Avi Loeb, astronomo, ha appena pubblicato un suo libro: Extraterrestrial: The First Sign of Intelligent Life Beyond Earth. Non c’è che dire, il titolo è assai accattivante, specialmente in una giornata del cazzo come quella di oggi: fa quasi caldo, ci sono ben nove gradi e però piove.
Per non insistere sempre sul tema “draghi” e affini, oggi il post si occupa di altre creature fantastiche, più precisamente di creature aliene e del primo oggetto interstellare che ci è entrato in casa.
L’oggetto è l’ormai noto Oumuamua, avvistato alle Hawaii nel 2017, proveniente da Vega, stella che dista 25 anni luce, vale a dire due passi da noi se consideriamo quanto siano lontane molte altre. Nell’avvicinarsi al Sole, la sua velocità è aumentata in forza dell’attrazione esercitata dalla forza di gravità della nostra stella. Tutto normale dunque.
Sennonché Oumuamua presenta aspetti molto singolari. Eccone alcuni. Quando supera il punto più vicino al Sole, ci si aspetta di misurare una diminuzione della sua velocità, visto che si sta allontanando dal Sole e la sua forza di gravità, agendo ora in verso opposto, deve causarne la decelerazione. Invece quando il 7 ottobre 2017 passò accanto alla Terra, continuò ad accelerare. Forse si è reso conto di quanta gentaglia lo abita. Accelera di poco, circa 0,000005 m/s2, ma non rallenta.
La traiettoria di Oumuamua deviava da quella attesa considerando solo l’effetto della gravità del Sole. La deviazione è piccola (un decimo di punto percentuale) ma statisticamente molto significativa. Le comete mostrano un simile comportamento quando i ghiacci sulla loro superficie si riscaldano per l’illuminazione solare ed evaporano, generando una spinta. Quella extra di Oumuamua potrebbe aver avuto origine da un degassamento di tipo cometario se almeno un decimo della sua massa fosse evaporata. Ma un’evaporazione così massiccia avrebbe naturalmente portato alla comparsa di una coda cometaria, che nessuno però ha mai visto.
Come se non bastassero queste stranezze, la forma ipotizzata è la più estrema fra quelle di tutti gli asteroidi precedentemente osservati nel sistema solare, i quali hanno un rapporto lunghezza-larghezza al massimo di tre. La sua lunghezza, stimata in circa 400 metri, è da cinque a dieci volte più grande della sua larghezza proiettata. Inoltre Oumuamua dev’essere insolitamente brillante, con una riflettanza che è almeno dieci volte superiore a quella mostrata dagli asteroidi del sistema solare.
Inoltre, il degassamento cometario avrebbe cambiato il periodo di rotazione di Oumuamua, e però non è stato osservato alcun cambiamento del genere. Complessivamente, Oumuamua non sembra essere una tipica cometa né un tipico asteroide, si legge su Le Scienze. Ma già la sua origine è singolare, ossia il fatto che sia “sfuggito” al suo sistema di riferimento, un sistema molto speciale, dove solo una stella su 500 si muove tanto lentamente quanto Oumuamua.
Se Oumuamua proviene da una stella tipica, dev’essere stato espulso con una spinta di velocità insolitamente elevata. A rendere le cose ancora più insolite, c’è il fatto che l’impulso dovrebbe essere stato uguale e opposto alla velocità della sua stella rispetto al sistema di riferimento, che è di circa 20 chilometri al secondo per una stella tipica come il Sole.
L’origine dinamica di Oumuamua – si legge su Le Scienze – è estremamente rara, da qualunque parte la si guardi. Ciò è sorprendente, dal momento che il primo ospite straniero a una cena dovrebbe essere statisticamente comune alla popolazione di provenienza.
Il satellite Kepler ha rivelato che circa un quarto di tutte le stelle nella Via Lattea ha un pianeta abitabile della dimensione della Terra, che potenzialmente potrebbe avere acqua liquida sulla sua superficie e una chimica della vita per come la conosciamo. È quindi concepibile che lo spazio interstellare sia pieno di detriti prodotti artificialmente, o sotto forma di dispositivi che servono a uno scopo in una missione di ricognizione o sotto forma di attrezzature dismesse.
E qui entra in scena il citato Avi Loeb, presidente del Dipartimento di astronomia di Harvard, dunque non Peppino il barista. Il quale ipotizza possa trattarsi di un oggetto artificiale, per così dire alla deriva, creato da extraterrestri. Dopo aver analizzato in dettaglio l’origine e il comportamento di tale oggetto, ne deduce che le sue caratteristiche inducono a pensare che dovrebbe essere simile a una vela solare di origine artificiale. In questo caso, Oumuamua sarebbe simile alla vela della missione giapponese IKAROS.
Che cosa posso dire nel mio piccolo? Di questi tempi dal cielo piove di tutto e dunque arrendiamoci al fatto, come disse quel rigattiere di Stratford-upon-Avon, che ci sono più cose in cielo di quante noi ne possiamo sognare.
Quella del è una questione che non mastico bene purtroppo ... GS
RispondiEliminaVisto che gradisci le correzioni, nel passo "il degassamento cometario avrebbe cambiato il periodo di rotazione di Oumuamua", probabilmente la parola "rotazione andrebbe sostituita con "rivoluzione". Suppongo, tra l'altro, che sia termine a te gradito.
RispondiEliminaTi ringrazio cmq, ma si tratta proprio di rotazione, che per la quale impiega 8 ore, mi dicono dalla regia. Un bacione umidissimo
EliminaUn che in più, col cell è una lotta
EliminaDevi disattivare la tastiera TouchPal → Tastiere e usare la tastiera nativa che non corregge automaticamente. È anche più comoda.Saluti da Oumuamua, IP sempre nei tuoi analytics
EliminaMalestro/Franz
Grande Franz
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