venerdì 4 ottobre 2013

Davanti alla porta di casa


Oggi piangono tutti (o quasi), è lutto nazionale e il Papa ha detto “Vergogna!” (non s’è capito bene rivolto a chi specificatamente). Ecco il punto, di chi è la responsabilità di quelle centinaia di esseri umani che hanno trovato la morte davanti alla nostra porta di casa? Fossero crepati a casa loro, di là del Canale di Sicilia, la loro sorte non ci avrebbe alterato in nulla la nostra buona coscienza. Le immagini delle loro tragedie passano ogni giorno, sia pure censurate, in televisione all’ora di pranzo e di cena, non per questo abbandoniamo il pasto, non per questo gridiamo la nostra sacrosanta indignazione, non per questo scendiamo in strada. Restiamo sostanzialmente indifferenti.



Siamo degli ipocriti, tutti. Soprattutto noi italiani che di politica estera manco vogliamo sentir parlare, se non per tifare a favore o contro qualcuno che non conosciamo. Gheddafi era un dittatore e un terrorista, dicevano, ma ci facevamo affari. In Algeria, per anni, recentemente, c’è stata una guerra civile atroce, e tuttavia ciò che c’interessava erano le forniture di gas. Può succedere di tutto nel delta del Niger, e ciò che conta è la disponibilità di benzina alla pompa. Assad, eletto più democraticamente che i deputati qui da noi, è un altro farabutto da far fuori, come fosse lui il responsabile della guerra civile. In Afghanistan siamo dovuti intervenire perché i cattivi talebani costringevano le donne a indossare il burqa invece di mandarle a lavorare in fabbrica, e hanno distrutto le statue dei Budda, dimenticando che noi buoni cristiani pochi decenni prima abbiamo raso al suolo mezza Europa, prima di cementificarla. L’Iran è il babau, e solo Obama e i suoi amici degli Emirati sono democratici, democraticissimi gli F-35 che ci vende, gli elicotteri che produciamo su licenza, i fucili e l’elettronica bellica che paghiamo cash.

Oggi è perfettamente illusorio opporre le democrazie alle dittature, poiché le democrazie sono già delle dittature economiche che condizionano la nostra vita e il mondo in ogni suo aspetto.

Bei tempi quelli nei quali l’Europa delle colonie importava migliaia di giovani da quello che chiamiamo ancora Terzo Mondo, non di rado figli naturali dei ricchi piantatori e delle loro belle schiave, e non mancava che i grandi magnati dello zucchero, del caffè, del cacao facessero pure istruire qualche figlio bastardo (pensiamo a Dumas o al nonno di Puškin) in quella cultura che consideriamo, malgrado lo sterile conformismo di cui è imbevuta, la prima del mondo, quella stessa cultura della quale ci sentiamo protetti.

Oggi ci troviamo di fronte al problema di milioni di migranti che fuggono dalla miseria e dalla guerra. La povertà e le guerre non sono maledizioni che piovono dal cielo. Non abbiamo davanti agli occhi solo una crisi economica, politica e sociale di carattere transitorio, ma una crisi di sistema, di civiltà, e tuttavia il mondo concentrazionario nel quale viviamo ci impedisce di prenderne effettiva coscienza.


Un popolo viene giudicato dalle sue élites, non dal comportamento delle masse. I più alti rappresentati politici d’Italia e l’Europa potranno versare per oggi qualche lacrima di cordoglio per le vittime innocenti morte davanti alla nostra porta di casa, quindi discutere seriosamente su improbabili “corridoi umanitari”, ma il discorso pubblico non passerà dagli effetti e dai vani propositi al discorso sulle cause, quelle vere.

12 commenti:

  1. Mi trovo molto d'accordo con la tua lucida analisi. Bel post. Gaia

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  2. Buonasera Olympe,
    leggo di tanto in tanto i suoi scritti per non perdere del tutto il contatto con la realtà avendo da tempo abolito telegiornali e quotidiani.
    Grazie per le analisi che la sua persona partorisce.
    Mi domando però se in questo fosco orizzonte lei veda qualche parziale soluzione, senza assolutismo.
    Una soluzione alla povertà esiste?
    Una soluzione a Berlusconi esiste?
    Una soluzione alle miopie che abitano in tutti noi esiste?
    Per fortuna la vita scorre...
    Un caro saluto.
    Roberto

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  3. Mi associo a Gaia.

    Mercoledì scorso ho parlato a lungo con un ragazzo, oltre ad essere già laureato in filosofia è laureato da poco anche in psicologia. Un ragazzo interessante e molto sveglio, ma non era questo che volevo esporre.

    Costui sostiene con fermezza che erroneamente ci hanno fatto credere che tutti gli esseri umani applicandosi, chi più e chi meno, possano capire ed apprendere concetti complessi. Secondo lui, tutt'oggi oggetto del suo studio personale, è che il sentimento gioca un ruolo non tanto fondamentale nelle decisioni (in contraddizione con il pensiero dominante e che starebbe alla radice delle scelte irrazionali) quanto è proprio la struttura del DNA umano ancora non evoluto abbastanza e uniformemente.

    Certo, mi si sono raddrizzati i capelli! Non potendo io interloquire costruttivamente (non essendo del mestiere) lo avevo preso col beneficio d'inventario. Comunque, dopo tre ore di teorie, statistiche e proiezioni in me un dubbio lo aveva acceso.

    Anche perché non gli interessava alcun tipo di razzismo o nazismo e sosteneva che il fenomeno è trasversale.

    Non so quanto di quelle teorie sia vero, ma se fossero vere soltanto in parte spiegherebbero molto bene i fenomeni del menefreghismo vigente, che anche tu oggi hai esposto. Sarebbe comunque interessante approfondire, perché quando qualcuno nuota in controcorrente e non essendo un imbecille mi incuriosisce non da poco.

