I vaccini sono diventati un’arma geopolitica in una guerra d’influenza. Il caso microscopico di San Marino ne è solo la spia. La circolazione dei vaccini russo e cinese nei paesi del Medio Oriente, Asia, Africa e America Latina a prezzi accessibili ne costituisce la prova. L’Occidente non è nemmeno in grado d’inviare dosi sufficienti per vaccinare gli operatori sanitari in Africa, e l’Europa in questo momento non è in grado di garantirsi forniture adeguate in tempi brevi per vaccinare la propria popolazione.
Lo scorso ottobre, gli Stati Uniti, l’UE e il Regno Unito hanno respinto la richiesta dell’India e del Sud Africa all’Organizzazione mondiale del commercio di rinunciare alla protezione della proprietà intellettuale per i vaccini e consentire ai paesi in via di sviluppo di produrre o importare versioni generiche.
Questa è la realtà politica ed economica che governa il mondo, laddove la preoccupazione principale non è la salute della popolazione mondiale, ma la lotta per il vantaggio commerciale e geostrategico.
Anche se i vaccini sono in gran parte il risultato di ricerche finanziate con fondi pubblici, tutto è in mano alle aziende private che li producono e commercializzano.
La situazione, per quanto è dato sapere: a guidare è Israele con 82 dosi ogni 100 abitanti, gli Emirati Arabi Uniti con 54, il Regno Unito con 25 e gli Stati Uniti con 17, rispetto a una media globale di solo 1,7 per cento. L’Unione europea ha ordinato 1,6 miliardi di dosi per i suoi 375 milioni di adulti, ma non si sa quante e soprattutto quando e a chi saranno fornite. Si dice che saranno spartite secondo criteri proporzionali.
La disponibilità del prodotto è questione di tempo, ma è appunto sui tempi di vaccinazione che si sta giocando la partita, anche quella contro la persistenza massiva dell’epidemia a livello globale. Dopodiché i paesi più ricchi condivideranno le loro dosi in eccesso, probabilmente le doneranno o le venderanno ai loro alleati e agli stati clienti invece di distribuire vaccini attraverso iniziative di salute pubblica multilaterali.
Per il momento circa 130 paesi devono ancora ricevere una singola dose. 94 di questi hanno firmato accordi con Covax (una partnership pubblico-privata che comprende organizzazioni sanitarie internazionali compresa l’OMS), che fornirà vaccini gratuiti ai paesi più poveri in proporzione alla loro popolazione.
Mentre Canada, Norvegia e Regno Unito hanno dichiarato che doneranno alcuni dei loro vaccini in eccesso, Covax non ha il potere di obbligare altri a farlo. Va detto, ad onor del vero, che gli Stati Uniti hanno promesso una donazione immediata di 2 miliardi di dollari al programma Covax durante la riunione del G7 di venerdì scorso, e che forniranno una seconda tranche di 2 miliardi dopo che altre nazioni avranno destinato almeno 15 miliardi allo stesso scopo.
La Spagna ha annunciato che venderà 30.000 dosi in eccesso ad Andorra al prezzo di costo. Gli Emirati Arabi Uniti (EAU) sono stati uno dei primi paesi ad approvare i vaccini Sinopharm di produzione cinese, donandoli a paesi in cui ha interessi strategici o commerciali, tra cui 50.000 dosi ciascuno alle Seychelles e all’Egitto.
Il ministro degli Esteri cinese Wang Yi in una recente missione commerciale nel sud est asiatico ha promesso al Myanmar 300.000 dosi, 500.000 dosi ciascuno al Pakistan e alle Filippine e un milione di dosi iniziali alla Cambogia. Wang Yi si è assicurato un accordo da 45 milioni di dollari con l’Indonesia per tre milioni di dosi di Sinovac. Pechino offre anche piccole quantità dei suoi vaccini gratuitamente a Egitto, Guinea Equatoriale, Zimbabwe e Bangladesh, forniture che preludono a contratti di vendita più ampi.
