venerdì 18 dicembre 2020

Il bacio

 

L’inquietudine della vecchiaia mi dà continuamente la voglia di viaggiare. Quando viaggio l’inquietudine non si placa, ma trova compenso in ciò che scopro di bello e d’inatteso. Sentimentalismo piccolo-borghese, l’ammetto, ma chi può dirsi immune da certi cascami?

Purtroppo le cose del mondo vanno nel senso che non possiamo muoverci per andare lontano e chissà per quanto tempo ancora.

Anche questo è conseguenza di ciò che ha sorpreso di più in questa vicenda scabrosa che stiamo subendo: l’alto numero di morti. Ma perché stupirsi degli effetti di un’epidemia? Il caso fa di ognuno di noi una palla d’avorio su un biliardo, sospinta da una parte e dall’altra dal capriccio di un bimbetto per procurarsi il divertimento di vederla cadere nella buca.

La nostra volontà, ben lontana dal renderci liberi, è solo uno strumento del caso per fare esso stesso ciò che vuole illudendoci. Infatti, quello che noi chiamiamo destino, alter ego del caso, si fa particolarmente apprezzare nei momenti decisivi nella vita di ciascuno, come quando t’ammali e non puoi farci nulla.

Pertanto non mi fanno alcun effetto le immagini televisive riprese nei reparti di t.i. e trasmesse in voce dolente e dozzinali sottofondi thriller. Questo trattamento seriale cui siamo sottoposti può darci l’idea una volta di più della forza di condizionamento sulla società dei media e di chi li controlla (invece che ci frega che Open Fiber è stata ceduta a Macquarie?).

Dico questo incurante di ogni eventuale accusa di cinismo (o peggio) dacché non mi pare che tra quelli che manifestano afflizione per i morti di SARS si sentano genuini singhiozzi in gola.

Se oggi come ieri, mille ventenni perdessero ogni dì la propria vita sul Grappa e l’Ortigara, negli ospedali di guerra o davanti ai plotoni d’esecuzione, si troverebbe sempre una gallina austriacante e un gallo irredentista su frequenze nazionali opposte ad inneggiare l’amor di patria. Ho vissuto abbastanza per sapere dei volteggi di questi biribissi lusingati nella loro vanità dalla ribalta mediatica.

Prendiamo atto dell’unica verità assoluta di questo mondo: la morte, che non ha più tempo di darci il suo bacio.

5 commenti:

  1. La coscienza non muore mai.
    Quello che succede e che gli elementi che compongono il corpo, terra, acqua,fuoco, aria si dissolvono, l'uno dentro l'altro.
    Ci sono descrizioni molto precise nel famoso testo tibetano: Il Bardo thodol, che vuol dire: liberazione attraverso l'ascolto.
    E' un testo che viene recitato ai morenti per guidarli nel processo di dissoluzione che stanno sperimentando. Questo processo succede in maniera estremamente rapida anche ogni volta che ci addormentiamo. In questo caso la coscienza si risveglia nel sogno.
    Nel momento della morte naturale e' piu lungo , ma non per tutti.
    Dipende anche dal modo in cui si e' vissuto. La cosa piu importante e' che dopo la dissoluzione degli elementi, la coscienza riemerge per un attimo nel suo stato naturale che e' pura luminosita' . Questo e' lo stato dove dimorano tutti i Buddha. Che c'e sempre,anche da vivi, ma non lo riconosciamo per l'ignoranza di essere sempre persi dietro al riflesso di cio' che sperimentiamo. Il riflesso e' la nostra stessa luce. In oriente stanno piu avanti di noi su questo. Questa conoscenza sorge in india, e, per fortuna nostra, custodita dai tibetani, fino ad oggi. Addirittura in tibet gli yoghi in meditazione, mentre il loro corpo diventava piccolo fino a scomparire o a integrarsi negli stessi elementi, per realizzare il corpo di luce. E che bisogna interessarsi sul serio, prendere atto che la vita continua in un 'altra forma. Bisogna riconoscere lo stato naturale e fermarsi li.
    Fermare questo ciclo infinito.
    Buddha Sakiamuni ha detto che ha vissuto infinite vite, e' che e' stato di tutto e piu di una volta.

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  2. Madame, come non essere d'accordo? D'altronde lei è da tempo la persona con quale il mio cuore e la mia mente trovano quasi sempre l'unisono e il riflesso. Non dove, tuttavia, lei confessa di trovare compenso all'inquietudine in ciò che scopre di bello e d’inatteso quando viaggia. Probabilmente ciò è dovuto alla sua sensibilità femminile, ma, quando io sono dinanzi, chessò, al Cristo velato nella Cappella di Sansevero, non so lasciarmi sviare dai baluginii della sovrastrutturae, boh, sarò arido, ma l'idea mi corre subito ai rapporti di produzione nella società classista di fine Settecento.

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  3. Questi post sono un'isola di sanità mentale e comprensione della realtà in un oceano di terrore sfruttato dal potere per i propri luridi scopi.

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