A suo tempo, la confessione dello scrittore più
celebre della Germania, Günter Grass, di aver prestato servizio come carrista,
a 17 anni, negli ultimi mesi di guerra, in una divisione delle Waffen-Ss, e non, come precedentemente
affermato, in una unità controaerei, scatenò un torrente di accuse grottesche,
sostenendo che lo scrittore avrebbe perso ogni pretesa di credibilità morale e
che avrebbe dovuto restituire il suo Premio Nobel per la letteratura. L’accusa
rivolta a Grass è duplice: aver taciuto per decenni la sua giovanile appartenenza
alle Ss-Panzer-Division, ossia di
averla rivelata con colpevole ritardo, e di aver descritto nei suoi romanzi i
tedeschi come indistintamente colpevoli di quanto accaduto durante il nazismo.
Insomma l’accusa è di reticenza, doppiezza e ipocrisia.
Che Grass avesse servito in una Ss-Panzer-Division non era così segreto come si volle far credere
nel 2006. I suoi documenti di congedo dalla prigionia americana dimostrano
chiaramente la sua appartenenza alla Waffen-Ss
e sono stati accessibili al pubblico per decenni, ma nessuno si è preso la
briga controllarli o, forse, non era venuto ancora il momento. Peraltro,
secondo un report della televisione tedesca del 2006, il quotidiano francese Figaro aveva già riferito alcuni anni prima
della cosa, ma a quel tempo non vi era stata alcuna presa di posizione in
Germania o altrove.
Grass nella sua intervista all'Allgemeinene Frankfurter Zeitung e nella sua autobiografia, Sbucciando cipolle, si occupa dell'episodio
nei dettagli e rivela il dolore di ricordare e soprattutto la vergogna per
questo suo ricordo. Nella sua autobiografia, scrive che allora non c’era nulla,
per un ragazzo di 17 anni, cresciuto ed educato a Danzica nella propaganda
nazista, che potesse essere interpretato come un segno di disgusto l’indossare
l’uniforme che sul colletto riportava la doppia runa. Le Waffen Ss erano viste come un’unità di élite che doveva assicurare
la tenuta del fronte, rompere l’accerchiamento a Demjansk, oppure riconquistare
Charkow. Nessun 17enne, cresciuto fin da bambino sotto il regime e la
propaganda pervasiva hitleriana, a quell’epoca aveva conoscenza della reale
natura del nazismo e la capacità di cogliere il carattere criminale
dell'organizzazione alla quale si univa.
Sarebbe stato difficile, impossibile in tali
condizioni, sviluppare in un ragazzo un atteggiamento diverso. Come molti
giovani della sua età, Grass crede nella "vittoria finale" fino al
termine della guerra. Non ha mai cercato di nascondere questo fatto. Egli non è
stato né direttamente o indirettamente coinvolto in uno qualsiasi dei crimini
delle Waffen Ss, e nessuno dei suoi critici
lo accusa di cose del genere. Dopo l'addestramento, fu attivo in guerra per
poche settimane, fu ferito e finì prigioniero dell'esercito americano prima che
potesse sparare un colpo. A quel tempo aveva ancora 17 anni. È stato
certamente un errore per Grass rimanere in silenzio per così tanto tempo su
questo episodio della sua biografia, ma è un errore che dove essere considerato
e compreso nelle sue giuste proporzioni, psicologiche e storiche.
A voler dar retta agli accusatori di Grass, quelli
che sostengono che “Ciò che resta delle parole meravigliose di questo grande
poeta sono una mera farsa, senza valore”, allora non si dovrebbe più ascoltare,
solo per fare un esempio molto noto, la musica diretta da Herbert von Karajan,
il quale, ben diversamente dal giovanissimo Grass, nel 1933, all'età di 25
anni, aderì al nazionalsocialismo due volte (a quello tedesco e a quello
austriaco), una mossa che peraltro fu estremamente redditizia per la sua
carriera. O dovremmo preferirgli l’ambiguità morale di un Joachim Fest?
Se si volessero poi tracciare con la vicenda di Grass
dei parallelismi con i casi italiani, basterebbe ricordare quello di Dario Fo,
anch’egli Nobel per la letteratura. Giovanissimo fece parte delle truppe
repubblichine di Salò, cosa che emerse pubblicamente decenni dopo a seguito di
un processo. Quello che conta è ciò che ha fatto Fo da adulto e non da
ragazzino suggestionato dalla propaganda e da una situazione storica
drammatica. Altri personaggi celebri e popolari fecero parte delle truppe di
Salò, da Tognazzi, Calindri, Dapporto e Vianello, da Valter Chiari a Marco
Ferreri e Enrico Maria Salerno, e molti altri, come Hugo Pratt, Burri, Sironi,
Berto, Dino Buzzati, oppure Margherita Hack che giurò fedeltà a Salò.
Quanto alla seconda accusa a Grass, essa è
francamente ridicola e tratta in malafede. In Germania non sono pochi coloro
che non perdonano a Grass le sue riflessioni e le sue denunce, per cui molti
degli attacchi che ne sono seguiti non hanno alcuna relazione con i fatti e
sono chiaramente motivati politicamente e ideologicamente. Nei suoi primi
romanzi, Grass non raffigura i tedeschi indiscriminatamente come colpevoli, ma
ritrae l'ambiente piccolo-borghese della Germania del dopoguerra, compiacente e
conservatore, in cui il fascismo potrebbe fermentare e svilupparsi nuovamente.
Critica il riciclaggio di esponenti di alto rango del nazismo in posti statali
di rilievo, traccia i punti deboli del carattere e delle meschinità che hanno
portato le persone comuni a collaborare con i nazisti, così come pone in luce il
valore di chi ha sofferto e opposto resistenza. Il tema centrale dei suoi libri
è la sua generazione che crebbe e fu educata sotto il Terzo Reich, ne descrive
le contraddizioni e i dilemmi morali, le difficoltà nel fare i conti con il
passato. Cerca in definitiva di riportare sulla giusta strada quelle persone
che guardando da un'altra parte hanno ingannato se stesse su quello che realmente
accadeva.
Scrive Grass: "per decenni ho rifiutato di
ammettere a me stesso la parola e la lettera doppia [Ss]. Quello che avevo
accettato sulla base di stupido orgoglio dei miei anni giovanili ho cercato di
nascondere dopo la guerra a causa della mia vergogna crescente. Ma il peso è
rimasto, e nessuno poteva sollevarlo. Durante il mio addestramento come
carrista, che ho sopportato nell'autunno e nel lungo inverno, non vi era alcuna
menzione dei crimini di guerra che più tardi vennero alla luce; tuttavia
l’ignoranza non può nascondere il fatto di essere stato coinvolto in un sistema
che aveva progettato, organizzato ed eseguito la distruzione di milioni di
persone. Anche se mi assolvo di responsabilità attiva, ci sono ancora oggi i
resti di quella responsabilità che troppo facilmente chiamiamo condivisa. Ed è
certo che questa sarà vissuta per il resto dei miei giorni".
Non dimenticherei Giorgio Albertazzi; ed anche Eugenio Scalfari.
RispondiEliminaC.
non ho dimenticato albertazzi, ma questi non ne ha fatto mai mistero e non né ha preso le distanze
RispondiEliminaquanto all'eugenio egli non aderì a salò ma preferì ritirarsi a vita privata in una sua proprietà in calabria