I principi
sociali del cristianesimo hanno ormai avuto il tempo di svilupparsi per
milleottocento anni, e non hanno bisogno di essere ulteriormente sviluppati da
consiglieri concistoriali prussiani.
I principi
sociali del cristianesimo hanno giustificato la schiavitù antica, esaltato la
servitù della gleba medievale, e se necessario si prestano anche a difendere
l'oppressione del proletariato, sia pure assumendo un’aria un po’ lamentosa.
I principi
sociali del cristianesimo predicano la necessità di una classe dominante e di
una classe oppressa, e a favore di quest'ultima esprimono soltanto il pio
desiderio che la prima voglia essere caritatevole.
I principi
sociali del cristianesimo trasferiscono in cielo la compensazione di tutte le
infamie, come la intendono i consiglieri concistoriali, e giustificano così la continuazione
di queste infamie sulla terra.
I principi
sociali del cristianesimo dichiarano che tutte le bassezze commesse dagli
oppressori contro gli oppressi sono o giuste punizioni per il peccato originale
e di altri peccati, oppure prove che il Signore impone ai redenti nella sua
infinita saggezza.
I principi
sociali del cristianesimo predicano la viltà, il disprezzo di sé stessi,
l'avvilimento, la mortificazione, il servilismo, l'umiltà, insomma tutte le qualità
della canaglia, e il proletariato, che non vuol far trattare da canaglia, ha molto
più bisogno del suo coraggio, del suo
senso di sicurezza, del suo orgoglio, del suo spirito d’indipendenza che
del suo pane.
I principi
sociali del cristianesimo sono ipocriti, e il proletariato è rivoluzionario.
(K. Marx, da un articolo della Deutsche-Brüsseller-Zeitung,
12-9-1847, in MEOC, VI, 243-44).
Di buono,in tempi di crisi come questo,c'è che certe cose diventano chiare come mai prima. Tra queste, quanto Marx aveva ragione.
RispondiEliminaSi ma, la domanda che avevo posto sul post precedente?
RispondiEliminaMimmo.
Grazie della lettura ;)
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