giovedì 31 dicembre 2020

Un anno record (per pochi)

 

Siamo nel mezzo della più grande contrazione economica dalla Grande Depressione degli anni 1930, e però i mercati azionari di tutto il mondo hanno buoni motivi per festeggiare lanno che si chiude.

Quando gli effetti economici e finanziari della pandemia hanno cominciato a diventare evidenti a marzo scorso, le borse sono crollate. Le banche centrali e i governi di tutto il mondo sono intervenuti con il più grande salvataggio finanziario nella storia, immettendo nel circuito speculativo l’equivalente di più di 10.000 miliardi di dollari.

Negli Stati Uniti, la Fed ha emesso un assegno in bianco a Wall Street, impegnandosi ad acquistare tutte le classi di attività finanziarie (letteralmente anche la spazzatura) in modo che il travaso di denaro verso rentier e speculatori possa continuare senza sosta.

Dalla sua caduta a metà marzo, l’indice S&P 500 è aumentato del 66%. Le azioni di dozzine di società sono aumentate a un ritmo anche più veloce. Le azioni Tesla sono aumentate del 690 per cento quest’anno, quelle della società di celle a combustibile Power Plug sono schizzate di oltre il 1.000 per cento, quelle Zoom Communications sono cresciute del 451 per cento.

Inoltre, sta emergendo una nuova classe di miliardari, le cui fortune sono sospinte dall’aumento delle azioni delle società associate allo sviluppo dei vaccini e al loro utilizzo. Le azioni di Moderna, una delle società coinvolte, sono aumentate del 532%.

Quando i governi e le banche centrali hanno lanciato le loro operazioni di salvataggio hanno affermato che le misure straordinarie erano necessarie per salvare l’economia. Per “economia” s’intende ormai un gigantesco castello di carta (anzi, neanche quella), un castello di debiti puntellato dalla continua emissione di moneta senza alcuna garanzia economica reale (*).

Non c’è limite all’offerta di denaro ai mercati finanziari e per fornire sostegno al debito aziendale. Le più grandi banche del mondo hanno incassato quasi 125 miliardi di dollari di commissioni per la sottoscrizione del debito societario e la raccolta di nuove azioni. I governi, le banche centrali e le élite economiche e finanziarie sanno bene che un nuovo crollo finanziario avrebbe effetti devastanti per la tenuta sociale e che andrebbero a farsi fottere le fiabe che ci stanno raccontando da decenni.

Un’orgia di speculazioni attraverso il cosiddetto debito a margine. In altri termini se i prezzi delle azioni diminuiscono, l’investitore deve soddisfare una richiesta di margine dalla società d’intermediazione da cui ha preso in prestito, fornendo liquidità o vendendo le azioni sottostanti i prestiti, con la conseguenza d’innescare una più ampia svendita.

Anche da questo punto di vista si stanno registrando dei record, che di solito sono seguiti da crolli del mercato azionario, come da ultimo nel 2000 e nel 2008. Tuttavia nonostante i segnali di allarme la speculazione continua nella convinzione fondata che le banche centrali siano sempre pronte a intervenire e sostenere i corsi azionari.

Il cosiddetto sistema economico del “mercato libero” è stato sostituito con cicli d’intervento monetario sempre più massicci, in buona sostanza con la “socializzazione del rischio”, fenomeno di cui ho fatto cenno nel post di tre giorni fa.

I governi e le banche centrali, vale a dire gli Stati, sono in prima linea come garanti e facilitatori del saccheggio della società da parte dell’oligarchia del denaro, di cui difendono gli interessi.

L’attuale ordine sociale assomiglia all’ancien régime alla vigilia della rivoluzione del 1789, laddove, di fronte a una crisi profonda, l’élite al potere si dimostrava organicamente incapace di riforma.

(*) Durante gli anni Venti, le principali valute erano ancora legate all’oro, una situazione che venne considerata da alcuni critici come responsabile del perdurare di condizioni economiche stagnanti e depresse.

Nel 1924, l’economista tedesco Georg Friedrich Knapp avanzò una nuova teoria della moneta. Sosteneva che il denaro non nasceva dalla produzione di merci e non aveva alcun valore intrinseco. Era un segno creato dai governi come mezzo di pagamento per gli obblighi fiscali che imponevano. Questa teoria, nota come cartalismo (derivato dalla parola latina charta), è la base della Modern Monetary Theory (MMT).

Ciò è vero per il denaro inteso come moneta, come mezzo di pagamento cartaceo o virtuale, ma è del tutto falso e fuorviante per quanto riguarda l’oro (o altra merce se posta come equivalente universale). Il denaro non nasce per convenzione più di quanto non nasca per convenzione lo Stato, ma si sviluppa da una società basata sullo scambio di merci.

Vedi anche questo post sul cosiddetto Piano Funk degli anni Trenta.



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