    Saluti

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  4. Mi associo a Gaia.

    Mercoledì scorso ho parlato a lungo con un ragazzo, oltre ad essere già laureato in filosofia è laureato da poco anche in psicologia. Un ragazzo interessante e molto sveglio, ma non era questo che volevo esporre.

    Costui sostiene con fermezza che erroneamente ci hanno fatto credere che tutti gli esseri umani applicandosi, chi più e chi meno, possano capire ed apprendere concetti complessi. Secondo lui, tutt'oggi oggetto del suo studio personale, è che il sentimento gioca un ruolo non tanto fondamentale nelle decisioni (in contraddizione con il pensiero dominante e che starebbe alla radice delle scelte irrazionali) quanto è proprio la struttura del DNA umano ancora non evoluto abbastanza e uniformemente.

    Certo, mi si sono raddrizzati i capelli! Non potendo io interloquire costruttivamente (non essendo del mestiere) lo avevo preso col beneficio d'inventario. Comunque, dopo tre ore di teorie, statistiche e proiezioni in me un dubbio lo aveva acceso.

    Anche perché non gli interessava alcun tipo di razzismo o nazismo e sosteneva che il fenomeno è trasversale.

    Non so quanto di quelle teorie sia vero, ma se fossero vere soltanto in parte spiegherebbero molto bene i fenomeni del menefreghismo vigente, che anche tu oggi hai esposto. Sarebbe comunque interessante approfondire, perché quando qualcuno nuota in controcorrente e non essendo un imbecille mi incuriosisce non da poco.

    Saluti

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  5. Caro Roberto, le soluzioni ai problemi ci sono. è un tema che ho già trattato in diverse occasioni. certo che non sono problemi che si risolvono a tavolino. cordiali saluti a te.

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  6. A tavolino i problemi si possono discutere ed anche risolvere:basterebbe una diversa distribuzione della ricchezza. Più difficile è applicare tale soluzione.
    Per Tony:consiglio di leggere, piano piano, psicologia delle folle, di Gustave Le Bon,altrimenti ci si può strappare i capelli dritti.
    http://cronologia.leonardo.it/lebon/indice.htm

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    Risposte
    1. Ciao nonnoFranco

      Sì, quello l'avevo letto e riletto più volte. Quello che mi sfugge e che l'autore non spiega, non è perché della gente si comporterebbe in tal modo immessi nella folla, ma perché ci ritornano e lo fanno in continuazione.

      Se nella folla anche l'essere più razionale del mondo magari perderebbe un po' il filo costui dopo una nottata non ci ritornerebbe mai più; invece la stragrande maggioranza ci ritorna, anche quando avrebbe altri dati a sua disposizione, anche quando esposto a loro con i disegnini, ma anche quando urtano contro le contraddizioni con quanto acclamano.

      E non solo, non vedono l'ora di tornarci!

      Ecco, perché lo fanno? Per l'adrenalina? Per stupidità? Perché, basterebbe soltanto sapere? Forse per non essere esclusi socialmente? E anche quando lo sanno, perché ci ritornano?

      Il dubbio che il ragazzo mi aveva sollevato sono proprio tali domande. Secondo lui, la risposta ai quesiti di sopra sembra essere una ed una soltanto: il genere umano ha un DNA ancora troppo "scarso" per poter analizzare e comprendere fenomeni complessi.

      Secondo lui, acquisendo dei dati, sapendo anche computarli in modo efficiente ed efficace, potendo anche giungere ad una soluzione razionale e sapendo pure che gioca a loro sfavore, non basta. Nel senso che esistono delle variabili ancora ignote per le quali si fanno cose anche consciamente sbagliate e si continuano a farle.

      Mi ha fatto l'esempio di un computer, capace di acquisire una mole di informazioni notevoli, capace anche di elaborarle e trovare risposte eccellenti in millesimi di secondo, ma se gli dai come input quello di resettare la scheda madre lui lo fa senza discutere.

      Qualcuno direbbe, sì, perché non ha un anima, ma sarebbe troppo comodo. Allora perché, noi umani non abbiamo un anima? Viste le conclusioni di sopra, e come si fa a parlare di una cosa che non abbiamo?

      ciao

      Tony

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  7. Mi piacerebbe che indicasse Olympe, dove ha esposto le soluzioni ai problemi, onde poterle leggere, se non è di troppo disturbo.

    Grazie

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  8. e cosa dire della Boldrini , già portavoce dell'Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati , ora Presidente della Camera dei Deputati che, allineandosi alla condotta dei Pdellini ,non ha votato il referendum proposto dai Radicali sull'immigrazione . un vero campione di coerenza !!!!

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  9. Il divario fra la parte ricca del mondo e quella povera continua ad aumentare. Negli ultimi 20 anni l’attività commerciale complessiva dei paesi meno sviluppati (con 700 milioni di abitanti) è diminuita passando dall’1 per cento allo 0,6 per cento del commercio globale. "La maggior parte della popolazione nell’Africa nera è più povera oggi che una generazione fa", scrive l’economista francese Philippe Jurgensen sulla rivista Challenges. In Etiopia, per esempio, con un terzo dei beni che hanno a disposizione i 400.000 abitanti del Lussemburgo ci vivono 67 milioni di persone. Jurgensen fa notare che in Europa i contadini hanno diritto a una sovvenzione giornaliera di 2,50 euro per ogni mucca, mentre circa 2 miliardi e mezzo di persone hanno a disposizione ogni giorno una somma di denaro inferiore. In molte parti del mondo, afferma Jurgensen, "chi è povero vale meno di una mucca".

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