lunedì 15 luglio 2013

Almeno per oggi


In quest’afa di luglio non c'è rischio d'essere presi da qualche fremito di godimento intellettuale a seguire le cronache politiche di un paese in bancarotta (in tutti i sensi) e che tuttavia trova sempre modo di dividersi fintamente ed equamente tra laici e cattolici, reazionari e liberal, puttanieri e semplici guardoni, trombettieri e trombati, arnesi seminuovi e vecchie suole, pezzi della propaganda femminista e froci usurati dall’orgoglio.

Le potenzialità esilaranti e fermentanti tra ambienti e individui del mondo politico, giornalistico e variamente mondano sono praticamene inesauribili nel rituale figé di controversie inventate di sana pianta. Mancano solo i marziani, i quali se dovessero scegliere un sito acconcio per infiltrarsi non farebbero mancare la loro preferenza per una terrazza romana, pregustando le dolci abitudini della città.

Ci siamo assuefatti a una sorta di glorificazione della putrefazione e dell’orrido, tanto che se c’è qualcosa di serio sui media, ciò è frutto del casuale, una stortura dell’ordinario che non trova seguito. Dovrebbe prevalere un senso di nausea universale, ma non mi pare. Spero, almeno per quanto mi riguarda, nelle cose che passano, che svaniscono se non altro per sfinimento. E invece tutto l’orrido sembra proprio non dover tramontare mai.


Sorseggiando il necessario m’immergo in una lettura antica che mi tiene alla larga da ogni tentazione di dover commentare qualche dettaglio di questa vacuità. Almeno per oggi.

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