Georg Wilhelm Friedrich Hegel (una singola persona, non tre fratelli), scrisse che solo ciò che è razionale è reale, e viceversa. Generazioni di studenti ripetono volentieri l’assunto (i loro insegnanti soddisfatti annuiscono), non sempre comprendendo l’effettivo significato che va attribuito alla frase nel contesto della dialettica storica.
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I governi che non hanno una reale opposizione sono delle dittature di fatto. In Italia non hanno un’effettiva opposizione da diversi decenni. Nemmeno i governi Berlusconi hanno avuto un’effettiva opposizione parlamentare, ma al massimo quella espressa occasionalmente dalla Cgil o quella collaterale intrapresa dalla magistratura.
In Italia c’è la dittatura? È chiaro che non si tratta di una relazione semplice di causa- effetto, dalla quale discende linearmente che se non c’è un’opposizione al governo c’è sic et simpliciter una dittatura. Inoltre, se per dittatura s’intendono i regimi torvi e grotteschi del primo Novecento, si va fuori strada. In Italia, e non solo, c’è la più ampia libertà di scelta politica. Anche troppa, sostiene più d’uno con qualche nostalgia.
Nel divenire del modo di produzione capitalistico lo Stato ha, in stadi di sviluppo diversi, assunto forme diverse. Nella nostra epoca le dittature del passato sarebbero percepite come un elemento irrazionale e antistorico, si scontrerebbero con la realtà economica e sociale vigente. La Corea del Nord rappresenta un esempio paradigmatico d’irrazionalità e antistoricità di quel genere di dittatura.
Storicamente le metamorfosi della forma Stato, e dei governi che ne sono l’espressione, vanno lette in relazione al movimento contraddittorio del capitale e alle fasi di sviluppo che esso ha attraversato. Basti pensare che cosa è avvenuto a cavallo tra gli anni Ottanta e Novanta, il via alle massicce privatizzazioni a fronte dell’alta incidenza degli investimenti nelle Partecipazioni Statali che aveva accompagnato nelle fasi precedenti l’economia italiana, che è però sfociata infine in sottocapitalizzazione e crescita del rapporto tra indebitamento e fatturato (il caso Alitalia è ancora cogente per tutti noi!).
Veniamo all’oggi, a quanto sostiene Mario Draghi: “La storia repubblicana ha dispensato una varietà infinita di formule”. No, non infinita, e tutta interna al parlamento e agli eletti. Non c’era stata, fino a una certa data, la formula dell’”inconsueto perimetro”, per citare ancora le sue parole, ossia quella dei presidenti del consiglio calati dall’alto e imposti ai partiti, incapaci di darsi un governo politico.
Perciò anche l’attuale governo, non meno degli altri calati dall’alto, non “è semplicemente il governo del Paese”. È un governo deciso al di fuori del parlamento, nel rispetto formale della Costituzione, al quale i partiti politici (sotto la formula di “una rinuncia per il bene di tutti”) sono tenuti a votare la fiducia perché incapaci di darsi un governo tutto loro.
Come già successe con Mussolini, con Badoglio, con Ciampi, con Dini, con Monti e ora con Draghi. Non sorprenda l’accostamento, sta tutto nella realtà dei fatti storici. Anche Mussolini e Badoglio sostenevano di agire per il bene del Paese, che allora usava chiamare Patria.
Su una cosa ha ragione il presidente Mattarella: sulla metafora della farina. E qui si dovrebbe aprire un’altra riflessione, quella sulla cosiddetta “crisi della democrazia”, ma per farla breve cito Luciano Canfora, secondo il quale il sistema è dominato da “un’oligarchia dinamica incentrata sulle grandi ricchezze ma capace di costruire il consenso e farsi legittimare elettoralmente tenendo sotto controllo i meccanismi elettorali” (Luciano Canfora, La democrazia, p. 331).
Per quanto riguarda le “dinamiche oligarchie”, bisogna dire che in Italia esse si presentano in forme e modalità piuttosto eterogenee e non sempre univoche, salvo che negli scopi fondamentali: per prima cosa garantire gli interessi particolari di classe, di ceto, di casta; quindi garantire la riproduzione dello status quo, pur con tutte le contraddizioni di una società di classe cui s’aggiunge il retaggio d’arretratezza culturale e civile di questo paese.
Dittatura della borghesia è un concetto che riassume la costituzione della nostra società. GS
RispondiEliminaIl Luciano Canfora che dalla Gruber sta commentando il discorso di Draghi è quello che cita spesso lei ? No, perché un po' mi stupisce vederlo in tale contesto intento a commentare sul nulla alternandosi ai soliti mezzibusti
RispondiEliminail libro da cui ho tratto la frase è firmato da lui.
Eliminaho già avuto modo di occuparmi di L.C.:
https://diciottobrumaio.blogspot.com/2014/10/lalito-cattivo-di-luciano-canfora.html
l'unica via d'uscita è il sorteggio dei parlamentari. Il risultato di TUTTI i processi elettorali è solamente la legittimazione del potere (di chi già lo ha).
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