Vorrei
dire oggi due parole sul caso di Edward Snowden, un ex dipendente della CIA
americana, che ora è nella zona di transito dell'aeroporto Mosca Sheremetyevo.
C’è a chi il caso poco interessa proprio perché si tratta – dicono – di una
persona che ha accettato di lavorare per la Cia, perciò ben gli sta, cazzi
suoi.
Un
tempo a chiedere asilo politico erano i cittadini del blocco dell’est, oggi a
chiedere asilo politico sono i cittadini americani e del blocco occidentale
(esiste ancora!). Un segno dei tempi anche questo. Non perché la Russia sia
diventata un soggetto statale particolarmente democratico, ma perché gli Usa sono
la più fasulla delle democrazie, un’oligarchia del denaro che finanzia i
candidati alle elezioni i quali arrivati nei posti chiave del potere politico e
istituzionale legiferano e governano in nome del popolo ma facendo
essenzialmente gli interessi dell’oligarchia capitalistica, o comunque non agiscono
contro quegli stessi interessi nemmeno quando sarebbe necessario.
Da
che esistono gli Stati, e ancor prima, esiste lo spionaggio. Giordano Bruno era
una spia al servizio degli inglesi, tanto per cambiare, per non dire del
celebre Giacomo Casanova, un piccolo agente provocatore come ne esistono decine
di migliaia anche oggi. E anche gli Usa sono molto pratici di spionaggio di
ogni tipo, e anche di quell’attività che chiamano pudicamente lobbismo e che in
realtà è un’attività prevalentemente volta a danneggiare gli interessi del
popolo americano per favorire gli interessi dei soliti noti e molto meno noti.
Il
braccio destro del presidente Washington, Alexander Hamilton, ritenuto uno dei
padri fondatori degli Usa, era l’Agente Segreto Numero Sette degli inglesi. E
il futuro vicepresidente – il senatore Aaron Burr, era un agente francese al
servizio del Direttorio di Parigi. E il generale al comando dell’esercito
americano, James Wilkinson, era stato per anni un agente del principale nemico
terrestre degli Usa, la Spagna, fatto che si palesò poi al processo per
tradimento contro Burr.
È
interessante rileggere le parole scritte allora dal segretario di Stato e poi
presidente Jefferson a riguardo dell’Agente Segreto Numero Sette, poiché si
tratta di uno spaccato paradigmatico della storia degli Usa e della cinica natura
di quel sistema politico:
«A quel tempo era passato il sistema
finanziario di Hamilton. Esso ave va due obiettivi. Primo, come in un enigma,
impedire la comprensione e l’approfondimento da parte del popolo. Secondo,
funzionare come uno strumento di corruzione dell’assemblea legislativa. Per sua
amissione, infatti l’uomo poteva essere governato da una sola di queste due
motivazioni: la forza o l’interesse. Nel nostro paese, faceva notare, la forza
era fuori questione pertanto occorreva prendere in mano gli interessi delle
varie parti, onde mantenere unita l’assemblea legislativa con l’esecutivo. E
bisogna ammettere, con rammarico e vergogna, che la sua invenzione non era
priva di efficacia. Che anche su questo punto (la nascita del nostro governo)
alcuni membri si dimostrarono talmente sordidi da piegare i loro doveri ai loro
interessi, perseguendo il bene personale piuttosto che quello pubblico».
Ci
vuole la giusta dose d’ipocrisia per parlare degli “interessi delle varie
parti, onde mantenere unita l’assemblea legislativa con l’esecutivo”.
Jefferson, che era stato membro dell’assemblea legislativa, governatore della
Virginia e membro dei congressi nazionali, sapeva bene in cosa consistesse
“prendere in mano gli interessi delle varie parti”, la complessità del pork barrel politics – la politica da
porcile –, ossia lo scambio di favori tra le varie fazioni della borghesia.
Nulla è cambiato da allora, anzi.
Ma
torniamo al caso di Snowden, che oggi viene agitato dalla stampa russa
strumentalmente ma non a torto. Qual
è il tradimento di cui si sarebbe macchiato Snowden? Le sue rivelazioni hanno
messo in pericolo la sicurezza nazionale degli Usa o minacciato l’incolumità di
qualcuno? Danneggiato economicamente la nazione o qualcuno in particolare? Nulla
di tutto ciò. Snowden ha rivelato al mondo ciò che tutti sanno ma che molti per
ipocrisia tacciono, ovvero che gli Stati Uniti conducono la sorveglianza,
l'ascolto e la registrazione di milioni di comunicazioni private telefoniche e via internet sia di cittadini americani che
stranieri, non meno allo scopo di spionaggio industriale e militare. Questo
significa che Snowden ha rivelato che gli Stati Uniti violano uno dei diritti
fondamentali della democrazia, il diritto alla privacy, segnatamente il IV e V
emendamento della Carta dei Diritti.
Snowden
– che negli ultimi tempi aveva lavorato come consulente della società Booz Allen Hamilton – è incolpato di
“furto di proprietà governativa”, di "divulgazione non autorizzata di
informazioni di difesa nazionale" e di "comunicazione volontaria di informazioni
classificate ad una persona non autorizzata", secondo la denuncia. Le
ultime due sono accuse in base all'Espionage
Act del 1917! Un’aberrazione
giuridica. In effetti, al contrario, egli ha agito per due motivi legittimi. In
primo luogo, osservando la Costituzione americana e la Dichiarazione universale
dei diritti dell'uomo del 1947, le quali vietano l'interferenza con la vita
privata e lo spionaggio di massa; l’altro motivo di legittimità deriva dal
fatto che i cittadini degli Stati Uniti sono tenuti per legge a denunciare un reato
o un delitto qualora ne siano a conoscenza.
Il
direttore della Nsa, Keith B. Alexander, e il direttore della Cia, James R.
Clapper Jr., hanno risolutamente rifiutato di offrire una stima del numero
di americani le cui chiamate o messaggi di posta elettronica sono stati
registrate e spiati. Negli Usa vige un sistema di sorveglianza e di raccolta di
metadati che non ha eguali. I criteri di raccolta e di utilizzo di tali dati
sono sottratti a qualunque controllo pubblico, anche perché, come sostengono
perfino alcuni membri del Congresso, si tratta di attività illecite. Sull’uso
politico di questi dati esiste un’ampia casistica fin dai tempi di Hoover e
come il caso Petraeus ha confermato di recente.
Queste
rivelazioni di Snowden hanno dato luogo a una vera e propria caccia all’uomo da
parte delle autorità Usa, la qual cosa dovrebbe far riflettere i tanti
democratici di sinistra e di destra che spesso citano quell’idiota di Tocqueville.
Ma il fatto saliente della vicenda è, al solito, l’allineamento della “libera”
stampa alle tesi governative, e su questo gli americani sono maestri: distrarre
l’attenzione del pubblico dalle notizie vere e inondando invece l’informazione
di chiacchiere e sciocchezze su temi assolutamente marginali o inesistenti.
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