giovedì 21 luglio 2011

In medicine


Sull’Osservatore Romano il presidente dello IOR, l'emerito Ettore Gotti Tedeschi, scrive:
«L'invecchiamento della popolazione può essere infatti considerato la vera origine della crisi economica in atto».

Secondo l’acuto osservatore la crisi economica in atto è dovuta al fatto che i salariati non crepano subito dopo essere stati spremuti per decenni, per cui una quota sempre maggiore di plusvalore è destinata al prolungamento della loro vita al di fuori del circuito di sfruttamento. E siccome i ricchi non vogliono pagare le tasse, non vogliono cioè cedere quote del plusvalore socialmente prodotto e che essi intascano come capitalisti, rentier e speculatori, allora sono gli Stati a dover intervenire e con ciò causando il noto problema del debito pubblico.

Ideologia classista e reazionaria allo stato puro, nel distillato che può dare un cattolico come Gotti.

La vera origine della crisi economica non è pertanto causata dalle contraddizioni immanenti al modo di produzione capitalistico e dalla finanziarizzazione in senso speculativo dell’economia, dall’azione di rapina a danno dei paesi più deboli, dalle politiche fiscali che favoriscono i rentier, dal grande squilibrio esistente nella distribuzione sociale della ricchezza, dalle spese statali per gli armamenti, dallo spreco sconsiderato in opere pubbliche inutili  e dannose, dal sostegno alle banche fallite, dalle mafie e camarille politiche, eccetera. No, la vera origine della crisi economica sono gli anziani con pensioni da fame, i quali non hanno nemmeno il necessario per pagarsi le medicine o le cliniche private come Gotti (*).

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A proposito di medicine. Su Il Sole 24ore furoreggia un giochino: “Un aumento anticipato di trent'anni, dal 2050 al 2020, dell'obiettivo di pensionamento a 70 anni”. Lo chiamano Manifesto per la crescita. Naturalmente questi individui non sanno che cos’è il lavoro, quello vero, forse non sanno cioè di cosa straparlano, perché dovrebbero sapere i motivi per i quali un salariato, sia pure in discreta salute, non può lavorare fino a 70anni. O forse conoscono questi motivi, o quantomeno un motivo, e cioè che dopo i 60anni (e anche prima) un operaio, un salariato, i padroni non lo vogliono più. Preferiscono schiavi più giovani e redditizi, abbandonando al loro destino coloro che sono stati spremuti per decenni.

Ecco, i soldi che guadagnate (che in parte provengono dalle nostre tasse e per l’altra parte dalla pubblicità dei prodotti di merda che consumiamo) escogitando l’esercizio “basato su una nostra simulazione che riguarda le pensioni di vecchiaia delle principali gestioni Inps”, dovete mangiarveli tutti in medicine. Ma proprio tutti.

(*) Scrive Marx in una nota del 23° cap. del I Libro de Il Capitale:


