A nessuno dei nostri sedicenti intellettuali che si alternano dagli schermi televisivi viene da dire che ci sono logiche più pericolose della presunta follia di Putin. Queste anime belle hanno accusato la Russia di aver violato la sovranità dell’Ucraina e il diritto internazionale. Negli ultimi decenni queste stesse belle anime non hanno mosso un dito quando gli occidentali hanno violato la sovranità di numerosi paesi e il diritto internazionale.
È bene ricordare che cos’è successo nel recente passato per capire l’atteggiamento della Russia.
Se prendiamo in esame il Nuovo concetto strategico della Nato, messo a punto nel 1991, che delinea finalità e compiti operativi dell’organizzazione su base decennale, si vedrà che si era ravvisata la necessità di trasformare l’Alleanza Atlantica, posto che il blocco sovietico s’era dissolto ed erano stati raggiunti con Mosca significativi accordi per la riduzione degli armamenti. Pertanto quel documento differiva notevolmente dai precedenti documenti strategici, poiché “si trattava di un documento non conflittuale che veniva rilasciato al pubblico”.
Ciò non impedì, anzi favorì, l’intervento della NATO in Jugoslavia con quanto n’è conseguito in termini politici e strategici. Si prenda a esempio che cos’era Sarajevo e che cosa essa è tutt’oggi.
Lo stesso vale per il concetto strategico uscito dal vertice tenutosi a Washington nell’aprile 1999, laddove si dichiarava con tono trionfale che la NATO “combinando la difesa con il dialogo, ha svolto un ruolo indispensabile nel portare a una conclusione pacifica il confronto est-ovest”. Si identificavano “i nuovi rischi emersi dalla fine della Guerra Fredda”, che includevano terrorismo, conflitti etnici, violazioni dei diritti umani, instabilità politica, fragilità economica e diffusione di armi nucleari, biologiche e chimiche e dei loro vettori”. Tutto, tranne una minaccia diretta o potenziale della Russia.
Entrambi i documenti resi pubblici nel 1991 e nel 1999 erano accompagnati da un documento militare classificato: rispettivamente MC 400 e MC 400/2.
Nel 1999, la guerra del Kosovo fu istigata e appoggiata dagli occidentali, i quali decisero di attaccare la Serbia, che era uno stato sovrano. Normalmente, questo avrebbe dovuto passare attraverso la convalida del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite. Non fu così, il che costituisce chiaramente una violazione del diritto internazionale. L’obiettivo era aggirare il diritto di veto della Russia. Tuttavia, questo diritto di veto era uno degli ultimi elementi di potere in mano alla Russia dell’epoca.
La Jugoslavia, pur indebolita, fu l’ultimo alleato storico della Russia in questa regione, che si è quindi sentita umiliata, soprattutto perché questo conflitto aveva luogo nel bel mezzo dell’allargamento della NATO.
Gli attacchi terroristici dell’11 settembre 2001 contro gli Stati Uniti hanno messo in primo piano la minaccia del terrorismo (che in parte essi stessi avevano alimentato) e delle armi di distruzione di massa (palese bugia), intervenendo di lì a poco, come sappiamo, in Afghanistan e in Iraq. Tuttavia già prima la NATO puntò a inserire nell’alleanza i Paesi dell’ex Patto di Varsavia.
Successivamente, nel novembre 2006, i leader della NATO hanno approvato la Guida politica globale, un importate documento strategico. Poi, al vertice Strasburgo-Kehl dell’aprile 2009, hanno approvato la Dichiarazione sulla sicurezza dell’Alleanza che, tra l’altro, chiedeva un nuovo concetto strategico.
