“Potrebbe”? S’è per questo potrebbe anche usare anche armi nucleari. Oppure armi batteriologiche, o ancora delle semplici pistole ad acqua e cerbottane. “Potrebbe” non significa nulla. Che notizia è questa? È atta a fomentare un clima ancora più ostile e preparare il terreno per la solita messinscena sulle “armi di distruzione di massa”. Può far gioco su un’opinione pubblica normalizzata e acquiescente al punto d’accettare qualunque cosa le sia proposta.
Quante persone, per esempio, sono informate che sabato scorso in Arabia Saudita sono state giustiziate 81 persone, probabilmente per decapitazione, accusate di terrorismo? Sappiamo come funziona la giurisdizione da quelle parti. Dove sono gli oppositori alla pena di morte? È questo il nuovo “rinascimento” in Arabia Saudita di cui parlava Matteo Renzi?
Per tornare all’Ucraina e a quel che sappiamo e al molto che non conosciamo: cos’è questa storia di un ospedale attaccato e “bambini sepolti” sotto di esso? I russi dicono che l’ospedale era chiuso da mesi e che è stato utilizzato dalle forze ucraine. Chi ha prodotto questa storia sui bambini? Per contro, cos’è questa storia delle truppe della NATO già in Ucraina prima che iniziasse il conflitto? Cos’è questa storia delle forze militari ucraine che si spostano in massa nel Donbass? Come possiamo davvero sapere cosa accade?
Durante la prima Guerra del Golfo, nel 1990, una rifugiata quindicenne kuwaitiana di nome Nayira descrisse tra le lacrime, davanti al Caucus del Congresso degli Stati Uniti per i diritti umani, di essere stata presente mentre le truppe irachene trafugavano le incubatrici dall’ospedale, lasciando 312 neonati “a morire sul pavimento gelido”. La falsa testimonianza di Nayirah faceva parte di una campagna di propaganda da 10 milioni di dollari gestita dalla società di Relazioni Pubbliche Hill & Knowlton per il governo del Kuwait. Nayirah non lavorava come volontaria in un ospedale, era in realtà la figlia dell’ambasciatore kuwaitiano a Washington.
Alcune notizie sono false, altre no, altre ancora inverificabili a causa del sensazionalismo e della censura. Non possiamo credere ai russi che sono parte in causa. Allora crediamo a coloro che hanno scatenato una guerra affermando che Saddam Hussein aveva armi di distruzione di massa e rappresentava una minaccia immediata per gli Stati Uniti e i suoi alleati?
Abbiamo bisogno di un’informazione con un minimo di equilibrio, non d’invenzioni e congetture su che cosa Putin “potrebbe” fare o non fare. Inoltre bisogna considerare la realtà per ciò che essa consta effettivamente.
Qualcuno dovrebbe spiegare al grosso pubblico che Sebastopoli, per citare un nome, è terra russa, abitata prevalentemente da russi e che era difficile immaginare che Mosca avrebbe rinunciato a una città eroicamente difesa contro la coalizione franco-anglo-ottomana durante la guerra di Crimea nel 1854-55 e contro la Wehrmacht nel 1941-42, dunque che avrebbe rinunciato alla sua maggiore base navale nel mar Nero.
Avrebbe rinunciato per sempre l’Italia a Trieste nel 1945? Chi avrebbe definito i triestini o gli italiani istriani come “italiofoni”? Ci rendiamo conto con quali cialtroni abbiamo a che fare nei media?
Per quanto riguarda l’Ucraina del dopoguerra, quale rispettabilità internazionale poteva essere riconosciuta a un movimento nazionale ucraino che aveva sposato attivamente le parti della Germania nazista? Poi, quando i confini dell’Ucraina erano stati tracciati in epoca sovietica, le frontiere avevano una funzione prevalentemente amministrativa. Nel caso era difficile parlare di confini nazionali!
George H.W. Bush, in un discorso pronunciato a Kiev il 1° agosto 1991, quando lo Stato sovietico non era ancora dissolto, disse testualmente nella parte conclusiva del suo discorso: «Qualcuno ci esorta a scegliere fra il sostegno Gorbaciov e quello ai leader desiderosi d’indipendenza delle singole repubbliche. È una falsa scelta. Credo, in tutto franchezza, che il presidente Gorbaciov abbia fatto cose sorprendenti e che le sue politiche di glasnost, perestrojka e democratizzazione vadano nel senso della libertà politica, della democrazia e della libertà economica».
A tale riguardo Sergio Romano in un suo libro: «Vi era quindi nel suo discorso l’implicita esortazione a evitare la dissoluzione dell’Urss e le pericolose conseguenze che ne sarebbero derivate per la geografia politica del più grande Stato dell’Europa orientale» (In lode della Guerra Fredda, p. 57).
Bush si augurava addirittura il mantenimento dei confini dell’Urss!
Certo, a nessuno piace essere invaso o minacciato, non all’Ucraina e nemmeno alla Russia, ma non si tratta di russi e ucraini, ma di Russia e USA-NATO con l’Ucraina nel mezzo. Se non s’incomincia a trattare la Storia e l’informazione con un minimo di equilibrio, si creano le condizioni perché questa guerra continui anche dopo che, si spera, non si sparerà più.
Non hanno considerato le dolorose emorroidi.
Questa storia finirà molto male per noi. In verità già ne stiamo pagando le conseguenze, pur di seguire i dettami politici strategici degli Usa - Nato.
RispondiEliminaCarta: costi saliti del 100%. I produttori chiudono.
Mangimi su del 50%: alle aziende conviene abbattere gli animali.
Addio russi negli hotel: perdiamo 984 milioni.
E continuiamo a farci del male per restare fedeli cagnolini degli Usa-Nato.
I "cattivoni" russi vendono ancora gas ad Eni ai prezzi vecchi ma Eni lo distribuisce a 12 volte tanto e noi paghiamo.
RispondiEliminaGoverno ricottaro!