venerdì 16 maggio 2014

Una concreta e seria proposta per la crescita: l'esempio statunitense


Hollywood ci ha fatto vedere spesso i ragazzi americani che per raggranellare qualche dollaro s’improvvisano imprenditori di se stessi distribuendo giornali, lavando auto o tagliando prati all’inglese. Ma Hollywood non ci ha fatto vedere solo questi lati positivi dell’America, ma anche film sulle più diverse contraddizioni che attraversano il paese della libertà e della democrazia. Per esempio ha prodotto film dedicati alla lotta intrapresa da coraggiosi avvocati e dei loro clienti contro lo strapotere delle multinazionali, e tutto ciò per magnificare il sistema di garanzie vigente. E tuttavia, per un Davide che vince la sua piccola battaglia contro uno dei tanti Golia, restano nell’ombra le sconfitte di milioni di poveracci che il sistema schiavizza e schiaccia quotidianamente.

La base della ricchezza di una nazione non può essere la distribuzione dei giornali, l’autolavaggio e il taglio di prati e siepi, e la speculazione finanziaria può garantire ricchezza solo per pochi. Per tutti gli altri c’è bisogno di lavorare per ricevere un salario e mettere a bruciacchiare qualcosa sulla griglia, pagare le tasse e votare. Anche gli Stati Uniti d’America hanno bisogno, nonostante possano permettersi di stampare moneta come se fossero figurine Panini, di tenere in piedi una propria struttura produttiva nazionale.



Una delle principali attività produttive statunitensi è l’agricoltura e la zootecnia (oltre allo shale gas). E qui viene il bello: quanti bambini dai 7 (sette) ai 17 anni sono impiegati nelle produzioni del settore agricolo in generale e del tabacco in particolare? L'Istituto Nazionale per la sicurezza e la salute (NIOSH), non sa il numero preciso, ma stima che siano centinaia di migliaia. Si potrà pensare che si tratti di carne umana di terza scelta, immigrati e roba così. Eh no, la maggioranza dei bambini addetti ai lavori agricoli è carne di seconda scelta, proletari nati in America.

Secondo i risultati di uno studio pilota del 2013, condotto in North Carolina, i bambini lavoratori nel settore agricolo erano per il 78 per cento cittadini americani. Sono figli di proletari e di piccoli proprietari, molti di etnia ispanica ma anche figli di razza buona, cioè bianco chiaro.

Nel 2012, i proprietari che impiegavano minorenni nel settore agricolo hanno riferito di averne assunto direttamente 130.232, destinati a lavorare su produzioni vegetali e zootecniche. Altri 388.084 minori hanno lavorato nelle aziende agricole condotte dai loro genitori. Tuttavia, da queste cifre ufficiali è escluso un elevato numero di minori (tra loro molti bambini) poiché la statistica non tiene conto dei bambini assoldati da “caporali” o che sono impiegati in modo “informale”, cioè in nero.

La maggior parte dei bambini, intervistati da Human Rights Watch, hanno dichiarato di aver incominciato a lavorare nelle produzioni verso i 13 anni, a volte in gruppi di lavoro composti solo da loro coetanei. Non pochi sono migranti, nel senso che si spostano di stato in stato con le loro famiglie laddove serve manodopera per le culture del tabacco, patate dolci, mirtilli, cetrioli e cocomeri. Naturalmente cambiano spesso scuola e lavorano nel doposcuola e nei giorni “liberi”.

Quasi tutti i bambini intervistati, stagionali o migranti, cittadini o clandestini, hanno riferito che hanno lavorato per provvedere a se stessi e alle loro famiglie, cosa che doveva sembrare di per sé ovvia, e infatti va notato che, secondo un rapporto del 2008 del Dipartimento dell’agricoltura, la povertà tra contadini negli Stati Uniti è più del doppio di quella degli altri salariali.


Ma non tutti i bambini lavorano per garantirsi il necessario per il proprio sostentamento e della loro famiglia. Per esempio, Raul D., un piccolo schiavo scout di 13 anni della parte orientale della Carolina del Nord, ha detto ad Human Rights Watch: “Io lavoro in modo da avere i soldi per comprare vestiti per la scuola e materiale scolastico, come pastelli e roba così, ho già comprato lo zaino per il prossimo anno”. Non è una cattiva idea, e poi è molto formativo e sano il lavoro nei campi, del resto era molto diffuso anche in Italia fino a qualche decennio fa. Togliamo i bambini dalle playstation e tempriamoli in attività di questo tipo, ne beneficeranno loro, ne guadagneranno i genitori e aumenterà, finalmente, il Pil.