Il terzo concetto strategico non classificato della NATO, emesso al Vertice di Lisbona nel novembre 2010, è accompagnato dalla Guida del Comitato Militare MC 400/3, marzo 2012, documento classificato. Si prende atto che il mondo è radicalmente cambiato, la concorrenza strategica è in aumento e la NATO dovrà prepararsi per un mondo più competitivo e instabile. Dichiara che dovrà affrontare una Russia più aggressiva ai confini della NATO (è paradossale il capovolgimento di prospettiva, ma questo dichiara) e l’ascesa della Cina, nonché le tecnologie emergenti e dirompenti.
La NATO, da organizzazione difensiva del Nord Atlantico, diventa strumento militare d’intervento globale. Passa da 16 Paesi aderenti a 30. Nel 1999, con l’integrazione di Polonia, Repubblica Ceca e Ungheria. Poi, dal 2004, è la volta di Bulgaria, Estonia, Lettonia, Lituania, Romania, Slovacchia e Slovenia, nel 2008 Albania e Croazia, infine il Montenegro e la Macedonia del Nord.
Per completare l’accerchiamento della Russia, è necessario, per poi rivolgersi con maggiore tranquillità verso l’Asia e la Cina, inglobare sul fianco sud la Georgia, e poi l’Ucraina, Paese chiave dal punto di vista strategico.
Sappiamo come sono andate le cose in Georgia e poi in Ucraina. Così facendo, gli occidentali non hanno violato il diritto internazionale, perché non c’era alcun trattato esplicitamente contrario. Tuttavia dopo la scomparsa dell’Unione Sovietica fu fatta la promessa a Mikhail Gorbaciov di non estendere la Nato a est, ci sono documenti diplomatici che lo dimostrano.
Inoltre, dopo la caduta del Muro, è stata creata un’altra istituzione, l’Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa, l’OSCE, che comprende europei, russi e gli onnipresenti americani. La Russia ha chiesto ripetutamente e con insistenza all’Occidente di tenere conto delle sue preoccupazioni in materia di sicurezza e di seguire i principi di una sicurezza uguale e indivisibile sanciti nei documenti dell’OSCE.
Mantenendo in vita la NATO, l’OSCE diventa in parte ridondante. Anche di questo i russi incolpano l’Occidente, segnatamente gli Stati Uniti e Paesi a essi subordinati: l’allargamento della Nato a scapito di un’altra organizzazione in cui hanno voce in capitolo.
Ora il principale punto di contesa riguarda l’Ucraina, che vuole entrare a far parte della NATO, e la Russia, non a torto, considera questo Paese il cardine della sua già compromessa difesa dopo l’allargamento della NATO a est.
La NATO è stata creata in contrapposizione al blocco sovietico. Dopo lo scioglimento dell’URSS e del Patto di Varsavia – che fu costituito dopo la NATO – veniva a mancare la minaccia sovietica e questa struttura si sarebbe potuta e dovuta sciogliere o, al limite, convertire in qualcosa di diverso. Essa è diventata in realtà uno strumento militare d’intervento su scala globale secondo gli interessi USA.
Indipendentemente da ciò che pensiamo di Putin, possiamo mettere in discussione la necessità di espandere la NATO, cosa che peraltro ha preso avvio già all’epoca di Él’cin?
In ogni caso, è chiaro che l’allargamento della Nato a est non ha portato la pace in Europa, poiché ha rotto l’equilibrio precedente. Se la NATO si fosse consolidata nella regione del Mar Nero, la Russia avrebbe subito una vera minaccia per le sue regioni meridionali. Se l’allargamento della Nato non fosse avvenuto oggi si parlerebbe d’altro.
Oltre la fine dell’allargamento, il Cremlino chiede l’evacuazione delle truppe occidentali dai paesi confinanti con la Russia, come la Polonia e le Repubbliche baltiche. Tale richiesta fa riferimento a un accordo tra Russia e NATO, che risale al 1997 e che escludeva qualsiasi presenza militare occidentale permanente in questi nuovi paesi membri dell’Alleanza Atlantica.
