Nei prossimi giorni, il 29 luglio, ricorre il 130°
anniversario della nascita di Benito Mussolini. Se Silvio Berlusconi è
senz’altro il personaggio politico italiano più conosciuto e controverso in
Italia e nel mondo degli ultimi due decenni (e lo sarà, malgrado pronostici
contrari, ancora a lungo), sicuramente Mussolini è il personaggio politico
italiano più conosciuto e controverso in Italia e nel mondo del XX secolo, forse
di sempre. Anche il nome di Garibaldi è universalmente conosciuto, ed egli è uno
dei personaggi più popolari (basti ricordare il trionfo di folla senza
confronti che lo accolse nella sua visita londinese), e tuttavia non è un
personaggio storico tanto controverso quanto Mussolini. Ciò dipende in gran
parte dal fatto che il romagnolo ha legato il proprio destino a quello di
Hitler e alla più grande carneficina della storia.
Del personaggio parlo qui sulla scorta delle mie non
sistematiche letture e conoscenze, anzitutto per ciò che ricordo della lettura,
quasi integrale, dei diversi volumi dell’opera del maggior biografo di
Mussolini, ossia Renzo De Felice. Poi di altre letture di libri e
libretti, restando sempre dell’idea che – se non si hanno intenti specialistici – non è importante leggere molti libri su
un determinato argomento – in tal caso la quantità non si trasforma
necessariamente in qualità –, ma leggere quelli “giusti”. Perciò le bibliografie ad uso del grande pubblico sono utili quando offrono indirizzi di lettura attenti e contenuti entro limiti
ragionevoli, ed evitano di costruire monumenti di erudizione (presunta).
Mussolini agli esordi è sostanzialmente un
disadattato, cosa non rara per un giovane della sua epoca (e della nostra!), e delle sue ambizioni e del suo temperamento. Fosse nato in Sicilia o in Friuli
quasi certamente il suo percorso intellettuale e il suo destino umano sarebbe
stato diverso. Viceversa, in Romagna, significava essere a contatto,
quotidiano, con le idee socialiste e anarchiche. Di quale socialismo si
trattasse si può ben immaginare se Engels, perfino nei riguardi di un uomo e
socialista notevole come Antonio Labriola, ebbe a osservare che il materialismo
dialettico proprio non gli entrava in testa.
Mussolini era un uomo ovviamente di non comune
intelligenza, ma soprattutto molto scaltro. Di socialismo masticò soprattutto –
anche dopo il corso accelerato di sociologia “marxista” cui lo sottopose
l’amica Angelica Balabanoff (già allieva di Labriola, aderente infine al Psdi di
Saragat!) – le assai sincretiche idee
cucinate dal socialismo italiano con abbondanti spezie d’idealismo e di spontaneismo. Mussolini
fu sostanzialmente un agitatore politico, un polemista, pragmatico, cinico e
spregiudicato nella vita pubblica, un opportunista e mantenuto in quella privata.
Non fu mai nemmeno lontanamente un marxista, piuttosto un sorelliano, un
lettore di Gustave Le Bon e poco altro. Fu uno specialista del bluff, come il
suo compare austriaco, fino alla fine.
La rottura di Mussolini col partito socialista – era
direttore dell’Avanti!, del quale aumentò molto la tiratura – e la sua adesione
all’interventismo, fu repentina e se ne conoscono anche i retroscena. Il suo
mutamento d’idee fu però assai graduale, e un certo massimalismo di “sinistra”
sarà presente anche dopo la fondazione del fascismo, movimento politico costituito
attorno a quello che Gramsci, in un articolo del 14 giugno del 1921, definirà
“un nucleo di delinquenti comuni”.
Illuminante per il suo profilo psicologico è lo storico
rapporto, indirizzato al presidente del consiglio (Orlando), redatto nel 1919
da Giovanni Gasti su Mussolini. Gasti era considerato uno dei migliori e più
intelligenti funzionari di PS di quel tempo. Anche De Felice è d’accordo nel
considerare tale rapporto una fonte importante e attendibile. Scrive alle pp.
