Sono trascorsi due anni, le borse sono euforiche, Tremonti e i suoi compari chiacchierano sorridenti e rassicuranti come se nulla o quasi fosse accaduto, come se l’epoca delle svalutazioni competitive e dei dazi incrociati che si sta profilando riguardasse un altro pianeta. Ma essi sono dèi, non comuni mortali.
Ma è solo apparente la loro fiducia: ogni sera, quando si coricano, ogni mattina, quando si alzano, il loro pensiero fisso è alla realtà di fatto che tanto abilmente mascherano: il capitalismo è tecnicamente e storicamente fallito. Quanti sforzi e tragedie ci vorranno per seppellirlo solo l’avvenire lo dirà. Intanto loro, gli dèi, tirano lussuosamente a campare.
Le banche centrali, in primis ovviamente la Fed, stanno cercando di nascondere il cadavere sotto il tappeto, una pezza enorme che alla lunga sarà peggiore del buco, la chiamano “quantitative easing”, cioè acquistano (acquistano!) carta straccia (anzi, nemmeno quella, visto che tutta l’immondizia capitalistica ha assunto la specie virtuale) dalle banche rifornendole di moneta a corso forzoso con la quale, le stesse banche insolventi, non fanno altro che ricominciare il loro gioco di leva alla roulette.
Se queste cose fossero spiegate in termini semplici al popolo televisivo, il sistema non starebbe in piedi per mezza giornata. Ma il gioco a nascondino non potrà durare in eterno.
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