Contrariamente, gli USA-NATO hanno dispiegato truppe, missili e aviazione in questi Paesi. Sostengono che c’è una rotazione delle truppe e che gli stessi soldati non rimangono mai a lungo, ma ciò equivale a una presenza permanente della NATO, che è presentata come necessaria per la sicurezza dei nuovi membri.
Il riconoscimento dell’indipendenza delle repubbliche del Donbass costituisce una violazione degli accordi di Minsk, che prevedevano il ritorno di queste regioni all’autorità del governo ucraino, con un certo grado di autonomia. Inizialmente, i russi consideravano gli accordi di Minsk come una vittoria diplomatica per il Cremlino. In effetti, una forte autonomia del Donbass all’interno dell’Ucraina offriva loro un modo per avere un diritto d’influenza diretta in quei territori.
Questi accordi non sono mai stati realmente applicati dal governo di Kiev, che anzi ha portato avanti misure discriminatorie a danno della popolazione di origine russa, per esempio stabilendo un blocco economico dei territori e interrompendo il pagamento di pensioni e prestazioni sociali. Ciò costituiva una forma di punizione collettiva e gli abitanti delle zone, che sarebbero dovute diventare autonome in aderenza agli accordi, non hanno avuto altra scelta che rivolgersi alla Russia.
Questa situazione ha contribuito non poco all’escalation del conflitto tra le parti. Ci sono due fondamentali principi che nelle relazioni internazionali sono opposti: da un lato, l’integrità territoriale; dall’altro, il diritto dei popoli all’autodeterminazione. Vero che non puoi cambiare i confini ogni volta che una popolazione lo rivendichi, tuttavia le diverse parti avrebbero potuto trovare un compromesso soddisfacente, partendo dal rispetto degli accordi di Kiev.
Nel 2014, tutto è cambiato. Sono state molte le manifestazioni contro il nuovo potere dopo il golpe che rovesciò il presidente ucraino Viktor Yanukovich, e non solo nel Donbass. Di ciò, in Occidente non si è avuta notizia. Chi ha alimentando sentimenti russofobi e finanziato i golpisti è noto. L’allora vicepresidente USA, Joseph Robinette Biden jr., non si è recato in Ucraina ben sei volte per curare gli interessi di suo figlio Hunter nella Burisma Group (cosa che peraltro il padre ha negato).
Il presidente Volodymyr Zelensky si è fatto eleggere con l’impegno di fare la pace, il che avrebbe potuto portare a dei compromessi. Non è quello che è avvenuto, e la rottura con il Donbass si è ampliata considerevolmente e costantemente. Con l’invasione russa dell’Ucraina, con l’invio di armi da parte occidentale agli ucraini, siamo entrati in un’altra dimensione, che rischia di portare al conflitto più grave in Europa dalla seconda guerra mondiale.
Nel 2010, l’Istituto Affari Internazionali scriveva nel proprio Osservatorio di politica internazionale:
«È auspicabile, in particolare, che gli Alleati ridiano vigore all’impegno alla difesa collettiva; valutino se non sia meglio definire una prospettiva per il ritiro delle forze nucleari Usa dall’Europa, sviluppando parallelamente un sistema di difesa antimissile integrato; incalzino la Russia con proposte di collaborazione e dialogo, congelando i progetti di ulteriori allargamenti della Nato; facciano tesoro delle lezioni delle esperienze in Afghanistan e nei Balcani, accordando priorità alle capacità di stabilizzazione rispetto a quelle di intervento rapido; rinuncino all’idea che la Nato possa essere una sorta di “gendarme mondiale”, ma si sforzino di stabilire relazioni strutturate con Paesi e gruppi di Paesi terzi».
