La crisi dei partiti, del loro essere sistema
esclusivo, articolatissimo di compromessi, clientelismi e corruttele infinite,
è così evidente e conclamata che perfino i loro leader devono ammettere
pubblicamente qualcosa. Hanno un bel dire nel sostenere che senza partiti non c’è politica,
ma il punto è proprio questo: quale politica e per quali obiettivi possibili. È chiaro a
tutti ormai che il re è nudo, che le decisioni sono prese altrove e i partiti,
oltre a dividersi e scannarsi per il tradizionale bottino, sono chiamati ad operare
come meri esecutori di ordini altrui.
È vero che alcuni governi nazionali hanno preso l’euro per
un bancomat, ma non possiamo addossare loro colpe che non hanno. Il 4 ottobre scorso scrivevo che un sistema economico basato su una moneta unica dove i paesi
più forti esportano merci e capitali e quelli più deboli importano merci e
debito è destinato a vivere situazioni dove i governi non possono stampar
moneta o svalutare e debbono seguire politiche restrittive imposte loro. Perciò
è chiaro – aggiungevo – che la loro funzione è quella di essere dei quisling,
esattori d’imposte e gestori dell’ordine pubblico. La loro responsabilità
di collaborazionisti ricade quindi tutta nella modulazione delle “manovre”.
Oggi è ben chiaro che alla crisi finanziaria s’aggiunge
quella produttiva, quindi una crisi di sistema che sta terremotando l’intera
società occidentale. Il grande capitale e i suoi complici hanno deciso per un
mercato mondiale nel quale alcuni paesi possono starci come vogliono e proprio
grazie alle loro particolari condizioni, mentre gli altri sono costretti a
seguire delle regole in un contesto ben diverso. Ormai è chiaro che il sistema occidentale
non è più in grado di riprodurre la forza-lavoro secondo gli standard del “benessere”
diffuso, che anzi la manodopera sia qualificata quanto generica eccede di gran
lunga la richiesta a fronte di un debito pubblico insostenibile.
Le domande essenziali alle quali rispondere sono in
definitiva poche: fino a quando reggerà il nostro sistema, cioè fino a quando i
pochi che producono valore reale potranno mantenere i moltissimi che non
lavorano e anche i molti impiegati in attività (senz’altro utilissime) che non
producono ricchezza? Se si scappa da queste domande si fa solo filosofia.
I partiti non possono dare risposte efficaci a questa
situazione, sia perché sono strutturalmente inadeguati e vincolati a determinati
interessi, sia perché risposte sul piano riformistico non ne esistono. Semplicemente. Allora le “forze furbe”
tentano la carta della “piattaforma ambientalista e anticonsumista”,
cavalcando Beppe Grillo e quelli disposti, se non a crederci, almeno a illudersi
una volta di più.
Questi movimenti se si trovassero a governare
si accorgerebbero della loro totale impotenza a fronteggiare problemi che hanno
una scala quantomeno continentale e spesso mondiale. Certo, potrebbero
razionalizzare la spesa pubblica, togliere risorse a progetti demenziali per
destinarle a cose più importanti e utili, ma il fatto è che loro a governare
effettivamente i flussi della spesa pubblica non ci arriveranno mai. Sono solo truppe di manovra, per fare
ammuina, nient’altro.
Un post luminoso.
RispondiEliminasendero?
RispondiEliminaVa bene! Il re è nudo , la politica non decide ma ubbidisce all'interesse.Quindi come la Lega anche i movimenti diventeranno un unico veicolo di un sistema radicato ormai da tempo, fare ammunia non è certo una novità, la novità viene dall'essere indipendente da sponsor. Grillo, vedremo cosa c'è dentro la confezione e se c'è la data di scadenza.
RispondiEliminasappiamo già il suo codice a barre
RispondiElimina:)
Il movimento grillino ha come referente politico lo stesso della Lega, più o meno. Certo, ha un programma per lo più condivisibile, e non ha certo i toni xenofobi e scissionisti del Carroccio, ma il destinatario del messaggio è lo stesso. E' un movimento non antipolitico, ma postpolitico. E' oltre la dicotomia destra-sinistra perché è interclassista. E' un movimento che appoggia le lotte territoriali (NoTav), ma lo fa in un'ottica miope, non di classe, non di ampio respiro (anticapitalismo). Sostiene le lotte ma in maniera slegata, senza una visione d'insieme, senza una proposta politica di superamento delle cause intrinseche della Tav. E poi c'è una differenza abissale tra le proposte a livello comunale e quelle a livello nazionale. A livello comunale, visionato il programma, potrei anche votare per il M5S. Ma a livello nazionale, beh, le proposte ti fanno cadere i capelli, le braccia e tutto il resto.
RispondiEliminaSarà forse solo ammuina, ma da qualche parte bisogna pure iniziare. Troppo tardi? Inutile sforzo? Forse, ma allora la soluzione qual'è? Rimettiamo la testa sotto la sabbia ben sapendo che però tutto il resto del corpo è fuori, esposto in quella posizione....diciamo ad un mondo crudele?
RispondiEliminaO aspettiamo la rivoluzione a questo punto sperando nell'invasione aliena?
Il messaggio di Grillo è: se le cose vanno male cambiale tu, smettila di stare in poltrona a lamentarti.
Almeno è una risposta per quanto poco eclatante e fuori tempo.
M
lei sicuramente è giovane e perciò ha tutto il diritto, vorrei dire il dovere, di coltivare illusioni
RispondiEliminaper quanto mi riguarda personalmente ho già dato e da 9 anni non mi posso sedere in poltrona
Grazie del "giovane" ma sono di mezza età.
RispondiEliminaE' che tendo a non rassegnarmi mai. E' un fatto caratteriale.
Forse è perchè faccio parte della classe sociale a cui vogliono far pagare la crisi.
Comunque non è che mi sieda tanto bene anche io.....
M.