5 commenti:

  1. Quanti giovani giudiziosi e laboriosi hanno gli americani.

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  2. Sul ruolo pedagogico del lavoro nei campi e sull'inganno del "darsi da fare per diventare imprenditori di se stessi" cominciando da piccoli con lavori semplici sono d'accordo. E' un elemento importante- che ha varie sfaccettature- della propaganda capitalista: Farcela da soli vuol dire poi costruire una società di individui, individui in competizione fra loro ed escludere qualsiasi dimensione pubblica, sociale o ridurla a pura assistenza o carità.

    Parlando però di agricoltura statunitense non si può non parlare degli Ogm e dell'importanza che hanno le biotecnologie nel capitalismo finanziarizzato.

    La Monsanto ha 200 mila dipendenti e obbliga l'agricoltore americano a utilizzare solo le sue sementi e i suoi diserbanti e da un decennio obbliga l'agricoltore a non fare causa alla multinazionale. Un agricoltore ci ha provato e dai giudici canadesi ha avuto 170 mila dollari di indennizzo proprio alla Monsanto e 300 mila dollari di spese legali.

    Aggiungo 3 cose: la Monsanto produce l'agente Orange- usato coi risultati che sappiamo anche in Vietnam- l'Italia è un forte importatore di frumento dagli Usa, per ora l'Europa ha di fatto rinunciato agli Ogm viste le posizioni di Francia, Austria e la nostra, i cibi transgenici sono presenti sugli scaffali dei supermercati Usa da un bel po' senza che i consumatori ne sappiamo molto. Magari per farci poi sopra dei bei film con l'avvocato/Davide che fa causa a Golia e vince. A Hollywood.

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  3. il paese che da un occasione a tutti, anche ai bambini!

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  4. - Il ruolo pedagogico svolto dal lavoro nei campi è importante sia per i grandi che per i piccini, indipendentemente dalla contaminazione di possibili valori occulti di una logica capitalistica. Il mettersi alla prova è utile in ogni caso, in modo particolare nella prospettiva di una società diversa, dove un adulto consapevole anche nel lavoro collettivo è
    al riparo da manipolazioni di qualsiasi tipo e da qualsiasi parte vengano. Cosa ovvia.
    Il vero problema è che non lo fa nessuno, la terra è bassa e vengono i calli alle mani.
    Come parlare di operai e non aver mai affrontato una catena di montaggio è la stessa cosa. Piantare i gerani in classe è utile ma è un’altra cosa ancora.

    - il tema OGM è complesso, soprattutto sotto il profilo biotecnologico e si rientra nel problema della sua comprensione da parte della maggioranza che non dispone strumenti sufficienti di conoscenza. Il semplice argomento di comprensione, che le multinazionali tendono a non trattare, è rappresentato dall’obbligo capestro dell’acquisto annuale delle sementi. Il contadino, come ci ha esemplarmente illustrato Vandana Shiva, è ostaggio permanente delle varie Monsanto. Fa il paio con il tema nucleare, mi devono dire dove piazzano le scorie o come pensano di manipolarle (non nei proiettili).
    Le pubblicazioni mediche sugli effetti devastanti di molti prodotti diserbanti è numerosa (Orange, Clorpirifos, Nemagon, e altre tonnellate di merda); l’unica soddisfazione è la riscossa di un insetto che ha imparato a mangiare il mais Ogm (si dovrebbe trovare sul web Prof.Altieri – OGM Accademia delle Scienze statunitense).

    No, purtroppo la battaglia in Europa è ancora aperta e le lobbies non demordono. La lotta è anche sul fronte della dichiarazione in etichetta dei prodotti alimentari che contengono derivati Ogm.

    - La faziosità ideologica non dovrebbe prendere il sopravvento su di un minimo di onestà intellettuale: anche negli USA ci sono agricoltori che combattono e che difendono strenuamente il loro modo di fare agricoltura con metodi ‘tradizionali’.

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  5. Sul momentaneo ritirata della Monsanto in Europa scrivevo "per ora". Diciamo che al momento la situazione è questa ma che potrebbe cambiare: un esercito di lobbisti purtroppo lavora per quello....

    C'è da dire anche che almeno in Italia e credo sicuramente in Francia una certa coscienza sul tema da parte di agricoltori e associazioni di categoria si è diffusa parecchio: è il lato positivo dei tanti mercati a km 0

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