Molti degli avvenimenti storici – anche tra i più
rilevanti – sono dati dal caso più
che dagli esiti del calcolo politico e miliare, diplomatico e strategico. Il
buon esito – per esempio – della prima campagna napoleonica in Italia fu causa
più della sprovvedutezza dei comandanti austriaci che dall’abilità tattica del
generale corso. Allo stesso modo la più grave sconfitta coloniale italiana (e
europea) in Africa (Adua), fu causata dalla dispersione delle forze e dal fatto
che le carte topografiche non erano per nulla esatte. Questo sul piano tattico,
ma su quello diplomatico e strategico gli errori furono davvero madornali e
Crispi ci mise molto di suo.
Del resto, la storia recente del nostro paese, vale a
dire dall’Unità, è zeppa di episodi simili e anche di più grotteschi che evincono
anzitutto una cosa: l’incompetenza, la sciatteria, il particolarismo fazioso e
in sostanza il provincialismo della classe dirigente nazionale. Due soli
personaggi – tra quelli molto noti – non possono essere tacciati di queste
mende, ossia Benso e Garibaldi.
Ritornando alla considerazione di carattere generale,
di esempi simili se ne potrebbero citare per ogni singolo episodio storico.
Difficilmente il preconcetto strategico o tattico, l’azione diplomatica o il
complotto, sortiscono esattamente gli effetti che si volevano determinare. E,
anche quando accade, si tratta più frequentemente di ciò che viene a definirsi
come eterogenesi dei fini, ossia la concomitanza di fattori non previsti ma che
alla fine conducono al necessario
risultato.
Sempre sulle generali e per dire a riguardo della
borghesia, essa non ha bisogno di predisporre piani occulti per raggiungere i
propri scopi di dominio; ciò che avviene è prevalentemente alla luce del sole
poiché ai padroni del mondo è sufficiente condividere gli stessi interessi fondamentali
perché tutto il resto proceda conseguentemente. Ai commentatori più spesso
sfugge non tanto il quadro generale – come si potrebbe invece supporre – bensì
il dettaglio. Quello essenziale, non quello effimero verso il quale è fatta
rivolgere l’attenzione del pubblico.
Bisogna sviluppare una passione quasi archeologica
per il dettaglio, altrimenti il rischio sarà quello di credere a molte cose non
vere. Gli specialisti dell’intossicazione mediatica queste cose le sanno bene,
infatti contano molto sulla superficialità del pubblico al quale si rivolgono.
Se poi si tratta di dettagli “tecnici”, il gioco è fatto. Prendiamo ad esempio
il post di ieri sul blog di Grillo.
Non l’ha scritto lui poiché gli mancano le
competenze. L’articolo contiene alcuni dati molto interessanti e oggettivi. Però
ne mancano altri, di altrettanto essenziali. Le conclusioni e considerazioni
che vengono tratte, sono perciò viziate da tale incompletezza, sicuramente
voluta. Cito un solo dato: l’inflazione. Questa ebbe un ruolo essenziale negli
anni Settanta, soprattutto nella seconda parte della decade, e poi anche nella
prima parte della decade successiva. Dunque
ben prima che nel 1981 Tesoro e Banca d’Italia
divorziassero. Nel 1975, l’inflazione ufficiale media annua fu del 17%. L’anno
successivo fu del 16.7%, e l’anno dopo ancora del 17%. Nel 1978 calò al 12.1%
per salire nel 1979 al 14.8%. Nel 1980, fu del 21.2%.
Tradotto in soldoni, significa che quando andavi a chieder un muto per
l’acquisto di un’abitazione, la banca chiedeva un interesse che non di rado
superava il 20%! Un appartamento che nel 1974 potevi acquistare per 8-9 milioni
(esempio reale), nel 1981, ossia sette anni dopo, quindi ben prima del famoso
“divorzio” tra Tesoro e Banca d’Italia, non si poteva acquistare per meno di 80
– 100 milioni! I salari e le pensioni, nel frattempo erano aumentati (c’era la
scala mobile che in parte copriva l’inflazione), ma per nulla affatto
proporzionalmente. Ricordo allora dei pensionati messi a riposo da pochi anni con
una discreta pensione, i quali si sono trovati alla fine degli anni Settanta in
situazioni di vera povertà.
In altri termini, l’espansione del fabbisogno primario dello
Stato, dunque del
debito pubblico, comincia nel 1970.
Gli interessi sul debito restano bassi sia perché l’ammontare del debito è
ancora molto basso, sia causa dell’alta inflazione che
rende i tassi reali spesso addirittura negativi, e anche attraverso il fiscal drag (aumento della
pressione fiscale originato dall’espansione inflazionistica dei redditi in
presenza di aliquote fiscali crescenti), perciò i tassi sul debito hanno
addirittura un effetto positivo indiretto sulle
entrate!
E, del
resto, per quale motivo si decide di entrare nel Sistema Monetario Europeo, con cambi stabili tra le monete
europee entro certi margini? Proprio per evitare la spirale
inflazione-svalutazione, in presenza di una situazione di stagflazione, ossia
di recessione economica accompagnata da una fortissima inflazione. Chi ha
vissuto l’epoca dei miniassegni ricorderà bene queste cose, si spera. E
tuttavia Grillo punta su una platea più giovane, pronta a bersi tutto ciò che
racconta, perciò a cosa vale insistere e argomentare su queste questioni? Credano pure a quello che gli pare ...
Anche le tue considerazioni sono parziali, negli anni 70 gli scok petroliferi determinano l'inflazione più di qualsiasi altro evento (73' 79'), se poi vogliamo restare in europa subendo la perdita dei diritti di chi lavora e la mezzogionificazione dovuta alle politiche imposte dai tedeschi e l'usura di banche e malfattori vari facciamo pure.
RispondiEliminaVorremmo tutti un mondo migliore ma dall'oggi al domani ma forse non è possibile, servirebbe una soluzione di continuità politica, economica, culturale. Oggi è oggi fra cent'anni sarà fra cent'anni.
ho scritto:
Elimina"Cito un solo dato: l’inflazione".
se lei legge bene, non ho fatto alcune considerazione sull'inflazione e sulle sue cause. ho messo in rapporto l'inflazione con il tasso del debito pubblico, perché questo era il tema del post di grillo.
quanto all'inflazione essa aveva molte cause, prima ancora della crisi petrolifera, quanto era avvenuto nell'agosto 1971, e altre tendenze macroeconomiche. soprattutto gli aumenti dei livelli di welfare. se lei poi fa caso all'aumento della spesa pubblica, cui è collegata l'inflazione, vedrà che vi sono delle coincidenze con i rinnovi dei contratti di lavoro soprattutto nel settore pubblico, ECCETERA.
NON è VERO che "Vorremmo tutti un mondo migliore". Sono molti coloro che non cambierebbero questo mondo nemmeno di una virgola, e moltissimi quelli che vorrebbero cambiare solo le virgole.
cosa significa "una soluzione di continuità politica, economica, culturale"? continuità con cosa?
grazie per il commento
La soluzione di continuità è l'interruzione di una continuità, una ferita è la soluzione di continuità del tessuto cutaneo, una rivoluzione potrebbe essere una soluzione di continuità, però tutto scorre.
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