Bisogna essere anzitutto “curiosi” per andare al fondo
delle cose. E delle notizie. Cosa non facile quando si è impelagati con le
vicende della Santanchè. Leggevo ieri che Enrico Letta è stato in visita in
Israele, da dove ha dichiarato:
«La collaborazione tra Italia e Israele è stretta e intensa e ho avuto
l’opportunità di capire come possiamo rafforzarla, soprattutto nel campo
dell’energia».
Soprattutto nel campo dell’energia? Ma se Israele importa[va] il 40% del gas
naturale dall’Egitto? Evidentemente c’è qualcosa che ancora sconosco. Ed
infatti leggo ancora che:
«Abbiamo fissato come data il 2 dicembre per il vertice
bilaterale, il quarto, che si terrà di un incontro importante. In
quell'occasione si cercherà di finalizzare accordi già in essere in campo
universitario ma anche energetico sul quale oggi abbiamo avuto una
conversazione interessante».
La cosa si fa intrigante.
Ciò che non sapevo, era quanto avvenuto nel 1999. A soli 250 metri di profondità e a 40 chilometri dal porto di Ashdod venne trovato del gas naturale, circa 2,8 miliardi di metri cubi e con riserve stimate fino a 22 miliardi (giacimento Mari B). Ma questo era niente ancora rispetto alle più recenti scoperte di giacimenti sottomarini.
A fine 2010, o forse prima, è stato scoperto un enorme giacimento di gas naturale al largo delle coste di Israele – in quella che il governo israeliano dichiara essere sua Zona Economica Esclusiva (ZEE) –, ossia in quello che i geologi chiamano il Bacino del Levante o Levantino. Il giacimento Leviathan è a circa 84 miglia ad ovest del porto di Haifa e a tre miglia di profondità. Le società energetiche israeliane, la Delek Drilling (22,67%), la Avner Oil Exploration (22,67%), la Ratio Oil Exploration (15%) [vedi qui], in collaborazione con la texana Noble Energy (39,66%), hanno stimato che la zona contiene miliardi di metri cubi di gas (sulla balla del picco di petrolio ho già scritto qui). Almeno per un secolo Israele non avrà più problemi energetici.
Il primo pozzo è stato perforato a 5.170 metri ed è stato stimata la presenza di 16.000.000.000.000 di piedi cubi, pari a 452 metri cubi; la seconda fase di perforazione ha raggiunto la profondità di 7.200 metri ed è stata stimata la presenza di gas per 9.000.000.000.000 di piedi cubi pari a circa 250miliardi di metri cubi e 600mln metri cubi di petrolio. Altri giacimenti sono stimati in strati più profondi.
A fine 2010, o forse prima, è stato scoperto un enorme giacimento di gas naturale al largo delle coste di Israele – in quella che il governo israeliano dichiara essere sua Zona Economica Esclusiva (ZEE) –, ossia in quello che i geologi chiamano il Bacino del Levante o Levantino. Il giacimento Leviathan è a circa 84 miglia ad ovest del porto di Haifa e a tre miglia di profondità. Le società energetiche israeliane, la Delek Drilling (22,67%), la Avner Oil Exploration (22,67%), la Ratio Oil Exploration (15%) [vedi qui], in collaborazione con la texana Noble Energy (39,66%), hanno stimato che la zona contiene miliardi di metri cubi di gas (sulla balla del picco di petrolio ho già scritto qui). Almeno per un secolo Israele non avrà più problemi energetici.
Il primo pozzo è stato perforato a 5.170 metri ed è stato stimata la presenza di 16.000.000.000.000 di piedi cubi, pari a 452 metri cubi; la seconda fase di perforazione ha raggiunto la profondità di 7.200 metri ed è stata stimata la presenza di gas per 9.000.000.000.000 di piedi cubi pari a circa 250miliardi di metri cubi e 600mln metri cubi di petrolio. Altri giacimenti sono stimati in strati più profondi.
Un anno prima, sempre la Noble Energy, aveva
scoperto nell’area il giacimento Tamar (vedi cartina), 9,7 miliardi di metri cubi di gas naturale di alta qualità a circa 50 miglia a ovest del porto
israeliano di Haifa.
Non basta. Secondo quanto sostiene la US
Geological Survey (USGS), il bacino del Mediterraneo orientale, compreso il
delta del Nilo, nasconde ancora risorse di idrocarburi gigantesche. Qualche
numero: nel bacino di Levante si stimano esserci 1,68 miliardi di barili di
petrolio (bbl), e 122 tcf di gas (un cubic feet corrisponde a 0,0283 metri cubi); nel bacino del delta
del Nilo sono stimate in circa 1,76 bbl di petrolio e 223 tcf di gas naturale.
Per un raffronto, il bacino russo della
Siberia occidentale, il più grande bacino di gas conosciuto al mondo, si
calcola contenga 643 tcf di gas.
