“Ai giorni nostri, si possono fare le guerre solo se il popolo è persuaso che la guerra è necessaria e che è giusta” (Bernhard von Bülow, cancelliere tedesco 1900-1909).
L’ordine geopolitico uscito dal secondo conflitto mondiale era già in crisi prima del 1989- 1991, ma con quegli avvenimenti e l’emergere prepotente della questione cinese quale potenza economica concorrente quell’ordine è entrato in una crisi generale e non s’intravvede come possa comporsi un quadro di stabile equilibrio. A ciò si devono aggiungere i giganteschi interessi industriali e finanziari privati che, palesi o sottotraccia, non sempre coincidono con quelli della stabilità e dell’interesse comune.
Un quadro internazionale sul fronte europeo sempre più critico per via dell’ostinazione americana di percepire la Russia come una naturale antagonista in chiave di concorrente economica e politica in ambito UE. Sulla sponda russa il revanscismo ha trovato perfetto alimento nell’inconsulta estensione della Nato a Est e dunque più di un motivo di preoccupazione nell’élite russa e di mobilitazione pubblica.
Nel mezzo l’Unione Europea, con le sue divisioni nominalistiche e molto politico- economiche, l’assenza di una comune visione e carenza di una struttura difensiva propria. Ne sta pagando le conseguenze, così come ha imparato a proprie spese che il suo allargamento alla Polonia, Ungheria e Paesi baltici significa solo farsi succhiare denaro senza ottenere nulla in cambio, ricevendone anzi problemi e imbarazzanti disconoscimenti della sua autorità.
Il presidente degli Stati Uniti oggi annuncerà che fornirà un miliardo di dollari in armi all’Ucraina, più del doppio del valore dell’equipaggiamento militare che gli Stati Uniti hanno inviato dall’inizio della guerra 20 giorni fa. La nuova tranche di armi sarà finanziata dai 13,6 miliardi di dollari stanziati per l’Ucraina nel disegno di legge di bilancio omnibus firmato ieri da Biden.
Sempre oggi Volodymyr Zelensky parlerà al Congresso degli Stati Uniti, chiedendo la solita cosa: di istituire una “no-fly zone” in Ucraina. Delle conseguenze, se questa sua richiesta fosse accettata, equivalenti alla dichiarazione di guerra della Nato, non gliene importa nulla evidentemente. Zelensky ha invitato gli Stati Uniti e la NATO a interdire le vie navigabili internazionali alle navi russe, anche questa una misura di guerra aperta.
Insomma, nessuno sembra interessarsi seriamente a trovare una soluzione, tutti interessati a cercare di ottenere il massimo vantaggio, irriducibili a qualsiasi ipotesi d’accordo. Pare a ogni modo evidente che anche qualora si raggiungesse un compromesso tra le parti oggi in guerra, il quadro d’insieme Nato-Russia per stabilire un nuovo equilibrio non potrà essere raggiunto.
A me pare che ciò presenti analogie inquietanti con quanto accadde negli Anni Dieci del secolo scorso nei Balcani. È in quelle due guerre combattute tra il 1912-’13 che venne sparato il primo colpo di cannone che portò nel 1914 alla conflagrazione europea e poi a quella mondiale. L’Italia ebbe la sua parte, anche se non direttamente in quelle guerre. Un po’ prima, essa dimostrò che la “carcassa del turco” era impunemente aggredibile. I Paesi balcanici presero occasione di seguirne l’esempio.
Altre premesse che porteranno all’agosto 1914: la contesa anglo-germanica, con la spettacolarizzazione della sfida navale; forse ancor più nefasta fu la fine dell’alleanza raggiunta da Bismark e faticosamente mantenuta da von Bülow tra la Germania e la Russia. In tal caso entrò poi in gioco l’inadeguatezza del personale politico e diplomatico.
