sabato 12 dicembre 2020

Oltrepassata l’ultima soglia

 


L’evoluzione degli organismi implica un’interazione dialettica e dinamica tra una specie e il suo ambiente fisico e biologico. Questo vale per gli esseri umani e per le altre specie viventi.

L’inizio di una distinta stirpe dagli altri ominoidi è legata al cambiamento climatico nel passaggio dal Pliocene al Pleistocene, circa 2,5 milioni di anni fa, quando una tendenza generale all’inaridimento in vaste aree africane ha causato il ritiro delle foreste e l’espansione delle praterie. Delle scimmie antropomorfe, che nell’insieme vivevano nelle foreste, furono costrette ad avventurarsi nelle praterie. Il cambiamento radicale nell’adattamento a questo nuovo ambiente ha avviato la traiettoria evolutiva di un nuovo lignaggio – gli ominidi del genere Australopithecus – che in ultima analisi conduce agli umani “moderni”.

Un altro cambiamento ambientale, che copre il periodo da 500.000 a 300.000 anni fa in Africa, ha comportato un’ulteriore importante transizione nell’evoluzione biologica e tecnologica degli ominidi. I cambiamenti nella disponibilità di acqua, vegetazione e altre risorse sono cronologicamente correlati con un importante cambiamento tecnologico negli strumenti di pietra, da quelli che sono conosciuti come industrie Acheulean, che erano in uso da oltre un milione di anni, a quelli dell’età della pietra media (Middle Stone Age).

Questi cambiamenti tecnologici e comportamentali sono considerati rappresentativi di un significativo progresso cognitivo tra gli esseri umani in quella regione, e non è un caso che il periodo in questione inizi anche la transizione dalla specie Homo erectus, che esisteva da oltre un milione di anni, a una varietà di nuovi ominidi, inclusa la prima apparizione della nostra specie, Homo sapiens.

Alla fine del Pleistocene, durato 110.000 anni e terminato circa 10.000 anni fa, vi fu un altro significativo cambiamento climatico: in un arco di tempo relativamente breve e per cause non del tutto chiare, la temperatura del pianeta è cresciuta rapidamente e i ghiacci hanno iniziato a fondersi.

Non può sfuggire la coincidenza temporale fra la rivoluzione neolitica e la transizione climatica che avvenne nello stesso periodo, causa di migrazioni di piante, animali e di uomini. L’espansione dell’agricoltura dall’area della Mezzaluna fertile verso l’area europea avvenne in massima parte durante l’optimum climatico postglaciale, e non va trascurato anche il ruolo che ebbe in tale espansione il cataclisma che congiunse il Mar Nero (fino ad allora di acqua dolce) al Mediterraneo (7600 anni fa).

La nascita dell’agricoltura ha luogo in epoche vicine anche in altre aree del globo e in particolare in America, con la comparsa della cosiddetta civiltà del mais (circa 8000 anni orsono) e in Asia, con la nascita della “civiltà del riso” (9000 anni orsono).

L’agricoltura ha un’importanza fondamentale poiché favorì la produzione di un numero di calorie per ettaro assai più elevato, e dunque il sostentamento di molti più esseri umani (da 10 a 100 volte), di quanto non potesse garantire un ettaro di terra vergine sfruttata da cacciatori- raccoglitori.

Nonostante le malattie, poté crearsi quell’eccesso di popolazione che spinse all’occupazione di nuove terre e agli spostamenti di popoli, la comparsa di società sedentarie e con una stratificazione sociale più significativa, una maggiore possibilità di innovazioni tecnologiche (in particolare dell’aratro) con la conseguenza di un più rapido progresso.

Anche l’Olocene, epoca geologica nella quale ci troviamo, è caratterizzato da diverse crisi climatiche che non è qui possibile né il caso di esaminare in dettaglio. Di grande interesse la crisi climatica dall’ultimo secolo dell’evo antico, quando il clima europeo iniziò a farsi più caldo e siccitoso, e s’inasprì nei secoli successivi, tanto da assumere i caratteri di vera e propria crisi climatica dal terzo secolo dell’evo volgare.

Pur non esagerando il ruolo avuto dalla crisi climatica nella decadenza e caduta dell’impero romano d’Occidente (fenomeno molto complesso e ricco d’implicazioni economiche, sociali e culturali), non va tuttavia sottovalutato tale aspetto, specie se inserito nel quadro di crisi demografica e l’imperversare di epidemie, famosa quella antonina che prolungò i suoi effetti per diversi lustri falcidiando la popolazione dell’Impero.

Già Lucio Ostilio Saserna, magistrato vicino alle posizioni di Giulio Cesare, aveva scritto che il clima era di molto mutato, tanto che regioni in cui la crescita di vite e olivo era prima impossibile erano nella sua epoca ricche di rigogliosi oliveti e pingui vigneti. Analoghe considerazioni espresse Columella verso la fine del secolo successivo.

Il Mar Caspio, fra il IV e V secolo dell’e.v. toccò i livelli più bassi degli ultimi due millenni, e si registrò l’inaridimento dell’Africa settentrionale, vera e propria dispensa alimentare per Roma (in seguito la situazione aggravò a causa della sostituzione da parte degli arabi delle colture agricole con la pastorizia). L’inaridimento dei pascoli dell’Asia centrale avrebbe costretto i relativi popoli a spingersi verso ovest premendo alle frontiere dell’Impero.

Senza tirarla per le lunghe, i legami stretti esistenti fra clima e storia umana dimostrano come le dinamiche climatiche hanno influenzato la civilizzazione. C’è da chiedersi quali effetti produrrà nei prossimi decenni la crisi climatica in corso, che si preannuncia ben più drammatica ed esiziale di quella vissuta durante la cosiddetta piccola glaciazione (1500-1830, periodo freddo-umido).