462-63 del primo volume:
Un rapporto
che rimane nel suo genere un modello, sia dal punto di vista informativo, sia
per l’equilibrio, nient’affatto formale o burocratico […] Nei “cenni
fisiopsicologici” di Mussolini, che costituiscono la penultima parte del lungo
rapporto, il Gasti tracciava infatti un profilo del direttore del Popolo d’Italia che i fatti successivi
avrebbero confermato in pieno e a cui lo storico può oggi in gran parte
riferirsi.
Riporto lo stralcio presente nel volume di De Felice
alle pp. 463-64:
Cenni fisiopsicologici.
Benito Mussolini è di forte costituzione fisica
sebbene sia affetto da sifilide. Questa sua robustezza gli permette un continuo
lavoro.
Riposa fino a tarda ora del mattino, esce di casa sua
a mezzogiorno, ma non vi rientra più che alle 3 dopo la mezzanotte, e queste
quindici ore, meno una breve sosta per i pasti, sono devolute alla attività
giornalistica e politica.
È un sensuale e ciò è dimostrato dalle varie
relazioni contratte con donne delle quali le più notevoli quelle colla Guidi e
colla Dàlser sopra accennate [*].
È un emotivo ed un impulsivo e questi caratteri lo
rendono nei suoi discorsi suggestivo e persuasivo per quanto, pur parlando bene,
non possa dirsi un oratore.
È in fondo un sentimentale ciò che gli attira molte
simpatie ed amicizie.
È disinteressato, prodigo dei denari che maneggia e
ciò gli ha formato una reputazione di altruismo e di filantropia.
È molto intelligente, accorto, misurato, riflessivo,
buon conoscitore degli uomini e delle loro qualità e manchevolezze.
Facile alle pronte simpatie ed antipatie, capace di
sacrificio per gli amici, è tenace nelle inimicizie e negli odi.
È coraggioso ed audace; ha qualità organizzatrici, è
capace di determinazioni pronte; ma non altrettanto tenace nelle convinzioni e
nei propositi.
È ambiziosissimo. – È animato dalla convinzione di
rappresentare una notevole forza nei destini d’Italia ed è deciso a farla
valere. È uomo che non si rassegna a posti di secondo ordine. Vuole primeggiare
e dominare.
Nel socialismo ufficiale salì rapidamente da oscure
origini a posizione eminente. – Egli fu il Direttore ideale dell’«Avanti!» pei
socialisti. Fu in quel campo molto apprezzato ed amato. Qualcuno dei suoi
antichi compagni ed ammiratori confessa ancora che nessuno meglio di lui seppe
comprendere ed interpretare l’anima del proletariato il quale vide con dolore
la sua apostasia. Questa fu determinata non da calcolo di interesse o di lucro.
Egli fu uno apostolo sincero ed appassionato prima della neutralità vigile ed
armata e poi della guerra; e non credette di transigere colla sua onestà
personale e politica valendosi di tutti i mezzi, da qualunque parte gli
venissero, ovunque egli li potesse raccogliere, per sostenere il suo giornale,
il suo programma, la sua linea d’azione.
Questa la sua direttiva iniziale. Quanta parte poi
delle sue convinzioni socialiste delle quali mai fece palese od intima abiura siasi
sperduta nelle transazioni finanziarie indispensabili per la continuazione
della lotta ingaggiata, nella utilizzazione – anche a scopo personale – del
denaro ricevuto, nel contatto e nell’alleanza con uomini e con correnti di
diversa fede, nell’attrito con gli antichi compagni, nella quotidiana
schermaglia coi socialisti ufficiali, sotto la costante pressione dell’odio
indomabile, della acre e ingiuriosa malevolenza delle accuse e delle calunnie
incessanti degli antichi suoi seguaci è difficile precisare trattandosi di
un’indagine introspettiva nel foro imperscrutabile della coscienza, ma è
indubbio che tutti questi elementi compressori e corrosivi debbono avere
notevolmente disgregato e logorato i principi marxisti dell’ex leader
socialista. – Ma se queste alterazioni si sono verificate, se pur adombrino il
suo spirito e possano tradursi larvatamente nella realtà delle cose e delle
situazioni, egli non le lascerà tuttavia mai trasparire con troppa evidenza,
non permetterà mai che altri le denudi e le sveli, egli vorrà sempre parere, e
si illuderà forse sempre di essere socialista, malgrado che la sua opera possa
essere utilizzata a fini costituzionali, malgrado che il dissidio con coloro
che pretendono essere i dogmatici della ortodossia socialista si faccia sempre
più insanabile e profondo.