Sul fronte franco-tedesco la questione dell’Alsazia, che dal 1870 al 1940 non cesserà di essere agitata da una parte e dall’altra. Anche allora la questione cinese era quanto mai aperta, anche se con aspetti molto diversi da oggi, e poi quella che diventerà la questione mediorientale, quella africana, insomma l’assetto mondiale complessivo.
Ieri così come oggi siamo in trappola in una polveriera dove tutti stanno minacciosi col proprio cerino acceso in mano. Allora l’opinione pubblica fu aizzata a dovere e non oppose troppe difficoltà alla guerra, soprattutto la borghesia grande e piccola che trova sempre qualcosa di cui farsi paladina, specie se si tratta, a suo dire, di questioni morali e di principio. Sappiamo come cominciò la carneficina in quell’inizio secolo e come proseguì fino al 1945. La differenza sta nel fatto ben noto ma sempre più trascurato che nella polveriera odierna non c’è solo polvere da sparo.
È incredibile dover sentire la verità da Giordano e Belpietro. Veramente incredibile. Il mondo si è capovolto : https://m.facebook.com/sharer.php?fs=1&sid=4807584402611523&refid=7&_ft_=qid.-6694171827657225330%3Amf_story_key.8644490338855604987%3Atop_level_post_id.4807584402611523%3Acontent_owner_id_new.100000800331157%3Asrc.22%3Aphoto_id.254763816864209%3Astory_location.5%3Astory_attachment_style.video_autoplay%3Aview_time.1647417443%3Afilter.h_nor&__tn__=J%2AW-R
RispondiEliminail link mi porta a FB dove non ho accesso
EliminaVedrò di pubblicare solo il vd.
Eliminagrazie, Giordano e Belpietro non me li voglio perdere
Eliminahttps://vm.tiktok.com/ZML56dH4y/
EliminaDi meglio non ho saputo fare. Lo deve aprire su Google.
Saluti
grazie molte. ciao
EliminaMi faccia sapere se è riuscito a vederlo. Grazie.
Eliminatutto OK grazie molte
Eliminahttps://officinadeisaperi.it/eventi/soluzione-lonu-volutamente-emarginata-e-sostituita-con-la-nato-da-il-manifesto/
RispondiEliminachi sarebbe il "bandito" cui allude Ferrajoli? Putin, ovviamente. L'ONU, dice, sarebbe lo sceriffo (non lo chiama così ma il concetto è quello). Troppe assenze di quello sceriffo in passato. Ora però ridiventa buono per il "bandito" russo.
EliminaIl manifesto ha allevato gente come Riotta, Annunziata ecc..
Forse mi ripeto. Fa niente: io ho conosciuto personalmente alcuni giornalisti del Manifesto. Erano accomunati da una caratteristica: poco intelligenti. Naturalmente si impone la messa avanti delle mani: "non voglio generalizzare".
Eliminauna cosa è criticare un articolo o un autore, altra cosa è fare una critica generica. "banaltrismo"
EliminaIo credo, che all'interno del sistema economico e politico borghese imperante su scala mondiale, fatto di sovrapproduzione, sovrappopolazione relativa, conquista di territori con le loro risorse e i loro mercati, e quindi ridefinizione della gerarchia fra Stati/Potenze, non c'è via di uscita. Men che mai ci potrà essere un equilibrio. Sto ragionando da comunista/materialista ovvio.
RispondiEliminaMi meraviglia che non lo fa pure lei. Come fa uno come lei così colto e profondo conoscitore dei padri del comunismo scientifico (Marx-Engels) a non sottolineare che è proprio il modo di produzione capitalistico, la vera base su cui si muove la geopolitica, così brillantemente descritta da lei nei suoi post?
Saluti
la geopolitica esisteva anche prima del capitalismo. i nostri più remoti antenati facevano guerra per il controllo di una pozza d'acqua. mi pare che quelli che lei chiama papà del comunismo, avessero un'idea un po' più complessa della cose rispetto alla vulgata marxista.
EliminaAmen
RispondiEliminatra un po' taglieremo la farina con la cocaina
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