mercoledì 30 maggio 2012

I principi sociali del cristianesimo



I principi sociali del cristianesimo hanno ormai avuto il tempo di svilupparsi per milleottocento anni, e non hanno bisogno di essere ulteriormente sviluppati da consiglieri concistoriali prussiani.

I principi sociali del cristianesimo hanno giustificato la schiavitù antica, esaltato la servitù della gleba medievale, e se necessario si prestano anche a difendere l'oppressione del proletariato, sia pure assumendo un’aria un po’ lamentosa.

I principi sociali del cristianesimo predicano la necessità di una classe dominante e di una classe oppressa, e a favore di quest'ultima esprimono soltanto il pio desiderio che la prima voglia essere caritatevole.

I principi sociali del cristianesimo trasferiscono in cielo la compensazione di tutte le infamie, come la intendono i consiglieri concistoriali, e giustificano così la continuazione di queste infamie sulla terra.

I principi sociali del cristianesimo dichiarano che tutte le bassezze commesse dagli oppressori contro gli oppressi sono o giuste punizioni per il peccato originale e di altri peccati, oppure prove che il Signore impone ai redenti nella sua infinita saggezza.

I principi sociali del cristianesimo predicano la viltà, il disprezzo di sé stessi, l'avvilimento, la mortificazione, il servilismo, l'umiltà, insomma tutte le qualità della canaglia, e il proletariato, che non vuol far trattare da canaglia, ha molto più bisogno del suo coraggio, del suo  senso di sicurezza, del suo orgoglio, del suo spirito d’indipendenza che del suo pane.

I principi sociali del cristianesimo sono ipocriti, e il proletariato è rivoluzionario.

(K. Marx, da un articolo della Deutsche-Brüsseller-Zeitung, 12-9-1847, in MEOC, VI, 243-44).

3 commenti:

  1. Di buono,in tempi di crisi come questo,c'è che certe cose diventano chiare come mai prima. Tra queste, quanto Marx aveva ragione.

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  2. Si ma, la domanda che avevo posto sul post precedente?

    Mimmo.

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