Ci si duole perché i giovani non hanno più un ideale verso il quale impegnarsi politicamente. Ipocriti, avete ridotto l’impegno politico a un mero affare di bottega (“la ditta”), raso al suolo tutto ciò che non si conformava all’ideologia del laissez-faire e del mercato, vi siete perfino dichiarati liberalsocialisti, che a ben vedere è un ossimoro.
Il liberalsocialismo è ben conscio delle contraddizioni insite nei rapporti di produzione borghesi, della concentrazione dei capitali, delle crisi, delle stridenti sproporzioni nella distribuzione della ricchezza e di altre patologie proprie del capitalismo. Tuttavia si raffigura il mondo dove domina il capitalismo come il migliore dei mondi possibili e punta a riformare l’ordine economico e sociale borghese lasciando però intatti i suoi presupposti.
Il liberalsocialismo borghese sogna “un sistema economico misto”, elabora la consolante idea di un semi-sistema o anche in un sistema intero “caratterizzato da una qualche forma di regolamentazione e pianificazione economica statalizzata coniugata a una mera economia di mercato” (Wikipedia). Quando invita ad aderire al proprio pragmatismo riformatore, il liberalsocialismo pretende in sostanza che i rapporti sociali fondamentali rimangano fermi alla società attuale e chiede esplicitamente che si rinunci alle odiose idee di un tempo!
Il liberalsocialismo nella sua sgangherata teoria è un prodotto dell’ideologia della classe dominante, che ha al primo punto l’assioma che il capitalismo è nell’interesse di tutti. Nella pratica il liberalsocialismo è conservatore e reazionario.
Non a caso l’opzione elettorale liberalsocialista trova le adesioni più convinte soprattutto presso quella parte sedicente progressista della media e grande borghesia, disponibile alle battaglie per i diritti civili e però indisponibile, anzi contraria, alle lotte per un reale e radicale mutamento di questo sistema. Che è ovvio non possa avvenire con un atto notarile.
La lotta ideologica è una determinazione essenziale della lotta di classe, investe l’intero campo delle forme ideologiche della coscienza e, dunque, l’intero campo del reale poiché, nella formazione sociale capitalistica, la causa appare come l’effetto e tutto si presenta rovesciato.
L’esortazione di Lenin “è necessario sognare” è antitetica al liberalsocialismo. Immersi come siamo in una realtà mostruosamente deformante e imbarbarita, dobbiamo reimparare a sognare in modo rigorosamente fondato e scientificamente definito. Non abbiamo bisogno di un’altra élite che gestisca al meglio l’esistente. C’è bisogno di un sogno grandioso e collettivo per seppellire la borghesia morente.
se non ricordo male Lenin diceva "sognare in avanti"
RispondiEliminaDi norma ritengo utile e necessario riflettere su quanto leggo prima di farmi una qualche opinione e magari esprimerla in un qualunque contesto.
RispondiEliminaIn questo caso, di getto, mi dichiaro estasiato da questo post.
Grazie per l'intimo godimento che mia hai procurato.
Fa piacere averti tra i lettori
EliminaNon credo "si raffigura il mondo dove domina il capitalismo come il migliore dei mondi possibili"; piuttosto sono convinti che sia l'unico dei mondi possibili (TINA). La storia smentisce prima o poi tali illusioni.
RispondiElimina(Peppe)
'' Non abbiamo bisogno di un’altra élite che gestisca al meglio l’esistente''
RispondiEliminama, il problema e' che loro hanno bisogno di noi...
immagino che un giorno, come dici te, questo stato attuale di cose verrà ricordato come si ricorda oggi la servitu' della gleba.....ma mi sa che non ci arrivo.