I miei libri sono stati posti
sotto sequestro, le librerie sigillate con teli di nylon, le adiacenze sono,
come direbbe Popinga, strettamente sorvegliate. In questa stagione di
rinfreschi e manutenzioni può capitare di essere "movimentati". Le cose più tristi sono gli scatoloni di cartone sotto i tavoli e il cibo da ospedale (non c'è tempo per frivolezze!). Per il divieto di accesso ai libri ho cercato di protestare, ma gli altri abitanti
della casa hanno accolto la cosa con un sorrisino di cinica soddisfazione.
Perciò non mi resta che andare a memoria e a zig zag. E mentre cerco rabdomante dove possa essere imboscato Eretici
italiani del Cinquecento e come recuperarlo eludendo la cortina di ferro, trovo
invece in un cassetto un libretto che ritenevo missing da tempo: Vele e
Cannoni, di Carlo Cipolla.
Racconta che a seguito della
Battaglia di Wahlstatt (1241) si rischiò di sostituire il latino con il
mongolo, e tuttavia al contrario di quanto sostiene Cipolla mi permetto di credere
che gli asiatici invasori sarebbero risultati troppo pochi perché si potesse
produrre un’occupazione permanente dell’Europa. E soprattutto non avevano altro
obiettivo che il saccheggio e si sarebbero trovati a mal partito a discutere di
teologia con i canonici delle varie cattedrali. Ad ogni buon conto morì il Khan
e il resto del branco ebbe altro da rosicchiare.
Prima di allora l’Europa e
soprattutto l’Italia corsero un rischio maggiore con delle invasioni (IX-X
sec.) assai più cruente e devastanti di altre, ma oggi avvolte dal quasi totale
oblio. Molto del lascito della classicità conservato nei monasteri andò perduto
ad opera degli ungari (che adesso si fanno chiamare: magiari). Venezia si salvò
per un pelo (d’acqua). Il rischio più alto però l’Europa lo corse dopo la battaglia
di Nicopoli (1391), se non fosse che
proprio le cosiddette orde di Tamerlano sconfissero Bāyazīd
I e, imprigionandolo, ci levarono le chiappe dal
fuoco ottomano.
Un paio di secoli di tentativi d’andar
per mare a scoprire nuove rotte e commerci, fino a quando Cristoforo e Vasco
non presero nuove misure del mondo, ossia fino a quando le Americhe non entrarono
nei listini dei tour operator europei e un buon numero di turisti africani non
vi presero dimora nei pressi di certe piantagioni. Un’epopea, tra Africa, Asia,
America e Oceania, durata 450 anni e costata un tot di centinaia di milioni di
morti, ma ne è valsa la pena se pensiamo a un piatto di rigatoni al pomodoro e
cocacola a go-go.
Un giorno, se avrò tempo e voglia,
racconterò in uno o più post alcuni retroscena della spedizione colombiana,
della bolla (delle bolle) Inter cætera
(vedi: America
pontificia primi saeculi evangelizationis) con la quale Alessandro VI
formalizzò la prima grande divisione del globo; quindi del trattato di
Tordesillas e della declinazione magnetica che servì a stabilire la raja, e altro gossip che le enciclopedie
vecchie e nuove in parte ignorano e in parte raccontano male (assai male). E
del resto perché prendersi la briga di contraddire la Treccani o la
Rizzoli-Larousse?
Oggi l’Europa si trova in una
situazione tutto sommato non dissimile da quella in cui si trovava nel Medioevo
e prima ancora nel Tardo Antico. Problemi economici, fiscali, monetari, di
denatalità, d’immigrazione, eccetera. E anche allora i tedeschi rompevano le palle. Vuoi vedere che
aveva ragione Stalin?
"... vi racconterò alcuni retroscena della spedizione colombiana..." Non vorrei che fosse come la promessa, di qualche mese fa, di parlare dell'affare Mattei, rimasta, a tutt'oggi, inesaudita. Ma, per i due fatti e per amore della storia, non dispero.
RispondiEliminaConscrit
è vero, il 10 ottobre scrivevo: Tra giorni scriverò un post sulla morte di Enrico Mattei;
RispondiEliminail 14 ottobre ho dato inizio a 6 (sei) post sull'argomento:
http://diciottobrumaio.blogspot.it/2011/10/leminence-grise1_183.html
sempre per amore della storia e della verità
Sei(6)post! E sono sempre stati lì. Ed io che li avevo persi. Obbligato.
RispondiEliminaC.