Questo secondo le mie indagini la figura morale
dell’uomo in contrasto coll’opinione dei suoi antichi compagni di fede e di
adepti a partiti d’ordine che lo ritengono un venduto, un corrotto ed un
corruttibile, ed in contrasto ad altri che lo ritengono fermamente saldo nei
suoi principi socialisti di un tempo.
Se una persona di alta autorità ed intelligenza saprà
trovare nelle sue caratteristiche psicologiche il punctum minoris resistentiae, saprà anzitutto essergli simpatico,
ed insinuarsi nel suo animo non contrastando inizialmente alle di lui visioni e
previsioni politiche, se egli saprà dimostrare quale sia il vero interesse
d’Italia, (poiché io credo al suo patriottismo) se con molto tatto, mostrando
di rispettare le di lui intime convinzioni e la di lui tattica, nell’interesse
di una collaborazione necessaria, gli offrirà i fondi indispensabili per
l’azione politica concordata, in modo che non appaia l’intenzione, che sarebbe
offensiva, di accaparramento o di addomesticamento, – il Mussolini si lascerà a
poco a poco conquidere.
Ma che col suo temperamento vi sia la certezza di non
incontrare ad uno svolto di via, per mutamento di condizioni e di uomini, una
sua defezione, non potrà mai garentirsi da alcuno. – Egli è come si disse un
emotivo ed un impulsivo. – Tuttavia anche se temporanea la sua collaborazione
potrebbe essere molto utile perché in questo momento la sua influenza nei fasci
di combattimento, in quelli degli arditi e dei volontari è grandissima e potrebbe
essere in alcune circostanze decisiva. – In questi ultimi tempi (metà di
maggio) egli era di opinione che convenisse combattere in ogni modo la
propaganda bolscevika, che convenisse sostenere il Gabinetto Orlando e specie
il Presidente perché una crisi ministeriale avrebbe potuto compromettere più
alte istituzioni. Che occorresse considerare come un pericolo le associazioni
facienti capo a Facchinetti ed all’«Italia del Popolo».
Negli ultimi numeri del «Popolo d’Italia», sembra
tuttavia che in contrasto a queste aspirazioni da lui espresse siasi affermato
un atteggiamento meno favorevole a S. E. Orlando. La cosa non meraviglia. – Già
si è detto che le direttive politiche del Mussolini sono mutevoli e se, come si
disse, non è ora difficile fame, fino ad un certo punto, un collaboratore non è
da escludersi che in determinate situazioni, o per non essere sopravanzato da
altri partiti, o per nuovi avvenimenti o per altri motivi interiori ed
esteriori egli possa diversamente orientarsi e cooperare a minare istituzioni e
principi da lui prima suffragati e sostenuti.
Certo che in campo avverso Mussolini, uomo di
pensiero e di azione, scrittore efficace ed incisivo, oratore persuasivo e
vivace potrebbe diventare un condottiero, un meneur temibile.
[…]
[*] Il rapporto originale è molto più lungo, De
Felice lo riproduce in Appendice 18 del primo volume della sua biografia (Mussolini il rivoluzionario). Del legame
con la Dàlser parlerò in un prossimo post, anzitutto per rettificare le solite
inesattezze e lacune di Wikipedia, segnatamente in riferimento al figlio avuto
da Mussolini con la Dàlser.
Nessun commento:
Posta un commento