica, denunciando brogli elettorali, ha tentato di impedire violentemente l’insediamento del nuovo presidente eletto. L’Europa politicamente e socialmente non sta messa meglio, malgrado ostenti certezze e apparenze.
Non vedo alcun esito normale e pacifico di questa impasse. Si va verso una tremenda esplosione storica. Le esplosioni storiche sono di due tipi: guerre e rivoluzioni.
Di rivoluzioni, almeno per il momento, non se ne parla, né vi è alcuna forza politica di peso che si ponga in questa logica e anche le piccole formazioni “rivoluzionarie” e semiclandestine sognano su un progetto antiquato. Di guerra e di riarmo invece si parla sempre più spesso, anche suscitando toni apocalittici e sciorinando cretinate come accade in questi giorni.
Tuttavia i governi si stanno comportando con sconcertante incoscienza. Il più sconsiderato di tutti i governi è quello degli Stati Uniti che, specie negli ultimi due decenni, ha destabilizzato il mondo in lungo e in largo con le sue guerre “intelligenti”.
Ora, è impossibile vedere una via d’uscita da questa crisi europea, fermare la guerra ed evitare il disastro senza una prospettiva di soluzione globale. Le sfere d’influenza esistono da quando si combatteva con la clava, e anche gli animali delimitano a modo loro il proprio territorio. Se non si trova un accordo di convivenza è guerra tra tutti, non più con la clava e a difesa della pozza d’acqua.
La guerra economica è in rapida accelerazione, pensiamo davvero di poter mettere fuori gioco la Russia a tempo indeterminato? La Russia non è l’Iran, tantomeno per noi europei. Ne pagheremo presto le conseguenze.
La Russia è il terzo esportatore mondiale di prodotti petroliferi, inclusi greggio e gas naturale. Le sanzioni economiche innescheranno una grave recessione in Europa e avranno conseguenze anche negli Stati Uniti e ovunque.
Joe Biden ha annunciato il divieto immediato di tutte le importazioni di petrolio e gas naturale dalla Russia: “Questo è un passo che stiamo facendo per infliggere ulteriore dolore a Putin, ma ci saranno dei costi anche qui negli Stati Uniti”.
Figuriamoci in Europa, in primis Germania e Italia. La Francia, già da anni, soffre di uno sbilancio economico che presto presenterà il conto. L’Inghilterra con l’Europa è militarmente alleata ma per tutto il resto è nemica.
La temuta stagflazione è già tra noi, presto diventerà il tema economico dominante. È necessario ridiscutere con Mosca un nuovo equilibrio in Europa, ma l’Unione europea esiste davvero? Esiste una difesa e una parvenza di politica estera comuni? Per carità non voglio infierire sul nostro volenteroso ministro degli esteri, ma lo sentite quando apre bocca? E la ministra tedesca? È dunque questo il personale politico di cui disponiamo!
Ognuno per conto proprio, allineati a Washington, stando sull’attenti. E con Pechino? Mica è finita la contesa. Gli Stati Uniti non possono pensare di affrontare i problemi di equilibrio tra le potenze con la minaccia militare. È esattamente quello che stanno facendo e per il mondo intero non promette bene.
Io sarò noioso ma ripeto il concetto espresso ieri.
RispondiEliminaMi sembra che allinearsi in modo così totale alle direttive degli USA sia la cosa più stupida che l'UE possa fare in questo momento.
Basta guardare il mappamondo. Considerato che difficilmente si faranno guerra sullo stretto di Bering, o per lo meno non solo lì, noi abbiamo interesse ad avere ottime relazioni con gli USA ma anche con la Russia.
Ottime relazioni è diverso da essere succubi, che è quello che avviene adesso. Anche perché essere succubi degli uni ti rende nemico degli altri (vedi Bielorussia).
Condivido la sua analisi. A Washington sembra ancora vigere la strategia del caos globale pianificata dai neo-con nel secolo scorso ed agita sul campo ucraino da personaggi quali il non compianto John McCain e Victoria Nuland, moglie di Robert Kagan, uno degli ideologi autori del PNAC.
RispondiEliminaPerseguendo questa folle strategia per il monopolio dell'egemonia gli Usa rischiano però di ottenere l'esatto contrario: ottenendo la Russia una relativamente rapida vittoria potrebbe elevare il proprio prestigio di forza stabilizzatrice in quelle aree prostrate da due decenni di campagne militari occidentali scriteriate (Medioriente, Asia centrale, Nordafrica, Sahel, Corno d'Africa). Non dobbiamo dimenticare che Putin ha conseguito già alcuni successi, recentemente in Kazakhstan ed in Mali e negli ultimi anni in Cirenaica e soprattutto in Siria, dove è apparso come la forza che ha piegato (ma non estirpato) Daesh ed inoltre ha saputo lì intessere una sapiente collaborazione tanto con gli alleati (el-Hassad, Iran, Hezbollah) quanto coi concorrenti Usa, Turchia (dove domani si terranno i colloqui di pace per l'Ucraina) e Israele (il mediatore tra Mosca e Kiev, con forti minoranze ucraine e soprattutto russe al suo interno).
Insomma, l'immagine di una soggetto geopolitico come gli Usa che da grandi poteri ha tratto grande irresponsabilità rischia venire ulteriormente appannata e questa minaccia potrebbe forse spingere Washington ed i suoi scherani ad un rischioso accanimento nei prossimi giorni. Il pericolo dello scoppio della pace apre quindi scenari imprevedibili. Vedremo.
(Peppe)