Nei palazzi romani si comincia a capire che
qualcosina non funziona più, e anche il grande cahier de
doléances televisivo non
basta più a contenere e irreggimentare la protesta. Allora si ricorre alle brioches, ai commissari ad
acta, come quello che avrebbe dovuto tagliare gli stipendi della politica
portandoli nella media europea e che si è visto costretto alle dimissioni. Che
sia solo fumo negli occhi si capisce già dal fatto di mettere Giuliano Amato consigliere del premier sui finanziamenti a
partiti e sindacati. Costui punta al Quirinale, figuriamoci se farebbe mai
qualcosa che possa dispiacere a chicchessia. Enrico Bondi sarà invece nominato commissario straordinario per
la razionalizzazione della spesa per acquisti di beni e servizi con il compito
di definire il livello di spesa per voci di costo. Stipendio: 150mila euro.
Vi pare possibile razionalizzare
della spesa in un paese in mano a banditi di tutte le risme? Se la prendono con
quel poveretto di Grillo per una frase comiziale. Sentite queste, di frasi,
scritte sul Corriere della Sera da un
procuratore di Palermo:
Come mai commercianti e imprenditori a Palermo, a Napoli, in
Calabria continuano a pagare in massa il pizzo e, a differenza del fruitore
medio, non si bevono la buona novella che la mafia è alle corde?
[…] Mentre sceneggiatori continuano a proiettare catarticamente il male di
mafia sul monstrum (colui che viene messo in mostra) - Riina, Provenzano,
Messina Denaro, i casalesi - elevato a icona totalizzante della negatività,
centinaia di processi celebrati in questi ultimi quindici anni hanno raccontato
un’altra storia della mafia, sacramentata da sentenze passate in giudicato, che
fornisce risposte illuminanti a molte delle domande di cui sopra. Un’altra
storia intessuta di centinaia di delitti, di
stragi di mafia decise in interni borghesi da persone come noi, che hanno
fatto le nostre stesse scuole, frequentano i nostri stessi salotti, pregano il
nostro stesso Dio... Un’altra storia che ha dimostrato come la città dell’ombra
- quella degli assassini - e la città della luce, abitata dalle “persone
perbene”, non siano affatto separate ma comunichino attraverso mille vie
segrete, tanto da rivelarsi come due facce dello stesso mondo. Un’altra storia
che racconta l’osceno di questo Paese, quel che è avvenuto ob scenum, mettendo
a nudo un fuori scena affollato di una moltitudine di sepolcri imbiancati che
hanno armato la mano dei killer o li hanno protetti con il loro silenzio
complice.
[…] Centinaia di processi che costringono a rileggere la
storia della mafia non più come una storia altra, che non ci appartiene e non
ci chiama in causa, ma piuttosto come un terribile e irrisolto affare di
famiglia, interno a una classe dirigente nazionale tra le più premoderne,
violente e predatrici della storia occidentale, la cui criminalità si è
estrinsecata nel corso dei secoli in tre forme: lo stragismo e l’omicidio
politico, la corruzione sistemica e la mafia. Tre forme criminali che essendo espressione del potere sono
accomunate non a caso da un unico comun denominatore, che è il crisma stesso
del potere: l’eterna impunità garantita ai mandanti eccellenti di stragi e
omicidi politici e ai principali protagonisti delle vicende corruttive.
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