Inoltre, il Medio Oriente e le regioni del
Nord Africa hanno diverse aree ricche di gas naturale, tra cui il bacino Rub Al
Khali (miliardi di metri cubi) nel sud-ovest dell’Arabia Saudita e nel nord
dello Yemen, il Grande Rilievo Ghawar in Arabia Saudita orientale (227 tcf) e
la Cintura dei Zagros (212 tcf) lungo il Golfo Persico, in Iraq e Iran.
Anche a largo di Gaza – e quindi formalmente in territorio palestinese – una decina di anni or sono la British gas aveva scovato un giacimento, ma Ariel Sharon si oppose al suo sfruttamento in collaborazione con l'Autorità palestinese.
Anche a largo di Gaza – e quindi formalmente in territorio palestinese – una decina di anni or sono la British gas aveva scovato un giacimento, ma Ariel Sharon si oppose al suo sfruttamento in collaborazione con l'Autorità palestinese.
È ora in
atto una disputa tra Israele e il Libano, il quale rivendica che parte del giacimento
si estende anche nelle acque
sottomarine libanesi. L’Hezbollah libanese sostiene che il giacimento di gas di
Tamar, che dovrebbe iniziare a forniture di gas entro la fine di quest’anno,
appartiene anche al Libano (leggi qui).
E proprio di ieri la notizia che Woodside, il maggior colosso petrolifero australiano e uno dei maggiori produttori mondiali di gas naturale liquefatto, ha firmato un accordo con il governo cipriota, la compagnia statunitense Noble Energy e gli enti israeliani Delek e Avner per la realizzazione di un rigassificatore a Cipro (Vasillikos), utile per l’importazione e la lavorazione del gas cipriota (giacimento di Aphrodite) e israeliano.
Di recente, il governo di Israele ha deciso di avviare le esportazioni del
40% del gas contenuto nel Leviathan e nell’altro giacimento, il Tamar. Pertanto, la vecchia barzelletta ebraica secondo cui Mosè prese la strada sbagliata finendo in un angolo del Medio Oriente senza petrolio, è superata.
Finalmente le cose ti appaiono più chiare... nel Mediterraneo.
RispondiEliminaE' anche per questi motivi che l'ENI è uscita dall'affare del TAP. Ed è per motivi energetici che la relazione fra USA ed UE andrà intensificandosi. La guerra in atto è solo energetica. E da questo fronte che vede il sud europa favorito, la germania ne è esclusa, o meglio ricacciata nelle mani dei russi. I teutonici sono impegnati nel Caspio e nulla più.
Vedremo, cmq, quali saranno gli effetti devastanti delle trivellazioni nel mediterraneo, e gli effetti di subsidenza.
a quanti pensi freghi qualcosa di quello che scriviamo?
Eliminala germania è sempre la germania, vedrai. ha già ottenuto prolungamenti e sconti nei contratti dai russi. questi giacimenti nel mediterraneo non fanno felice putin. e nemmeno l'iran. quanto all'italia penso sia a bagno in una pozzanghera di gas e petrolio. gli effetti di subsidenza? figurati se importa qualcosa.
Io credo che la Germania cara Olympe, si stia adeguatamente attrezzando.
RispondiEliminaLeggasi l'articolo che segnalo:
http://qualenergia.it/articoli/20130627-metano-da-elettricit%C3%A0-rinnovabile-germania-inaugurato-l-impianto-pi%C3%B9-grande
Poi aggiungo: un giorno, quando si produrrà tutta l'energia di cui abbiamo bisogno con le fonti rinnovabili, il petrolio, il gas e compagnia cantante, non avranno più il valore che hanno oggi. Saranno svalutati insomma. Mi rendo conto che tutta la questione comunque, ha a che fare con la volontà politica. Infatti già oggi, abbiamo le necessarie tecnologie, per cui ogni paese o nazione, produrebbe da se la sua energia di cui ha bisogno senza rompere le scatole ad altri paesi, ma la vera energia di cui ha bisogno però, perchè se ne produce così tanta per servire la mostruosa macchina economica capitalistica, che come ben sappiamo, produce per il profitto, e non per i bisogni umani.
Chiedo venia per averla tirata un po a lungo e ti saluto.
F.G.
Ah dimenticavo di segnalare anche questo:
RispondiEliminahttp://qualenergia.it/articoli/20130516-il-fotovoltaico-sul-tetto-e-la-difesa-dello-status-quo
Rispetto a quanto scritto da F.G., il rilievo da Egli fatto qui ci è noto
RispondiEliminahttp://noi-nuovaofficinaitaliana.blogspot.it/2012/06/bisogni-energetici-energie-rinnovabili.html
Ma meno noto credo sia al nostro interlocutore che, molto più spesso di quello che sappiamo, gli azionisti di riferimento nelle rinnovabili sono sempre grossi gruppi energetici e finanziari... attuali
Od ancora, per l'amico F.G., anche questo post sul quadro geopolitico internazionale sul piano dell'energia
RispondiEliminahttp://noi-nuovaofficinaitaliana.blogspot.it/2012/10/il-vero-problema-e-energetico.html