Storicamente il capitalismo si è rivelato il modo di produzione più efficiente di produrre merci, ma è al contempo anche la forma più efficiente di appropriazione della ricchezza sociale da parte della classe che detiene la proprietà dei mezzi di produzione.

La soddisfazione dei bisogni, un tempo da tutti riconosciuti come reali, si palesa come una maschera sotto cui nascondere il fatto che il capitalismo, oltrepassata l’ultima soglia del suo progresso, ora produce direttamente la morte.

Il modo in cui il capitalismo realizza questo suo scopo precipuo e assoluto, la produzione e l'accumulo di profitti, non salverà il pianeta dalle devastazioni prodotte da un’economia di sfruttamento senza riguardo e d’inesausta rapina.

La vecchia Terra è in se stessa indifferente all’inquinamento; ma non così la storia, che non può essere salvata con misure palliative.


9 commenti:

  1. O.T

    12 DICEMBRE 1969: STRAGE DI PIAZZA FONTANA

    "Sapevano benissimo anche i capi del Partito Comunista, troppo intelligenti per non capire. Non parlarono per senso di responsabilità. Se avessero raccontato i retroscena di quella strage cosa sarebbe accaduto? I Feltrinelli, i Curcio e altri esaltati come loro si sarebbero moltiplicati. Non avremmo assistito a una guerra civile a bassa intensità, ma ad un vero e proprio scontro aperto".
    [...]
    Oggi, di tutti questi personaggi, credo non ci sia rimasto più nessuno, o quasi, ma credo possa servire rileggere tutti insieme i loro nomi. Un po' come farli bruciare all'inferno!!!

    Segretario Generale: Luigi Longo
    Vicesegretario Generale: Enrico Berlinguer

    Direzione: Abdon Alinovi, Giorgio Amendola, Paolo Bufalini, Sergio Cavina, Gerardo Chiaromonte, Arturo Colombi, Armando Cossutta, Fernando Di Giulio, Guido Fanti, Carlo Galluzzi, Pietro Ingrao, Leonilde Iotti, Luciano Lama, Emanuele Macaluso, Adalberto Minucci, Giorgio Napolitano, Alessandro Natta, Agostino Novella, Achille Occhetto, Gian Carlo Pajetta, Ugo Pecchioli, Claudio Petruccioli, Alfredo Reichlin, Antonio Romeo, Rinaldo Scheda, Mauro Scoccimarro, Emilio Sereni, Adriana Seroni, Umberto Terracini, Aldo Tortorella.

    Comitato Centrale: Giovanni Berlinguer, Arrigo Boldrini, Napoleone Colajanni, Giueseppe D'Alema, Edoardo D'Onofrio, Giuseppe Dozza, Maurizio Ferrara, Sergio Garavini, Fausto Gullo, Renato Guttuso, Davide Lajolo, Lucio Lombardo Radice, Giuliano Pajetta, Luca Pavolini, Luigi Petroselli, Bruno Trentin, Vittorio Vidali, Renato Zangheri.

    https://francosenia.blogspot.com/2020/12/i-nomi.html?spref=fb&fbclid=IwAR1jjMnxIa5NADfe_yc8pO0yjvdEmOv483hZH_LiZ-Kvpm_wREicYHTp0LY&m=1

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    1. ma la volete finire con queste farneticazioni basate su mere supposizioni e vere falsificazioni storiche?

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    2. Non è una risposta nel merito la sua, ma solo una semplice incazzatura.

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    3. Certo, perché sono decenni che si dicono fesserie come quelle senza portare uno straccio di prova.

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  2. Buongiorno.
    Lei cosa ne pensa del tentativo di ridurre le emissioni attraverso rinnovabili e più recentemente con l'idrogeno verde? (prodotto tramite elettrolisi con fonti rinnovabili).
    In sostanza si vuole decarbonizzare la produzione di elettricità e trasporti e in questo l'UE è capofila al mondo credo.
    Sono cosciente che la produzione capitalistica è il vero nodo gordiano da sciogliere, però credo pure che la borghesia stia costruendo un sistema energetico che in un mondo futuro non più dominato dai rapporti capitalistici di produzione possa essere a disposizione dell'intera umanità.
    Sarò felice di una sua risposta.
    Saluti

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    1. Oh, che bella domanda. Grazie! Immagino che lei abbia letto il libro di Marco Alverà. Ne penso tutto il bene possibile di questa “rivoluzione”, che purtroppo temo abbia il difetto di arrivare in ritardo. Molto danno ormai è stato fatto, e certe dinamiche climatiche penso siano irreversibili (non solo per cause antropiche, per la verità). Sui motivi di questo ritardo ci sarebbe molto da dire.

      Non solo l’Europa, ma l’Italia in particolare è in una posizione geostrategica molto favorevole per sfruttare a proprio vantaggio questa rivoluzione: un’altra occasione storica questa, nella speranza, ahimè credo vana, di non farcela sfuggire. Tutto dipenderà da cosa accadrà nel corso dei prossimi decenni, ma soprattutto del decennio in corso, straordinariamente decisivo sotto moltissimi aspetti.
      Cordialmente.

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  3. Non ho letto il libro di Alverà. A quale titolo si riferisce?

    Grazie per la risposta e saluti

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    1. Rivoluzione idrogeno. La piccola molecola che può salvare il mondo

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    2. https://www.pv-magazine.com/2020/11/30/italy-targets-5-gw-of-electrolyzer-capacity-by-2030/

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