Il nascente governo di Mario Draghi non farà quello che molti si aspettano. Non perché incapace o perché non voglia, ma non potrà farlo dati i rapporti di forza sedimentati nella società, di cui i partiti sono diretta e plastica espressione. Rapporti di forza che non sono accidentali e non hanno mai cessato di rinforzarsi a favore ovviamente di chi è già forte.
La tendenza all’immobilismo di questo paese è il prodotto degli interessi di ceti e gruppi che fino ad ora hanno opposto resistenza alla storia. Ecco perché il succedersi di governi tecnocratici rappresenta il giudizio sulla storia, non solo degli ultimi decenni, di questo paese.
Possiamo davvero immaginare una seria riforma fiscale laddove quasi la metà dei contribuenti dichiara meno di 15.000 d’imponibile e versa il 4,2% dell’Irpef totale? Tutta gente che vota e non si farà convinta che pagare le tasse è dovuto e giusto.
Credere in una seria riforma della giustizia contro il volere del partito trasversale dei prescritti e la casta dei magistrati? Gente di panza e di sostanza.
Illuderci che sarà possibile riformare strutturalmente la pubblica amministrazione laddove non ci sono riusciti i governi, quantomeno quelli dell’ultimo millennio? Riformare l’inamovibilità e revocare alcuni “diritti acquisiti” scatenerebbe la guerriglia.
Draghi non si propone rivoluzioni, non è un velleitario, e sa che i rapporti di forza nella società sono la misura di tutto, del compimento e del non compimento. Impossibile un livello d’intervento superiore. La posta in palio non è lo stravolgimento di tali rapporti di forza. Sarebbe oltretutto un suicidio politico personale in vista di altri orizzonti.
È altresì ben conscio della volontà dei partiti di ripiegare e ripararsi momentaneamente dietro il suo nome. Il suo ministero potrà fare qualcosa con ciò che resta, nelle sue forme profondamente degradate, di questo paese. Con la differenza, almeno negli intenti, di farlo in modo decente. Sempre se glielo consentiranno, questione tutt’altro che scontata.
Chiarissimo. E quel qualcosa che potrà essere fatto - e non è un caso che gli agit-prop de La Repubblica degli Agnelli vi pongano l'accento - è (udite! udite!) è la Scuola che convoglia un odio trasversale e un bacino di stipendiati che abbiano da stare zitti e march e cogli studenti già sedati e colpevolizzati di essere untori che devono stare a casa con la Dad e senza uscire dopo le 18. "recuperare a giugno il tempo perso", titolano gli stronzi. Che testedicazzo che sono.
RispondiEliminasedati è esatto
EliminaCaste, hai detto bene. E' una società per caste. L'area dei "rapporti di produzione", l'unica dove c'è dinamismo, si restringe e marginalizza.
RispondiEliminain un sistema dominato da chi ha molto denaro e controlla o può comprasi tutto e tutti, le elezioni sono una farsa per gli allocchi che ci credono ancora, quelli che si affannano a distinguere ancora destra e sinistra, riformismo e conservatorismo.
Eliminagli apparati sono chiamati a gestire questa dittatura di fatto, laddove i farabutti dell'economia (e sono tantissimi) la fanno franca e chi ruba la classica mela può finire sotto processo e perfino in galera.
Grandissimo sunto sul sistema politico e sociale.
Eliminal'unica via d'uscita è il sorteggio dei parlamentari. il risultato di OGNI sistema elettorale è la legittimazione dei gruppi di potere esistenti.
EliminaCosa intendi con "il giudizio sulla storia" ?
RispondiEliminagrazie
GS
I veri dati che contano: (ANSA) - BERLINO, 09 FEB - L'export tedesco nel 2020 è calato del 9,3%, segnando un ammontare di 1.204,7 miliardi di euro di merce esportata. Lo ha reso noto l'Ufficio di Statistica federale Destatis.
RispondiEliminaSi tratta del crollo più forte mai registrato dalla crisi finanziaria del 2009, quando il calo segnò un -18,4% rispetto all'anno precedente. Le importazioni sono diminuite del 7,1% a 1.025,6 miliardi di euro. (ANSA).
La semplicità con cui si crede che l'Italia possa uscire dalla fossa che si è scavata in decenni è parte del problema.
RispondiEliminaFa paio con l'idea che debbano sempre pagare gli altri, come se si fosse davvero un popolo di santi.
Marco
Molto vero
Elimina