venerdì 5 luglio 2013

Pensierini serali



Questo sistema afferma nelle sue carte fondamentali di garantire i cosiddetti “diritti naturali”, di salvaguardare i diritti di libertà e, di conseguenza, di promuovere l'autonomia creativa dell'individuo. Sono principi quanto mai auspicabili e la cui applicazione concreta configurerebbe un sistema sociale quasi perfetto. Tuttavia nella pratica ciò avviene, quando avviene, con non poche distorsioni, eccezioni e limitazioni.



Infatti, non risulta che i “diritti naturali” – lavoro, istruzione, salute, abitazione, partecipazione, ecc. – della maggioranza dei viventi siano garantiti da questo sistema economico-sociale. Certo, oggi in genere molti vivono meglio di quanti tiravano a campare un secolo fa, ma di questi risultati è difficile dare grande merito particolare al sistema politico-sociale in sé, essendo tali risultati piuttosto il portato degli enormi progressi del lavoro e dell’intelligenza, della tecnica e della scienza. 

Per di più, proprio a fronte delle enormi capacità e possibilità della produzione moderna, tali diritti così come elencati, non sono garantiti o sono accessibili solo in parte a miliardi di esseri umani. Ecco quindi che il richiamo ai sacrosanti “diritti naturali”, della libertà e dell’autonomia creativa dell'individuo, non di rado serve a mascherare che una piccola minoranza di persone, una determinata classe sociale, domina su tutti gli altri.

Inoltre, si assume come principio cardine della dottrina economica sociale quello di permettere ad ognuno di agire secondo il proprio interesse individuale, solo che non si tiene conto che solo pochi possiedono i mezzi materiali per esercitare tale diritto, e perciò il perseguimento di tali scopi individuali – di pochi – va a detrimento – come spesso accade – di quello collettivo.

* * *

L’antico contadino fu espropriato del piccolo appezzamento di terra dal quale ricavava sostentamento, e pure le terre comuni gli furono tolte, dove andava a far legna o a caccia. I grandi proprietari che espropriavano la piccola proprietà agivano secondo legge, per esempio quella delle cosiddette “recinzioni”, che essi stessi avevano fatto promulgare. E laddove non bastava la legge, agivano con l’inganno, la rapina e la violenza. Senza voler fare, per contrappunto, una “poesia della terra”, si tratta di un processo storico reale che ha determinato la cosiddetta accumulazione originaria del capitale. Che i capitalisti siano diventati tali con il proprio lavoro e per parsimonia è una balla colossale che trova smentita nei fatti e in intere biblioteche.

Al povero contadino che sarebbe diventato dopo qualche secolo individuo ricco di “diritti naturali”, non restava altro da fare che vendersi, se non voleva morire di fame. Ma in nome dei famosi e sacrosanti diritti naturali che aborrano la schiavitù, il poveraccio non poteva vendersi per essere acquistato da un padrone così come accadeva specialmente nell’evo antico. Nell’epoca moderna, lo sviluppo storico imponeva una nuova forma – mediata e più sviluppata – di schiavitù.

Nei modi di legge i poveracci firmano un regolare contratto con il proprio padrone, un contratto sinallagmatico sentenziano gli azzeccagarbugli, il quale implica uno scambio tra una cosa, una prestazione, e un corrispettivo. In cambio di una certa somma, il proletario attuale – così come già l’ex contadino di un tempo – cede al capitalista l’unica cosa che possiede, se ancora in salute, ossia la propria forza-lavoro. Non tutta in una volta ovviamente, poiché ciò condurrebbe l’operaio all’antica condizione di schiavo, e soprattutto non sarebbe nell’interesse del capitalista che dovrebbe mantenerlo direttamente e, per non estinguere il suo capitale, mantenere anche la sua prole.

I padroni ci tengono a pagare la carne umana al suo giusto prezzo, ossia secondo la legge della domanda e dell’offerta. Più poveracci ci sono, minore è il prezzo della carne umana. È per questo motivo che i padroni hanno sempre avuto tanto a cuore la famiglia, soprattutto quella altrui, e la produzione di marmocchi. In ciò ricevono aiuto dalle religioni, non ultima quella cattolica. Anche in questo senso possono essere lette le encicliche pontificie che su questo tasto battono forte.

Quando poi la carne dei poveracci diventa troppa, sorgono dei gravi problemi sociali. Un modo drastico e assai efficace per risolverli è stringere direttamente sulla causa, ossia quella che chiamano “sovrappopolazione”. I padroni trovano parecchi sostenitori di questa stravagante teoria pronti a dire, con grafici inoppugnabili alla mano, che effettivamente siamo troppi. Naturalmente i troppi sono sempre gli altri. Mai letto un editoriale o uno studio che finalmente dica: “Troppi ricchi, essi non producono e scialano in modo scandaloso, perciò bisogna ridurne il numero”. Per molto tempo il “problema” della “sovrappopolazione”, cioè delle bocche considerate di troppo, è stato risolto facendo ammazzare tra loro i poveracci. Soprattutto loro.

Nella nostra epoca è sorto un problema tecnico in riferimento a tale questione. Le guerre è ben noto non si fanno più con le armi di un tempo, oggi sono disponibili arsenali di migliaia di testate nucleari, ciascuna delle quali può annientare una città e il loro impiego multiplo cancellare la nostra presenza sul pianeta. La detenzione di queste armi non è bilanciata e, anche quando lo fosse, la situazione cambierebbe poco, così come moltiplicherebbe i rischi di catastrofe la loro ulteriore proliferazione.

Per fortuna c’è ancora la possibilità di coltivare conflitti armati locali, e perciò stando attenti che le faccende di tal genere non sfuggano di mano, si possono uccidere ancora diverse decine di migliaia di persone in ognuno di questi conflitti e abbassare il numero dei poveri. E tuttavia ciò evidentemente non basta.  Qualcosa dunque prima o poi le grandi menti pensanti della politica, i padroni del mondo economico, dovranno escogitare.



6 commenti:

  1. Buonasera ai tuoi pensieri, che tratteggiano con grazia le magnifiche sorti e progressive del migliore dei mondi possibili. ;-)

    RispondiElimina
    Risposte
    1. per fortuna ci sei tu stasera. pensa che qui piove, poco, ma piove. piove sempre. piove.

      Elimina
  2. "Qualcosa dunque prima o poi le grandi menti pensanti della politica, i padroni del mondo economico, dovranno esogitare".

    Forse voleva scrivere..."escogitare".

    Saluti

    RispondiElimina
  3. Magari l'hanno già escogitato: la decrescita. È tempo di stringere la cintura per noi, ma solo per noi. Buona fine di settimana.

    RispondiElimina