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RispondiEliminahttps://twitter.com/lmcastaldi/status/1499933416820813825?cxt=HHwWgsC9hdzf6tApAAAA
EliminaLa lista di Luigi è incompleta. Un elenco molto più ampio, ancorché parziale, si trova qui
Eliminahttps://sites.evergreen.edu/zoltan/interventions/
Va be’, scusate, ma allora non vogliamo capire. Non è questione di elenchi più o meno lunghi. Qui e ora il punto è un altro: c’è la guerra. Per fermarla serve un accordo. Chi chiama in causa per esempio la Merkel (che non ha alcun potere né formale né sostanziale) o altri (idem), non ha capito che cosa sta succedendo realmente. Torno a ripetere per l’ennesima volta: è una guerra tra gli USA e la Russia. Dunque si decide TRA LORO. È Washington e Mosca che devono nominare i loro mediatori, se hanno interesse a farlo in questo momento (non mi pare). C’entra poco dove questa guerra si svolge sul terreno. A Washington e Mosca interessa l’Ucraina nella misura in cui essa è una pedina chiave dello scacchiere. Chi se la prende ha vinto la partita. Chi poteva fare la differenza per tempo era la UE. Che però preferito guardare da un’altra parte oppure ha favorito il golpe del 2014. Stesso atteggiamento da mercanti in fiera come successe con la Jugoslavia, salvo poi bombardare Belgrado. A farne le spese non sono gli ucraini in generale, perché tra loro ci sono i responsabili di questa situazione, e non sono pochi. A rimetterci sono i poveracci, dell’una e dell’altra parte. E a seguire i poveracci di tutte le parti che ne pagano il conto economico (se basterà).
EliminaE' una guerra sui generis. Perchè una parte interviene direttamente e quindi non può permettersi di perdere e un'altra parte interviene per interposta nazione e quindi se perde non perde l'onore. E anche perché nello scacchiere l'Ucraina per una parte è una semplice pedina, per l'altra è un pezzo di sé stessa. Una perdita di un investimento in Borsa contro la perdita di un braccio o una gamba.
EliminaSecondo me che si sia mosso Bennet è indicativo. E' andato a Mosca con il permesso e il mandato di qualcun altro. Non vuol dire che troveranno la quadra ma si può sperare che almeno non si arrivi a un coinvolgimento diretto della NATO nel conflitto.
Eliminanon te ne offendere Olympe,
RispondiEliminama secondo me una delle cose che a volte lascia perplessi quando ti si legge e' che ,nel criticare gli us, non riesci ad abbandonare completamente il circolo vizioso: il nemico del mio nemico e' mio amico, e quindi cerco di giustificarlo.
solo questo, poi magari mi sbaglio. buon weekend
Invece giornali e tv sono imparziali
EliminaOcchio per occhio, dente per dente?
Elimina'il nemico del mio nemico e' mio amico, e quindi cerco di giustificarlo' questa l'ho già sentita e descrive molto bene il comportamento di una delle potenze coinvolte nel conflitto negli ultimi decenni.
EliminaGuerriglia in Afghanistan, in Bosnia, Nicaragua e molti altri posti, appoggio alle formazioni neonaziste e voto contrario all'ONU per la messa al bando delle stesse, appoggio a formazioni che fino a qualche mese prima erano nell'elenco delle 'organizzazioni terroristiche'.
Ci sono i guerrafondai, i bellicisti tifosi e c’è il divide et impera. Stragi e genocidi sono connaturati al Potere. Durante l'ultima guerra vi sono stati 6o Milioni di morti. La cosa più singolare è che NON si riesca a capire che nel grande Gioco del Potere i morti, sia di una parte che dell'altra, non hanno valore. Conta solo il Potere.
RispondiEliminaIo sono stufo di arrabbiarmi quando sento dire 'la Russia ha violato il tabù di una guerra in europa e dell'inviolabilità dei confini'
RispondiEliminaIn Kosovo non c'è stata una guerra con smembramento di uno stato e ridefinizione dei confini a colpi di proiettili all'uranio impoverito?
Prima ancora nel 1974 non abbiamo visto uno stato, membro della NATO, prendersi metà del territorio di uno stato vicino?