lunedì 14 dicembre 2020

Come ora

 

Paolo Pombeni, sul Domenicale, recensisce due librini che nelle intenzioni vorrebbero “ricostruire la scissione del partito socialista, la nascita di quello comunista e la sua evoluzione”. Su sei colonne, il recensore a proposito della scissione di Livorno (1921) cita i nomi di Gramsci, di Togliatti, di Terracini, della diabolica figura di Lenin, che tale scissione pretese, e via cantando.

Si dimentica di dire che la Direzione del PSI aveva poco tempo prima approvato a maggioranza un ordine del giorno firmato da Umberto Terracini che proponeva il recepimento dei 21 punti stabiliti dall’Internazionale Comunista per entrare a farvi parte, e con tale documento l’espulsione dei riformisti.

Poi, sorvola sul fatto che la scissione ebbe come risultato il trasferimento dei delegati scissionisti dal Teatro Goldoni, dove si teneva il XVII congresso socialista, al teatro San Marco, dove fu fondato, per l’appunto, il Partito Comunista d’Italia (PCd’I). E che pochi giorni dopo, come preannunciato, vi sarebbe confluita anche l’organizzazione giovanile, che assunse la nuova denominazione di Federazione Giovanile Comunista Italiana sancita con il 90% dei voti favorevoli durante un congresso svolto a Firenze il 27 gennaio.

Chi fu lestensore dei 19 dei 21 punti approvati dal Comintern, e poi alla guida degli scissionisti e del PCd’I, ossia di quel simpatico ingegnere con forte inflessione partenopea ma i cui genitori erano di origini piemontesi e toscane, proprio non mi viene in mente il nome. E nemmeno a Pombeni è venuto modo di citarlo!

*

Se nel 1921 non si fosse costituito il partito comunista a Livorno, la storia d’Italia sarebbe stata molto diversa, soprattutto per la classe operaia e bracciantile. Probabilmente, per dirne una, in Italia ci sarebbe ancora la monarchia.

Senza l’Unione Sovietica, di cui possiamo dire tutto il male possibile, la storia d’Europa e del mondo intero sarebbe stata molto diversa, soprattutto a spese dei lavoratori di ogni paese. Non è un caso che lo spettro del comunismo agiti ancora il sonno della borghesia e dei suoi servi.

Conosciamo la storiella secondo cui senza il comunismo non ci sarebbero stati i fascismi. Sappiamo bene, invece, come stanno le cose: nei momenti più critici delle crisi economiche e sociali la borghesia risponde con la repressione e il fascismo. Altrimenti essa preferirebbe mostrare la sua faccia falsa e benevola, curare i suoi affari in una tranquillità dittatura soft. Come ora.


5 commenti:

  1. Non so chi diavolo sia Pombeni, certo è che non citare Amadeo nella storia del PCI, è quantomeno : Una " curiosa "imbecillità !

    caino

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    1. un laureato in scienze politiche che passa per essere uno storico e scrive come viene viene

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    2. Imperdonabile dimenticanza. Peraltro dell'unico serio comunista che riconosce l'ortodossia non può non avere che natura settaria.
      https://www.youtube.com/watch?v=UiMVz-KtKCw

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    3. che lucidità d'analisi.

      il fascismo era già stato deciso, la monarchia vi si adeguò e poi lo sostenne convinta, come sappiamo. il liberalismo doveva essere messo d'un canto.

      mi manca un commento che mi "accusi" di bordighismo per vincere una scommessa. peccato non sia arrivato.

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    4. un giorno, mi piacerebbe trovare, su queste pagine, il racconto del movimento dello sciopero dell'agosto del 1922 e dei fatti di Ancora, Bari e Parma

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