L’India, che produce il 60% dei vaccini mondiali (non ditelo in giro), è determinata a non essere superata dal suo acerrimo rivale nella regione, la Cina. Sta regalando milioni di dosi di AstraZeneca, prodotte localmente su licenza, ai suoi vicini, tra cui Afghanistan, Bhutan, Cambogia, Maldive, Bangladesh, Nepal, Myanmar e Seychelles, come asse centrale della sua politica commerciale ed estera. Ha concluso accordi per fornire vaccini al Brasile e al Marocco e prevede di fornire la Mongolia e gli stati delle isole del Pacifico. Il ministero degli Esteri indiano ha affermato di aver fornito 15,6 milioni di dosi di vaccino a 17 paesi tramite donazioni o contratti commerciali.
La Russia ha firmato accordi con oltre 50 paesi, dall’America Latina all’Asia, per 1,2 miliardi di dosi del suo vaccino Sputnik V e ha da tempo iniziato a fornire dosi in Ungheria e Serbia prima dell’approvazione dell’UE. Con una capacità produttiva limitata, Mosca guarda oltreoceano per espandere la produzione, firmando accordi con 15 aziende in 10 paesi per produrre 1,4 miliardi di dosi, con la Germania interessata alla “produzione congiunta” di Sputnik V, secondo il Financial Times.
E L’Italia? Siamo in una situazione in cui non ci si può muovere a causa del baccano dei media, sempre a caccia di torbido vero o più spesso solo immaginato. Inoltre, per mesi la sola idea di un vaccino russo o cinese è stata screditata (demonizzata è il termine in Italia più appropriato), facendoli passare come intrugli assolutamente non sicuri, quando in realtà sono molto efficaci e in grado di essere conservati tra -2 e -8 gradi.
Il fatto che i vaccini siano una merce come le altre, soggetta alla contrattazione, è visto come un crimine. I famigerati “intermediari”, e con loro i produttori di vaccini, si ritirano, lasciano il campo e non si vogliono immischiare.
Nel mio piccolo lo scrivo da tempo: uno dei problemi più gravi e urgenti di questo paese, non solo in tema di pandemia, è l’uso strumentale dell’informazione. Un problema comune a molti paesi ma che in Italia ha assunto forme patologiche e perfino tragicamente ridicole. Un’arma, quella dell’informazione pilotata, di cui si servono le lobby politiche, economiche e non ultime le fazioni interne alla magistratura, per conquistare e difendere posizioni personali e di corrente. Una lotta continua di tutti contro tutti.
https://www.youtube.com/watch?v=LlUqp2Ii2AY&feature=youtu.be
RispondiEliminaDr Cat
https://noprofitonpandemic.eu/it/
RispondiEliminaAG
"Lo scorso ottobre, gli Stati Uniti, l’UE e il Regno Unito hanno respinto la richiesta dell’India e del Sud Africa all’Organizzazione mondiale del commercio di rinunciare alla protezione della proprietà intellettuale per i vaccini e consentire ai paesi in via di sviluppo di produrre o importare versioni generiche."
RispondiEliminaSolo questo dimostra come ormai la politica conti meno di 0.
Resta la speranza Cuba
https://www.agi.it/estero/news/2021-02-22/soberana-vaccino-cubano-emergency-11497822/
Va visto tutto:
RispondiEliminahttps://www.youtube.com/watch?v=HH_JWgJXxLM
Esiste anche un'intervista al documentarista a questo indirizzo:
https://www.youtube.com/watch?v=NPrjfZaLkoU
ma il giornalista pare non capire che sul banco degli imputati, nel documentario, ci sono sopratutto i media.
Un caro saluto a Olympe
Stefano
Scusi, ho visto tardi la sua partecipazione nei commenti all'intervista già due giorni fa
RispondiEliminaStefano