La necessità e la causa di forza
maggiore sono sempre buoni alibi per i figli di puttana. E non mi riferisco
solo ai banchieri.
L’8 dicembre 2011, la BCE ha
dichiarato che avrebbe erogato alle banche dell’area dell’euro finanziamenti a
tre anni, mediante due operazioni straordinarie di rifinanziamento, con piena
aggiudicazione degli importi richiesti il 21 dicembre 2011 ed il 29 febbraio
2012.
L’importo complessivamente erogato
al sistema bancario europeo attraverso queste due operazioni è stato pari a circa
1.019 miliardi di euro. I finanziamenti erogati dalla BCE agli istituti di
credito italiani nelle due operazioni sono stati rispettivamente pari a 116 e a
139 miliardi.
Per ragioni tecniche, alla fine
l’immissione netta di liquidità è stata pari a circa 60 e 80 miliardi nelle due
operazioni. Dunque 140 miliardi complessivi, i quali non sono bruscolini.
Come sostiene l’ex direttore
generale della Banca d’Italia e ora ministro dell’economia e delle finanze, l’obiettivo principale era quello
di ripristinare l’accesso alle fonti di finanziamento a medio e lungo termine
da parte delle banche, ristabilendo le condizioni di liquidità ottimali,
indispensabili per l’esecuzione della politica monetaria. Infatti, c’è da
segnalare che il sistema bancario italiano opera con un rapporto
impieghi-depositi pari al 120 per cento. Senza i miliardi della Bce il sistema
bancario italiano se la passerebbe ancora peggio e, per esempio, invece di acquistare
obbligazioni statali le avrebbe immesse sul mercato facendo salire enormemente
gli interessi sul debito.
Tutto chiaro? Credo di sì. Chiaro
ma non pacifico, poiché il governatore della Banca d’Italia, Ignazio
Visco, pochi giorni or sono, ha dichiarato testualmente:
“abbiamo mirato, prima di tutto, a sostenere la liquidità
delle banche che, nell’area dell’euro, più che altrove, svolgono un ruolo
preminente nel finanziamento dell’economia”.
Poi, commentando la negatività
delle proiezioni economiche del sistema nazionale:
“Hanno inciso di più, per circa due punti, gli effetti della
crisi di liquidità sul costo e sulla disponibilità del credito per il settore
privato […]. Le prospettive della domanda interna dipendono anche dalle
condizioni di accesso al credito. I prestiti alle imprese hanno rallentato
nettamente […]. Sono diminuiti […] anche i prestiti alle famiglie”.
Più chiari di così si rischia
l’accecamento, e poco importa al governatore la palese contraddizione tra le due cose. Sennonché pochi giorni fa la banca centrale ha ulteriormente
ribassato il costo del denaro per le banche, portandolo allo 0,50, il minimo
storico.
Piccolo passo indietro: era il 26
marzo il direttore generale della Banca d’Italia, ossia l’attuale ministro
Saccomanni, ha emesso un comunicato stampa in cui venivano comunicati i tassi
effettivi globali medi, rilevati ai sensi della legge n. 108 del 1996.
Nell’apertura di credito in conto corrente, la soglia oltre la quale si
considera il riferimento all’usura è del 18,2375 per cento!! Negli scoperti senza
affidamento, il 23,85. Dunque, le banche prendono a prestito allo 0,5 per cento e concedono credito alle famiglie e alle imprese con tassi che possono legalmente sfiorare e in alcuni casi superare abbondantemente il 20%.
Dov’è Monti Mario (è qui), dove
stanno il Monitore Napolitano e quel grande statista nipote dello zio, il
chiacchierino di Firenze, i capibastone dell’associazione a delinquere – come la chiama l’on. Marianna Madia –, gli omarini – già buoni cattolici romani – della
banda del bunga-bunga?
* * *
C’è una questione che viene tenuta
a distanza e che invece andrebbe affrontata fin dalla radice, ossia quella
dell’origine e della legittimità di questo potere che ci sovrasta e s’impone
come una dittatura di fatto. Esso trae – si dice – legittimità dal voto, che
sappiamo taroccato e spartito, soprattutto condizionato in ogni modo e reso del
tutto inefficace al fine di determinare un qualunque cambio d’indirizzo
effettivo. E qui si tratta, poi, di un potere del tutto sottratto a ogni
legittimazione popolare, sia pure fasulla. Qui si tratta del potere economico,
di quello del denaro.
Più in generale, è una sospensione
di sovranità, anche dal punto di vista formale, che nasce dal rifiuto anzitutto
di rendere conto delle innumerevoli malefatte che quotidianamente e brutalmente
sono messe in essere da una concentrazione di potere invisibile e onnipotente.
Ecco dunque che il problema della sovranità – sancita sulla carta – solo
apparentemente può essere ancora collegato e raccordato a quello della
legittimità.
E tuttavia, come detto, si tratta
di un tema che quando va bene è affrontato solo lateralmente, quasi mai di
faccia. Ci si chiede mai nel dibattito televisivo o più genericamente
mediatico, per quali motivi i centri di potere vengano a muoversi in una realtà
dove non esistono autorità di controllo o una pubblica opinione effettiva alle
quali rendere conto? E quando succede quali risposte vengono fornite?
Questo processo per il quale è
venuta a imporsi una nuova (?) sovranità, ha radici lontane e anzi lontanissime
(si pensi alla crisi del settembre 1943), che affondano nei vincoli taciti e
inconfessabili delle alleanze di scacchiere, e in tutte quelle istituzioni e
organizzazioni che tendono ad occultare le origini della propria legittimità e
gli scopi (si pensi solo ai rapporti Stato-Mafia), quelli veri e non solo
dichiarati, del proprio agire.
Perciò non solo i fatti economici,
ma anche quelli di altra natura e dei quali si ha – quando succede per
insondabili motivi – notizia (come in questi giorni) ci offrono uno spiraglio
di quanto i poteri – quelli reali – appartengano a una geografia invisibile di
rapporti politici, legami internazionali, confronti strategici, scambi di ogni
tipo, eccetera.
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