La domanda che mi è stata posta e che molti si pongono è: fino a che punto la Russia ha previsto l’impatto delle sanzioni economiche e quanto saranno efficaci? Il futuro lo dirà.
Oltre al congelamento dei beni della Banca centrale russa e di alcune personalità dell’establishment putiniano, si parla soprattutto della esclusione di alcune banche russe dalla messaggistica globale SWIFT, definita da alcuni “l’arma nucleare finanziaria”.
Pure il mio coiffeur sa tutto della rete SWIFT (lui sa tutto di tutti), tuttavia abbozzo una definizione: creata negli anni Settanta in sostituzione del telex, SWIFT (acronimo di Society for Worldwide Interbank Financial Telecommunication) è una società privata con sede in Belgio. È il mezzo attraverso il quale le banche del pianeta si scambiano ordini di trasferimento. Praticamente è il notaio delle banche: qualsiasi messaggio inviato su di essa ufficializza il valore del contratto. Gli accordi tra banche di tutto il mondo possono richiedere giorni, ma le transazioni sono istantanee.
SWIFT tiene ogni banca responsabile davanti alle altre per gli ordini di bonifico che ha effettuato: se questo è stato scritto su SWIFT, si deve pagare. Nessuna banca al mondo, nemmeno la Bank of America o la Goldman Sachs, l’ha dimostrato la crisi del 2008, può tradire la sua parola senza essere immediatamente esclusa dal gioco mondiale.
Perciò è stata ottima, direi scontata, l’idea di privare le banche russe dell’accesso alla rete. À la guerre comme à la guerre, diceva mio bisnonno.
La Germania, inizialmente contraria al provvedimento perché temeva perturbazioni sul suo commercio e di non essere più in grado di pagare il suo gas russo, si è trovata isolata dopo la presa di posizione dell’Austria e dell’Italia, è dunque ha aderito alla decisione congiunta. Certamente Putin ha una sua agendina dove con scrittura minuta annota dei nomi.
La Banca centrale russa non potrà utilizzare le sue valute per sostenere le sue banche, che, private dell’accesso alla rete SWIFT, saranno indebolite, salvo ricorrere a canali di pagamento transfrontalieri alternativi, come il CIPS cinese, che però si esprime in renminbi, ma ciò non impedisce che ordini di pagamento siano regolati dai conti di corrispondenza che le istituzioni hanno tra loro (inoltre CIPS ha firmato un protocollo d’intesa con SWIFT).
CIPS l’anno scorso ha trattato un volume d’affari di 79,6 trilioni di RMB, vale a dire una dozzina di trilioni di euro. La media giornaliera di febbraio ha registrato negli ultimi giorni del mese un aumento di circa il 18%.
Pertanto, la pressione esercitata sul sistema bancario russo appare allo stato delle cose massima. Abbassa la Russia al livello di pochissimi paesi al mondo, come Iran, Venezuela o Corea del Nord, notoriamente molto amiki di Washington.
Di tutti gli eventi del momento, il fatto di paralizzare l’azione della Banca Centrale Russa è senza dubbio il più efficace fino a questo momento. La decisione di Stati Uniti, Canada,
Francia, Italia, Germania e Regno Unito di vietare alla Banca centrale russa di utilizzare euro e dollari avrà l’effetto di impedire la difesa del rublo, il cui corso è già fortemente precipitato.
Per difendere la tua valuta, devi comprarla, come sanno anche turchi e argentini. E per comprarla servono valute estere, euro o dollari: la Banca centrale russa non può comprare rubli con rubli. La sua valuta infatti è crollata, tanto più che i detentori di rubli ora sanno che le autorità monetarie russe non possono difenderla.
Inoltre e ovviamente, con un rublo in calo, sono i prezzi dei prodotti importati ad aumentare immediatamente, suscitando il malcontento della popolazione. Politicamente, tutto ciò è senza dubbio molto ben giocato da parte degli occidentali.
Ora non ci resta che attendere la risposta della Russia, in una probabile continua escalation. Sono e saranno gli effetti della guerra tra Russia e Stati Uniti, combattuta militarmente, almeno per ora, in territorio ucraino, una delle 15 ex repubbliche sovietiche, e, prima ancora, provincia zarista.
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