Se il lettore dovesse ricordarmi il Malthus, il cui Essay on Population uscì nel 1798, io gli ricorderò che questo scritto nella sua prima forma non è che un plagio superficiale da scolaretto, declamatorio in maniera pretesca, di scritti di De Foe, Sir james Steuart, Townsend, Franklin, Wallace ecc., e non contiene nemmeno una proposizione originale.
Il grande scalpore destato da quest’opuscolo fu dovuto unicamente a interessi di partito. La rivoluzione francese aveva trovato nel regno britannico degli appassionati difensori; il «principio della popolazione», elaborato lentamente nel secolo XVIII, annunciato poi a suon di tromba nel bel mezzo di una grande crisi sociale come antidoto infallibile contro le dottrine del Condorcet e di altri, fu salutato entusiasticamente dall’oligarchia inglese come il grande sterminatore di tutte le voglie di progresso umano. Il Malthus, altamente stupito del proprio successo, si mise poi a riempire il vecchio schema di materiale compilato superficialmente e di materiale nuovo, che si era semplicemente annesso senza averlo scoperto. Inoltre, benché Malthus fosse prete dell’Alta chiesa anglicana, aveva fatto il voto monastico del celibato. Questa è infatti una delle condizioni del fellowship dell’università protestante di Cambridge. « Non permettiamo che i membri dei collegi siano sposati, bensì, non appena qualcuno prenda moglie, cessa con ciò di essere membro del collegio» (Reports of Cambridge University Commission, p. 172). Questa circostanza distingue favorevolmente il Malthus dagli altri preti protestanti i quali si sono scrollati di dosso il comandamento cattolico del celibato e hanno rivendicato il «Fruttate e moltiplicatevi» come loro missione biblica specifica, in modo tale da contribuire in ogni luogo all’aumento della popolazione in una misura veramente indecente, mentre allo stesso tempo predicano agli operai il «principio della popolazione». E’ caratteristico che il peccato originale economico travestito, il pomo d’Adamo, l’«appetito che urge», «gli intralci che cercano di spuntare le frecce di Cupido», come si esprime allegramente il prete Townsend, che questo punto scabroso sia stato e sia ancora monopolizzato dai signori della teologia anzi chiesa protestante. Ad eccezione del monaco veneziano Ortes, scrittore originale e intelligente, la maggior parte dei maestri della teoria della popolazione sono preti protestanti. Così Bruckner, Théorie du Système animal, Leida 1767, in cui è esaurita tutta la moderna teoria della popolazione e al quale la passeggera lite fra Quesnay e il suo scolaro Mirabeau père ha fornito idee sullo stesso tema, poi il prete Wallace, il prete Townsend, il prete Malthus e il suo scolaro, il pretissimo Th. Chalmers, per non parlare di minori scribacchini preteschi in this line. In origine di economia politica si occupavano filosofi come Hobbes, Locke, Hume, persone d’affari e statisti come Tomaso Moro, Temple, Sully, de Witt, North, Law, Vanderlint, Cantillon, Franklin e, specialmente per la parte teorica e con il massimo successo, medici come Petty, Barbon, Mandeville, Quesnay. Ancora alla metà del secolo XVIII il Rev. Mr. Tucker, economista importante per la sua epoca, si scusa per essersi occupato di mammona. Più tardi .e precisamente con «il principio della popolazione» venne l’ora dei preti protestanti. Come se avesse presentito quest’interferenza che guastava tutto, e, come Adam Smith, nemico dichiarato dei preti, il Petty, il quale considerava la popolazione base della ricchezza, dice: «La religione fiorisce più rigogliosa quando i sacerdoti vengono più mortificati nella carne, come il diritto fiorisce più rigoglioso là dove gli avvocati muoiono di fame». Egli consiglia quindi ai preti protestanti che, dal momento che non seguono l’apostolo Paolo e non vogliono «mortificar la carne» con il celibato, «per lo meno non mettano al mondo più preti (it will not be safe to breed more churchmen) di quanti ne possano assorbire i benefici (benefices) esistenti; ossia, se in Inghilterra e nel GaIles vi sono solo 12.000 benefici, non è saggio metter al mondo 24.000 preti (it will not be safe to breed 24.000 ministers), poichè i 12.000 sprovvisti di un beneficio cercheranno sempre di guadagnarsi il pane in qualche modo, e come potrebbero farlo più agevolmente se non andando fra il popolo e convincerlo che i 12.000 beneficiari avvelenano le anime affamandole e indicando ad esse la via sbagliata per giungere in cielo?» (Petty, A Treatise on Taxes and Contributions, Londra, 1667, p. 57). La posizione di Adam Smith nei confronti del pretume protestante del suo tempo è caratterizzata da quanto segue. In A letter to A. Smith, L. L. D. On the Life, Death and Philosophy of his Friend David Hume. By One of the People called Christians, 4. edizione, Oxford, 1784, il dott. Horne, vescovo dell’Alta chiesa a Norwich, dà una lavata di testa ad Adam Smith perché in una pubblica lettera al signor Strahan «imbalsamava il suo amico David (cioè Hume)» perché raccontava al pubblico come «Hume sul letto di morte si divertiva con Luciano e col whist [gioco di carte] » e perché aveva perfino la spudoratezza di scrivere: «Ho sempre considerato Hume, sia in vita, sia dopo la sua morte, vicino all’ideale di un uomo pienamente saggio e virtuoso nella misura in cui lo consente la fragilità della natura umana». Il vescovo esclama indignato: «È giusto da parte sua, signore, di descriverci come pienamente saggio e virtuoso il carattere e la vita di un uomo preso da inguaribile antipatia per tutto quello che significa religione e teso con ogni suo nerbo ad estirparla il più possibile, perfino il suo nome, dal ricordo degli uomini? » (ivi, p. 8). «Ma non lasciatevi scoraggiare, amanti della verità, l’ateismo ha vita breve» (p. 17). Adam Smith «commise l’atroce malvagità (the atrocious wickedness) di propagandare l’ateismo in tutto il paese (ossia mediante la sua Theory of moral sentiments)... Conosciamo i vostri trucchi, signor dottore! La vostra intenzione è buona, ma questa volta fate i conti senza l’oste. Volete darci da intendere con l’esempio di David Hume che l’ateismo è l’unica acquavite (cordial) per sollevare un animo depresso e l’unico antidoto contro la paura della morte... Ridete pure di Babilonia in rovine e congratulatevi pure con l’impenitente e malvagio Faraone!» (ivi, pp. 21, 22). Una mente ortodossa fra i frequentatori delle lezioni di A. Smith scrive dopo la sua morte: «L’amicizia di Smith per David Hume... gli impedì di essere cristiano... Egli credeva tutto a Hume sulla parola. Se Hume gli avesse detto che la luna era un formaggio verde, egli l’avrebbe creduto. Perciò gli credeva anche quando diceva che non esistevano né dio né i miracoli... Nei suoi principi politici rasentava il repubblicanesimo» (The Bee, di James Anderson, 18 voll., Edimburgo, 1791-1793, voI. 3, pp. 166, 165). Il prete Th. Chalmers sospetta che A. Smith abbia inventato la categoria dei “lavoratori improduttivi” per pura malizia e appositamente per i preti protestanti, malgrado la loro opera benedetta nella vigna del signore.

1 commento:

  1. La merda che consumiamo, ove i produttori possono permettersi di pubblicizzarla, è in genere sovvenzionata da fondi pensione. Pertanto Gotti a me sembra poco furbo, oltre che reazionario: non sono i muli che sopravvivono dopo aver trasportato la soma il problema, ma semmai una mancanza di ladri possidenti che si comprano l'indulgenza passando tutti i beni alla Chiesa, permettendo un afflusso di schiavi nutriti e rincoglioniti il giusto. In un'ottica Vaticanista almeno.

    Nel restante campo visivo si può liquidare tutto come chiacchere da bar, mi sa

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